fantascienza, Letteratura

Emocrazia

Perché votare per il male minore, quando si può votare per il male peggiore?

Robotica.it n. 53

Genere: Fantascienza

ISBN: 9788825405125

Versioni per Kindle e formato epub per tutti i reader e le app per tablet e smartphone

RACCONTO LUNGO – PAGG. 48 – EURO 1,99

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biblioteca, conferenza, convegno

Virgilio-Bucoliche

Conferenze e Convegni lunedì 26 febbraio 2018 ore 17

​Introduzione alla Permacultura

Conferenza di Maurizio Perini

Introduce Marcello Girone Daloli
Cos’è la permacultura? Quale etica la anima? Con Maurizio andremo ad analizzare, attraverso i fondatori della permacultura, Bill Mollison e David Holmgren, quali sono i suoi principi fondanti per incontrare e insieme conoscere una possibilità di partecipare quotidianamente alla cura della terra.
Maurizio Perini, laureato in Filosofia a Milano, vive da quindici anni in Valle Camonica dove ha cominciato a dedicarsi alla permacultura seguendo corsi di Food Forest, pratiche rigenerative, consociazioni e correlazioni tra piante, conseguendo infine il PDC (Permaculture Design Course) con Giuseppe Sannicandro. Collabora con un’azienda agricola locale dove si dedica ad un progetto di permacultura, nonchè con scuole sul territorio con progetti di “orti nelle scuole” e segue piccole realtà urbane mettendo a disposizione le sue conoscenze.

 

Incontro con l’autore martedì 27 febbraio 2018 ore 17

Come foglie nel vento

Presentazione del libro di Luigi Bosi

(Este Edition 2017)
Dialogano con l’Autore Gina Nalini Montanari e Riccardo Roversi
Con la consueta capacità creativa e inventiva, l’Autore immagina un viaggio che si snoda lungo mezzo secolo di storia, dagli anni Quaranta al nuovo Millennio, e percorre un itinerario che abbraccia due diversi Paesi, l’Italia e gli USA.  Separati tra loro dalla vastità dell’oceano, nella contingenza della narrazione sono fatalmente resi vicini e simili dal sottile gioco dei destini umani che «… il vento di marzo, il vento della vita» sa intrecciare. A Bosi piace fermarsi a contemplare le cose “della vita”, senza fretta, per farne un distillato di sensazioni, di emozioni, di rapporti affettivi.
Luigi Bosi è nato a Ferrara. Di professione medico, ha ricoperto per quindici anni il ruolo di primario di medicina generale presso l’Arcispedale S. Anna. È autore sia di opere a carattere scientifico – comparse su importanti riviste mediche italiane e straniere – sia di genere squisitamente letterario. Con questa casa editrice ha pubblicato i romanzi Le stagioni della memoria(2012), Al tempo dei lupi (2013), Dove finisce il cielo (e-book, 2013), Una manciata di niente (e-book, 2015), Quando l’anno sta per finire (2015) e La città al di là del mare (ebook, 2016).

Invito alla lettura mercoledì 28 febbraio 2018 ore 17

Virgilio – Bucoliche

Traduzione italiana in endecasillabi di Rina Buroni e Carla Baroni

(Ed. Nuovecarte, 2018)
Tito Manlio Cerioli ne parla con Carla Baroni.
Introduce Silvia Casotti, Nuovecarte – Ferrara.
Letture di Sandro Mingozzi.
Questa traduzione a due mani nasce da un’esercitazione scolastica che Rina Buroni si trovò ad affrontare all’età di soli tredici anni; si trattava di rendere in italiano l’incipit delle Bucoliche di Virgilio. Lo fece in endecasillabi perfetti e le valse parecchi riconoscimenti. Solo molto più tardi la figlia, Carla Baroni, cercò di convincerla a proseguire il suo lavoro, ma senza successo. Di qui la decisione della poetessa ferrarese di completare, dopo la morte di Rina, le parti mancanti, e di dare finalmente alla stampa e divulgare questo impegnativo lavoro. Si tratta di un ulteriore tardivo omaggio al lavoro di una poetessa del tutto sconosciuta, dopo la pubblicazione recente dell’opera completa di Buroni, e assume un significato particolare proprio perché da qui ha avuto inizio quella visione bucolica della vita che ha permeato molte delle sue liriche. Per quanto riguarda le parti tradotte da Car la Baroni, invece, lei stessa commenta: “Mi sono rifatta un po’ a quanto – si dice – rispondeva Salvatore Quasimodo a chi gli criticava la non perfetta aderenza filologica della sua stupenda traduzione dei Lirici Greci: ‘Io ne ho tradotta l’anima’, sperando di esserci riuscita anch’io, almeno in piccola parte”.

