Pochi organi di stampa si sono preoccupati di chiedersi come mai oltre due milioni di persone siano state ammassate in una striscia minuscola o di discutere il blocco di 16 anni che ha trasformato il territorio in quella che è ampiamente riconosciuta come una prigione a cielo aperto.
Queste inadeguatezze e distorsioni nella copertura mediatica della guerra a Gaza riflettono una realtà che viene spesso offuscata da pretese di ‘obiettività giornalistica’. La verità è che la discrezione dei giornalisti su ciò che è opportuno pubblicare non è mai stata assoluta; è sempre stata circoscritta dai valori e dalla cultura della società in cui operano.