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Analfabeti

Fonte: Massimo Fini

Il Telegraph, prestigioso quotidiano britannico, ha 750mila abbonati e 300mila copie vendute in edicola. Lo Spectator oltre 100mila abbonati. In Gran Bretagna, a quanto pare, si leggono ancora i giornali. Il Corriere vende 246mila copie, la Repubblica circa 150mila. Vent’anni fa il Corriere vendeva 723mila copie, la Repubblica 637mila. Dieci anni dopo, il Corriere era sceso a 500mila copie, la Repubblica a 450mila. Mediamente una perdita per i due principali quotidiani italiani del cinquanta percento. Non si conoscono i dati delle rispettive tirature, che sono ovviamente superiori alle vendite, ma sulle quali non si può fare alcun conto perché entrambi i quotidiani ti vengono sbattuti in faccia nei grandi alberghi e sui treni. Del resto, a parte questi dati statistici, sono le edicole a parlare. Nella mia zona, piazza Repubblica a Milano, media borghesia, c’erano cinque edicole. Oggi si sono ridotte a due, una storica e un’altra di un coraggioso bangla. Ma i loro introiti non si basano sulla vendita dei giornali, bensì su vari tipi di gadget e sugli abbonamenti tramviari e ferroviari. Il bangla poi non ha nemmeno tutti i giornali, segno di una distribuzione stolidamente lacunosa: alcuni non glieli mandano. Così un giorno apre e quello dopo è costretto a chiudere.

È ovvio che un giovane, se vuole avere qualche notizia, non legge i giornali, ma si abbevera al digitale, che sta distruggendo il giornalismo di carta stampata. Entro due anni il New York Times sarà solo in digitale. E siccome quel che succede negli States arriva rapidamente anche in Italia, noi saremo in breve nella stessa situazione.

Un fenomeno analogo, o quasi, molto curioso, si ha con i libri. Le case editrici pubblicano un’infinità di titoli l’anno, ma tutti i dati statistici dicono che i lettori sono sempre di meno. È scomparso, per ragioni anagrafiche, il “forte lettore”, quello che leggeva un centinaio di libri l’anno. In compenso ci sono più autori che lettori, non c’è quasi nessuno in Italia che non abbia scritto almeno un libro. Come fanno le case editrici a ripagarsi se i lettori non ci sono? Puntano, nella massa, su un best seller che compensi l’infinità dei libri rimasti invenduti.

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