giovedì 1 marzo 2018 ore 17

Il corpo e la mente: come metterli in relazione

Conferenza di Chiara Baratelli (Psicoterapeuta)

Introduce Cinzia Carantoni (Wasp Project Management)
Psiche e Soma dialogano continuamente. Soma registra gli eventi del corpo accaduti anche molti anni prima che si trasformano in sintomi psichici e corporei. Il corpo è sensibile a qualsiasi incontro spiacevole, anche alle parole e colpisce gli organi, e questi danno segno di aver ricevuto il colpo: una fitta al cuore, un amaro in bocca (che traduce l’amarezza), un colpo allo stomaco, una nausea reale per qualcosa che è nauseante. Le alterazioni dell’esperienza somatica possono andare da lievi e passeggere preoccupazioni ingiustificate riguardo alla nostra salute fino a convinzioni intense e persistenti per gravi minacce che si ipotizzano incombano sul fisico come nell’ipocondria. Il corpo può esso stesso esser vissuto come minaccioso (come nell’anoressia mentale), oppure deformato (come nel dismorfismo corporeo), oppure estraneo (come nella depersonalizzazione somato-psichica). L’alterazione del rapporto tra mente e corpo pu&og rave; arrivare al “divorzio” tra i due. Questo ha spesso carattere difensivo, avendo lo scopo di circoscrivere alla sfera somatica uno sconvolgimento che, altrimenti, sarebbe vissuto come ancora più minaccioso.
Per il ciclo “I colori della conoscenza” a cura di Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

 

Incontro con l’autore venerdì 2 marzo 2018 ore 17

Veli d’Occidente. Trasformazioni di un simbolo

Presentazione del libro di Rosella Prezzo

Moretti & Vitali, 2017
Ne parlano con l’autrice Francesca Mellone e Silvana Vecchio
Il tema del velo non è legato solo alla tradizione islamica che in varie forme lo impone alle donne, ma fa parte anche della nostra cultura. In tutte le religioni monoteistiche si parla di rivelazione; la filosofia ha la pretesa di svelare la verità; la psicanalisi si fonda sul disvelamento di un trauma. E nell’arte figurativa il corpo, volta a volta velato o svelato, si pone al centro di una fitta rete simbolica.. .Raccontare questa trama di significati, questo intreccio di saperi e di culture, rende il problema del velo più vicino a noi, trasformandolo da sintomo di un disagio sociale a simbolo che ci appartiene.
A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

 

 

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editoria, libri

Traditi, sottomessi, invasi

di Teodoro Klitsche de la Grang – 15/02/2018

Traditi, sottomessi, invasi

Fonte: civiumlibertas

Questo libro appartiene a quella pattuglia di saggi – per la verità, in rapido accrescimento – in cui si considera l’Italia in piena decadenza, ma si spera che possa esserci una resurrezione, un Rinascimento. Per aversi quest’ultimo è tuttavia necessaria la consapevolezza di trovarsi nell’altra: proprio quel che la classe dirigente – e la cultura di regime – occulta e/o evita di ammettere perché dimostrerebbe sia la propria decrepitezza che, ancor più, quella delle idee e della formula politica che sostiene.

Scrive l’autore “Il popolo italiano da secoli è stato dalle sue élite, umiliato, svenduto e sottomesso agli stranieri… L’Italia è stata pascolo, anche negli ultimi decenni, per grandi, medie e piccole potenze che hanno scorrazzato e spadroneggiato indisturbate (pure con i loro servizi segreti) fra le sue gloriose vestigia, imponendoci i loro interessi e calpestando i nostri. Gli italiani sono stati trattati da sudditi, senza più sovranità sostanziale… Perciò non sorprende che il rapporto Censis 2017 sveli che il 64 per cento degli italiani è convinto che gli elettori non contino nulla… un italiano su due (il 49 per cento) dichiara di sentirsi straniero in patria e il 73 per cento ritiene che l’Italia sia un Paese in declino”. Circostanze confermate (tra l’altro) dai dati economici dell’ultimo quarto di secolo. L’Italia è cresciuta di circa 2 punti del PIL, mentre la crescita media dei paesi dell’Unione europea è di circa 30 punti nello stesso periodo. Il risultato è che “è esplosa la povertà fra le famiglie italiane, lo stato sociale è a pezzi, aziende chiuse, operai rimasti disoccupati e imprenditori suicidi, spazzati via decenni di conquiste sociali, i lavoratori depauperati e prostrati”. Lo Stato sociale, che era il fiore all’occhiello del “compromesso fordista” (socialdemocratico-liberale) deperito come e forse di più di quanto si sia bloccata la crescita economica. Questo a convalidare che tutti i discorsi fatti sui diritti del Welfare, come sulla “Costituzione più bella del mondo” (ecc. ecc.) valgono poco o niente quando non sono sostenuti dallo sviluppo economico.

Peraltro “si continua a non vedere il problema di fondo costituito dalla moneta unica e dai vincoli Ue che significano dominio tedesco e sfacelo italiano”; in effetti “abbiamo classi dirigenti che sembrano non sapere nemmeno cos’è l’Italia, cosa rappresenta nella storia umana”. L’unione europea ha svolto un ruolo negativo (e non solo perché piegata agli interessi della Germania). In effetti l’Unione europea “non è stata solo un disastro per la nostra economia nazionale: ha preteso pure di imporre un’omologazione culturale e ideologica”. Tuttavia “non è stata solo dabbenaggine quella dei governi che – nel corso degli anni – ci hanno portato a questo punto. C’è stata soprattutto subalternità psicologica e ideologica e anche grossolana incompetenza, arroganza, cecità irresponsabile, mancanza di senso dello Stato, disprezzo per il nostro popolo”. La classe dirigente decaduta è “Un mondo che si abbevera ai giornali politically correct sfornati dal capitale e solidarizza con tutti i popoli meno il nostro… Un mondo di bella gente che si ritiene colta, illuminata e professa l’ovvio dei popoli. Cercano di riempire il vuoto delle anime con utopie sempre nuove: oggi quelle cosmopolite appena messe in commercio dalle multinazionali del cazzeggio ideologico… Oggi come ieri detestano la fede e la tradizione cattolica del nostro popolo che non conoscono, ma trovano interessante da sostenere qualunque altra religione”.

La conclusione è che “fra pochi anni l’Italia non esisterà più. Non solo per un crollo demografico che, a breve, rischia di diventare tecnicamente irrimediabile. Nell’arco della nostra generazione infatti si sta consumando precisamente questo avvenimento epocale: la sparizione dell’Italia come Stato indipendente e sovrano, la nostra estinzione demografica come popolo, come nazione e il nostro dissolvimento come civiltà, come storia, fede e cultura, che – come ho detto – stanno per essere sostituite da altri popoli e altri costumi e religioni. Magari con moschee al posto delle chiese”. E con i media che accompagnano e definiscono questo scenario come “normale. La classe dirigente, si legge in un importante quotidiano “ha il dovere di condurre il Paese, senza strappi al futuro multiculturale e multirazziale”.

Invece una classe dirigente ha il dovere di fare gli interessi della comunità che guida. Ma le nostre élite “si attardano a scontrarsi su questioni secondarie, un po’ per colpevole impreparazione e dilettantismo, ma in molti casi perché non si vuole riconoscere il vero, grande problema di fondo che imporrebbe loro una cocente autocritica”.

Se invece di discutere su argomenti di scarso o nullo rilievo spesso offerti al dibattito come espedienti di disinformazione per distrarre l’opinione pubblica dalle cause reali della crisi si ragionasse su quelle l’esito sarebbe probabilmente diverso, ma esiziale per le élite.

Queste – in particolare le sinistre ci hanno regalato anche, scrive Socci, la prevalenza della  normativa europea su quella nazionale, ma nessun paese d’Europa, e soprattutto   la Germania ha adottato un precetto siffatto, che consacra sul piano giuridico una situazione  di subalternità   e di non reciprocità estranee alla parità vigente tra Stati sovrani: Per cui si può adattare alla sovranità italiana la (famosa) frase di Orwell sull’uguaglianza “che tutti sono sovrani, ma qualcuno è meno sovrano degli altri” Quel qualcuno, grazie alla classe dirigente, è per l’appunto l’Italia.

Socci cita a tale proposito i tweet di Renzi e Gentiloni. Il primo nel giugno 2016 scriveva che “le nostre battaglie in Ue non erano per l’interesse dell’Italia, ma perché ritenevamo fossero interesse dell’Europa”; ad agosto 2017 ci ripensava “abbiamo sbagliato a non difendere i nostri interessi nazionali”. Il che è (appunto) una conferma del fatto che effettivamente non hanno difeso gli interessi dell’Italia come era loro dovere morale e costituzionale. Gentiloni nell’agosto 2012 scriveva “Dobbiamo cedere sovranità a un’Europa unita e democratica”; e poi è diventato Presidente del Consiglio. D’altra parte se si va a guardare l’operato di gran parte delle élite, della seconda repubblica   soprattutto, si constata che a fronte   dei pessimi risultati   del loro agire, i principali attori hanno fatto splendide carriere; ciò suscita il sospetto che tra quelli e queste vi sia un rapporto di causa/effetto. Poi, negli ultimi anni era evidente la ribellione dei popoli ai loro establishment Trump e Brexit, ma non solo, docunt (forse i governati si stanno rendendo conto di quella causalità) e ciò ha fatto sì che, le élite abbiano cominciato a esternare ampiamente contro la democrazia, e soprattutto contro la “capacità” dei popoli di decidere. A sintetizzare una concezione del genere si può parafrasare quella che designava i monarchi costituzionali del XIX secolo “il popolo vota, ma non decide” (perché può scegliere male). Come se i governanti fossero, di converso, infallibili. Ma se lo fossero non si capisce perché “invece, siamo sempre più indebitati, pur avendo sottoposto gli italiani a salassi micidiali che hanno messo in ginocchio la nostra economia e il nostro Welfare? Non è questa la più grande bufala, la vera fake news, della storia d’Italia dei nostri anni? Perché – nonostante decenni di sacrifici – non se ne viene a capo e anzi il debito pubblico è sempre più grande, lo stato sociale ridotto al minimo e la nostra economia sempre più devastata?”.

Certo avendo governanti che, invece di trattare con Stati, istituzioni, potentati (esteri e interni) avendo come bussola l’interesse nazionale, erano tutti contenti di “fare i compiti a casa”, il risultato non poteva essere diverso.
Secondo l’autore, decisivo ai fini della (nostra) decadenza economia – oltre alla perdita della “sovranità monetaria” con l’euro è stato il “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro che ha costretto lo Stato a finanziarsi a tassi di mercato “Quello che ci mette k.o., sono gli interessi che paghiamo ogni anno sul debito, circa 70 miliardi di euro… Ma ci siamo indebitati così proprio a partire dal «divorzio» Tesoro/Bankitalia, primo passo delle grandi riforme modernizzatrici in senso europeista. Fu proprio la nostra rinuncia alla sovranità monetaria che fece esplodere il debito e gli interessi relativi, con la zavorra che tuttora ci grava addosso. Ciò che accadde dopo – cioè Trattato di Maastricht e poi l’euro – moltiplicò gli effetti devastanti di quel primo passo verso la moneta unica”. Questo è un salasso colossale (pare abbiamo pagato gli interessi tra il 1980 e il 2012 circa due volte il nostro PIL), pari ad una guerra persa. Al posto delle “riparazioni” così denominata dal Trattato di Versailles lo chiamiamo spread, e le élite soddisfatte, si congratulano per essere entrate in Europa (perché non ci stavamo da qualche millennio?). E ripetendo questi ritornelli finisce, scrive l’autore, che “ci troviamo avviluppati in un circolo vizioso da cui non si esce. Se si continua a sbagliare la diagnosi del male, si sbaglia anche la cura e si aggrava la malattia”. La sinistra poi è diventata l’imbonitrice della globalizzazione “negli Stati Uniti e in Europa la cosiddetta sinistra è di fatto la classe dirigente ritenuta più affidabile dai «mercati»”. “Per questo ciò che appare come sinistra non corrisponde più, da tempo, a una politica di difesa dei lavoratori e dei più poveri. Come ha scritto Costanzo Preve, dopo il ’68 e soprattutto dopo il 1989, «le burocrazie amministrative del comunismo italiano» si sono riciclate come «personale politico di gestione dell’attuale americanizzazione culturale»”. La classe dirigente di origine comunista, «è stata il vettore ideale dell’attuale cancellazione dell’identità culturale nazionale» e così invece di difendere i diritti dei lavoratori si considera progressista con “l’invenzione della battaglia per i cosiddetti «diritti civili» che sono una grande arma di distrazione di massa”. Come sostiene Camille Paglia “La sinistra è diventata una frode borghese, completamente separata dal popolo che dice di rappresentare”. Principale ostacolo al saccheggio globale è la rivendicazione della sovranità della comunità. Ritiene Diego Fusaro “La sovranità nazionale sussiste dopo la caduta del Muro di Berlino come l’ultimo muro di cinta contro il quale i poiliorceti del mondialismo stanno con violenza scagliando arieti per poter penetrare nella cittadella e depredarne ogni bene”. Ed è del pari ovvio perché (per la sopravvivenza dei popoli e delle loro istituzioni) è necessario riprendersela, quella monetaria compresa.

E così continua l’autore mostrando il nesso tra rappresentazioni (errate) della realtà, risultati (pessimi) e intenzioni (esternate) della classe dirigente.

A conclusione del tutto e lasciando il resto ai lettori, che si augurano numerosi, è necessario ricordare che, tra i tanti (dimenticati dal pensiero unico) che avevano previsto il (loro) futuro e il (nostro) presente, è interessante quello che scriveva un illustre giurista, Maurice Hauriou, che può offrite una chiave di sintesi al saggio di Socci.

Maurice Hauriou.

Il giurista francese non credeva che l’umanità vada in una sola direzione (del progresso) ma che periodi di progresso e di decadenza si alternino – e indicava come fattori di crisi il denaro e lo spirito critico; e come fattori di trasformazione (cioè di crisi, ma anche di rifondazione comunitaria e istituzionale) la migrazione dei popoli e il rinnovamento religioso. Prevedeva anche che lo spirito economicista finisce per distruggere perfino le proprie creature (come la speculazione finanziaria fa con l’economia reale).

Quanto allo spirito critico – che oggi si direbbe relativismo – la demistificava in una linea di pensiero che va da Vico ai pensatori controrivoluzionari come Maistre e Bonald, l’idea che il relativismo possa legittimare autorità e istituzioni. Non foss’altro perché, queste esistono per dare certezze. Senza certezze, senza fede, una comunità umana non può (alla lunga) avere un’esistenza. Può anche credere in un assoluto non trascendente, ma deve necessariamente avere un ubi consistam. Ogni popolo trova il suo: quel che è impossibile è non averlo. O averne uno incompatibile con la tradizione, lo “spirito” e i valori della comunità.

Nel concludere il libro Socci ricorda come il Risorgimento italiano fu viziato da un errore “l’idea  di unificare l’Italia non per via pacifica e federale come prospettava il papa, ma per via militare e sotto una sola dinastia fu devastante anche per il meridione d’Italia, dove da secoli governava una monarchia legittima quanto quella sabauda” Il nuovo regno nacque così (più per caso che per volontà del genio di Cavour) da una guerra civile e da una frattura col cattolicesimo (il non expedit), una cesura tra la tradizione nazionale e la novità istituzionale. Indebolendo così l’istituzione-Stato nazionale fin dalla nascita. Questa gracilità, aumentata dall’esito della seconda guerra mondiale, ci ha dato istituzioni, in particolare quelle della Repubblica, poco idonee a superare i momenti di crisi e a proteggere così la comunità nazionale, come successo in questi ultimi trent’anni.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60148

biblioteca, conferenza, convegno

Flussi migratori e patologie infettive

Conferenze e Convegni martedì 20 febbraio 2018 ore 17

Flussi migratori e patologie infettive

Paure e pregiudizi

Conferenza di Carlo Contini (Sezione di Malattie Infettive e Dermatologia – Dipartimento di Scienze Mediche – Università di Ferrara)
In Italia, negli ultimi vent’anni, la popolazione migrante è cresciuta di quasi venti volte. Al patrimonio di salute in dotazione all’immigrato che appariva giovane, forte e quindi più sano (effetto migrante sano), si è contrapposto, al suo arrivo in Italia, un patrimonio che si dissolve sempre più rapidamente (effetto migrante esausto), per malessere psicologico, mancanza di lavoro e reddito, degrado abitativo. Le Malattie Infettive, pur non preponderanti tra le patologie del migrante, spesso identificano quest’ultimo, in modo ingiustificato, quale untore da bonificare e da cui difenderci. E’ innegabile, però, che la comparsa di nuove patologie da infezione o di altre che sembravano destinate a ridursi o estinguersi, rappresenta un argomento più che mai attuale nella società in cui viviamo. Verranno discusse le principali patologie infettive importate o acquisite nel nostro Pa ese, facilitate dalle difficoltà legate al processo migratorio e di adattamento alla terra ospitante e dalle condizioni di sfruttamento anche sessuale cui sono sottoposti donne e uomini rifugiati e migranti. La tutela della salute dei migranti è divenuta una delle sfide in Sanità Pubblica e riguarda la necessità di garantire percorsi di tutela a quella parte di popolazione che per vari motivi si trova a vivere ancora ai margini del sistema, in condizioni di fragilità sociale, economica e culturale.
A cura dell’Accademia delle Scienze di Ferrara

 

Incontro con l’autore mercoledì 21 febbraio 2018 ore 17

Senza traccia

Presentazione del libro di Alda Pellegrinelli

(L’Orto della Cultura, 2017)
Dialoga con l’Autrice Nicoletta Zucchini (Gruppo Scrittori Ferraresi)
La storia narrata in Senza traccia, ci riporta in chiave romanzata ai primi anni cruenti del terrorismo in Italia. Questo è lo scenario in cui si muovono i protagonisti della storia: da una parte gli appartenenti ad un gruppo di lotta armata costituitosi a Roma; dall’altra un ispettore di polizia, Giovanni Farneti, e i suoi uomini che, con grande difficoltà,  tentano di risalire ai membri del gruppo stesso, autore di una serie di azioni criminose. L’indagine li porterà a collegare in particolare alcuni elementi di spicco del gruppo con l’assassinio di un ingegnere responsabile, negli stabilimenti di Porto Marghera, del reparto di lavorazione del CVM. Quando, però, finalmente l’ispettore e i suoi collaboratori si troveranno vicini alla soluzione del caso, per un curioso gioco del destino, si vedranno di nuovo sfuggire di mano la situazione.
Alda Pellegrinelli vive a Ravenna; fa parte dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (Delegazione di Ravenna) e del Gruppo Scrittori Ferraresi (Ferrara); dopo essere stata insegnante di Storia dell’arte nel Liceo Canova di Treviso, si è dedicata all’attività letteraria ed ha pubblicato opere di narrativa e raccolte di poesie. Suoi sono Il pavone sotto l’uva (2006), Pensieri poetici: amori, follie, illusioni, ferite (2008), Paesaggio orientale (2013) e Di parole e d’amore (2015).
Ha pubblicato anche alcuni saggi critici, come La narrazione figurata di Bayeux e la tradizione classica (2007) e Sul patrimonio artistico italiano tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento. Antonio Canova Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa (2016).
Senza traccia è il suo secondo romanzo.
Con il patrocinio del Gruppo Scrittori Ferraresi

Conferenze e Convegni giovedì 22 febbraio 2018 ore 17

Esilio religionis causa: Olimpia in Germania

A cura di Antonella Cagnolati e Sandra Rossetti

Secondo incontro del ciclo “Genius in abiti femminili: Olimpia Morata
– Ciclo di conferenze sulle biografie di donne ferraresi –
A partire dal 1548 si apre una nuova fase nella vita di Olimpia Morata. Eventi dolorosi si susseguono: il padre, dopo una lunga malattia, muore e la famiglia rimane senza sostentamento economico; Olimpia si allontana dalla corte per curare il genitore e non verrà più accolta come compagna di studi di Anna d’Este che nel frattempo andrà sposa al Duca di Guisa. La corte ducale viene sottoposta nel contempo alla stretta sorveglianza da parte dell’Inquisizione romana, in conseguenza delle scelte religiose “ereticali” di Renata di Francia. Tutto ciò determina la fuga e l’allontanamento di personaggi di spicco dell’entourage ducale, come Clement Marot e Johannes Sinapius. Una nuova luce però appare all’orizzonte: Olimpia e il giovane medico Andreas Grunthler si innamorano e si sposano con rito luterano e decidono di andare a vivere in Germania tornando nel paese natale del marito, la cittadina di Schweinfurt. Il soggi orno tedesco sarà piacevole nei primi tempi ma l’esistenza di Olimpia si incrocerà con i grandi eventi della Storia, ovvero le guerre di religione tra Cattolici e Protestanti che insanguinavano allora la Germania. Dopo un lungo assedio durato ben quattordici mesi, Schweinfurt capitolerà e la coppia sarà costretta alla fuga. Gli stenti, la fame, gli orrori della guerra provocheranno ad Olimpia la malattia che la condurrà alla morte nel 1555 ad Heidelberg, città nella quale ancora giacciono i suoi resti mortali.
Con il patrocinio dell’Associazione Olimpia Morata e dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

Conferenze e Convegni venerdì 23 febbraio 2018 dalle 10 alle 17

Per una rete delle Associazioni Amici delle biblioteche e del libro

A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

– Convegno –
L’associazione Amici della Biblioteca Ariostea, da sempre impegnata nel sostegno all’istituzione bibliotecaria cittadina, organizza una giornata di studio e d’incontro per costituire un coordinamento nazionale fra le associazioni impegnate nella promozione della lettura, per migliorare i modi di sostegno al lavoro svolto dalle biblioteche, per attirare l’attenzione del pubblico e delle amministrazioni locali, regionali e nazionali, sulla fondamentale funzione educativa, sociale e politica delle biblioteche. Sarà anche un’occasione per ascoltare più voci del ricco e attivo panorama bibliotecario italiano ed anche straniero.
Apertura dei lavori a cura di Paola Zanardi
     I. Parte ore 10-13
Le biblioteche oggi: problemi di gestione e prospettive future
Interventi di:
Lina Bolzoni (Normale di Pisa)
Paolo Tinti (Unibo)
Klaus Kemf  (Biblioteca di Monaco di Baviera)
Enrico Spinelli (Direttore Biblioteca Ariostea)
     II. Parte ore 14,20-17
Le associazioni raccontano le loro esperienze
Associazioni Amici Biblioteca Universitaria Torino (Franco Caravezza)
Associazione Amici della Malatestiana di Cesena (Giordano Conti)
Associazione Amici della Classense di Ravenna (Claudia Agrioli)
Associazione Amici della Oliveriana di Pesaro
Associazione Amici Biblioteca di Monza (G. Pascucci)
Associazione B. Misinta, Brescia (Filippo Giunta)

 

 

Letteratura

Simbolismo del cervo

In tempi dove i simboli e i miti vengono volontariamente cancellati, dimenticati o rinchiusi in maniera amorfa dentro i musei per divenire, in maniera stantìa, eterna prassi del quotidiano fine a se’ stessa, vogliamo mettere in evidenza uno degli animali che hanno fatto e fanno riferimento alla ancestrale cultura indoeuropea. Stiamo parlando del cervo.

Animale nobile e con portamento aristocratico, ha fatto parte del patrimonio simbolico, esoterico e religioso della cultura indoeuropea (e non solo).

Come si può leggere molto chiaramente in un vecchio articolo di Alberto Lombardo, apparso su “La Padania” del 16 settembre 2001:

“Il nome di questo animale ci viene dal latino cervus: parola dalle origini assai lontane, risalente a un’antica forma indoeuropea *ker-wo- (che è ampliamento in -u di *ker, “testa”), attestata in più aree, ossia in quella celtica (gallese carw, cornico carow, bretone karo), germanica (antico alto tedesco hiruz), baltica (prussiano sirwis, “capriolo”) e greca (xeraós, “cornuto”)”.

E sempre nello stesso articolo, Lombardo, mette in evidenza altri aspetti, secondo noi da mettere assolutamente in primo piano:

“Questa importanza centrale del cervo è stata spiegata egregiamente da Adriano Romualdi, un profondo studioso della preistoria indoeuropea: egli identificò il cervo con l’animale dei cacciatori del Nord, contrapposto nel simbolismo al toro, elemento della forza cieca generatrice e tipico delle precedenti civiltà matriarcali. Lo scontro tra i due opposti simbolismi, tanto chiaro in Irlanda, in Scandinavia, in Val Camonica, è la raffigurazione nei simboli di due civiltà e anche di due diversi principi, e il cervo in questa contrapposizione assume l’emblema di animale tipico della civiltà indoeuropea. Scrive Romualdi: «Dietro a questo urto di simboli, dietro all’espansione dei popoli dell’ascia da combattimento e alla diffusione dei linguaggi indoeuropei, si cela un avvenimento di grande importanza spirituale. È il principio paterno che si urta contro la “civiltà della madre”; la virilità olimpica contro il mito taurino e materno della fecondità; l’ethos delle “società degli uomini” contro la promiscuità entusiastica dell’antico matriarcato»”.

Il cervo è anche uno degli animali più importanti della cultura celtica, per la sua connessione con il mondo dei morti e con Cernunnos, dio della virilità, della fecondità, della guerra. Dio presente e raffigurato anche nel Calderone di Gundestrup, manufatto celtico della fine del II secolo a.C., ritrovato nel 1891 nello Jutland.

Adorato anche in molte altre aree, questo animale cornuto è legato, per esempio, anche alle leggende legate all’eroe di Leinster Finn: i suoi discendenti si chiamavano Oisin-ovvero cerbiatto- e Oscar, che significa “amante del cervo”.

Ma anche nella tradizione cristiana la perdita periodica dei palchi, è associata alla Resurrezione del Cristo. Episodio famoso, sempre per la tradizione cristiana, è quello di Sant’Eustachio. Placido, generale dell’esercito dell’Imperatore Traiano, mentre si trovava nel bel mezzo di una battuta di caccia, si imbattè in un cervo, il quale in mezzo alle sue corna, figurava il volto del Redentore. Quest’ultimo gli disse: “Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere”. Da quel momento, il generale cambiò il nome in Eustachio, facendosi battezzare.

L’essenza, la divinizzazione e la figurazione di questo bellissimo e nobile animale, la possiamo ritrovare anche in tradizioni come quella sciita, indù, nello shintoismo. Qui, ad esempio, i cervi sono considerati i messaggeri degli dèi. Ma anche nella tradizione germanica ed ellenico-romana è presente, con i cervi associati alla dea Artemide.

Il cervo bianco, invece, è simbolo di purezza. Acquistò notorietà nel ciclo arturiano, quando appare nelle foreste attorno alla corte di Re Artù, incitando i cavalieri all’avventura.

Anche nella toponomastica e nelle manifestazioni folkloristiche nostrane, possiamo trovare riferimenti a questo animale. Come scrive Cristina Coccia, infatti:

“Numerose anche le testimonianze nella toponomastica. In Campania esistono due paesi che, nell’origine etimologica del loro nome, richiamano l’immagine del cervo: Cervino, in provincia di Caserta e Cervinara in provincia di Avellino. A Cervino, tra l’altro, nella frazione di Carmiano, sono conservate le rovine di un antico tempio dedicato a Diana. Più incerta è l’etimologia di Cervinara, che potrebbe derivare sia da ara Cereris che da ara cervis. Gli stemmi comunali di entrambi i paesi riportano l’immagine di un cervo.
Esistono, inoltre, elementi residuali dell’arcaica funzione iniziatica e sacra del cervo nelle manifestazioni folkloristiche molisane: in particolare, a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta al Volturno (provincia di Isernia), ogni anno, in occasione dell’ultima domenica di Carnevale, si tiene una manifestazione in cui è presente un Uomo-Cervo, il quale, durante una rappresentazione rituale, è ucciso da un cacciatore. Gli abitanti del luogo spiegano questo rito ipotizzando che il cervo rappresenti la forza distruttrice della natura, che può improvvisamente scatenarsi e contro cui l’uomo deve combattere. Più probabile potrebbe essere la presenza, in questi paesi, di residui di riti pagani o di ricordi risalenti alle popolazioni italiche e al ruolo totemico del cervo, testimoniato dal gentilicium Cervidius risalente all’epoca in cui, in queste aree, si parlava la lingua osco-sannitica”.

Rinascita, ciclo eterno della vita, rinnovamento, coraggio, nobiltà d’animo. Questo è il cervo.

Che, tra gli altri, dovrebbe essere preso come simbolo di rinascita europea. L’Europa, infatti, come i suoi palchi, dovrebbe rinnovarsi, trasmettere e vivere il mito di rigenerazione verso un cammino accompagnato dai tempi che furono: stoica, cavalleresca, regale, aristocratica e cortese. Incamminandosi così, verso una nuova primavera.

http://www.barbadillo.it/73145-cultura-il-simbolismo-del-cervo-il-re-della-foresta/

storia

Il bene della nazione

….Diciamo ai ministri che fino ad oggi la nazione non è soddisfatta dell’agire di ciascuno di essi…
Diciamo al re che il suo interesse è quello di difendere la Costituzione e che egli non regna se non per il popolo, che la nazione è sovrana e che egli è soggetto a tutte le leggi.
Diciamo all’Europa che se il popolo francese… nonostante la sua potenza e il suo coraggio, soccomberà per difendere la libertà, i suoi nemici non regneranno che su dei cadaveri.
Diciamo all’Europa che, se le corti impegneranno i loro re in una guerra contro i popoli, noi trascineremo i popoli in una guerra contro i re (applausi prolungati). Non applaudite, non applaudite… rispettate il mio entusiasmo: è quello per la libertà!…

Discorso all’ASSEMBLEA LEGISLATIVA del girondino D’Isnard del 29 novembre 1791

Fonte: Anna Rossi su FB

conferenza

Famiglie che cambiano

Incontro con l’autore lunedì 12 febbraio 2018 ore 17

Ricordo di Monsignor Natale Mosconi, nel trentennale della morte

Attraverso la presentazione di due libri della casa editrice Este Edition

– “Natale Mosconi e la Contestazione” di Amerigo Baruffaldi
– “La questione politica nell’impegno pastorale di mons. Natale Mosconi” di don Sergio Vincenzi
L’editore Riccardo Roversi converserà con gli autori riguardo gli aspetti tematici espressi nei due volumi in relazione alla celebre figura di mons. Natale Mosconi.
Cremonese come l’attuale vescovo di Ferrara, Gian Carlo Perego, fu vescovo della Diocesi di Comacchio dal 1951 e dal 1954 al 1976 di quella di Ferrara. Mori nella nostra città nel 1988. Le esequie furono celebrate dal card. Biffi, allora arcivescovo metropolita di Bologna che disse nell’omelia: «Il lungo episcopato di monsignor Mosconi sarà senza dubbio oggetto di ricerca e di analisi in altra sede e con altro agio, in modo che venga consegnato alla memoria storica di questa Chiesa un lavoro apostolico di eccezionale ampiezza e spessore».
Con il patrocinio dell’Associazione Bondeno Cultura

 

Conferenze e Convegni martedì 13 febbraio 2018 ore 17

Le Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi

Conferenza di Simone Magherini

In occasione dello spettacolo “Sorelle Materassi”, messo in scena dal Teatro Comunale Claudio Abbado, si propone un percorso di lettura (o di rilettura) del capolavoro di Aldo Palazzeschi.
Alternando la lettura di brani del romanzo con la presentazione di spezzoni cinematografici o televisivi, Simone Magherini, Direttore del Centro di Studi “Aldo Palazzeschi” di Firenze, ricostruisce i nuclei tematici della narrazione e illustra i caratteri delle tre sorelle protagoniste del romanzo.
Per il ciclo “Libri in scena” a cura dell’Associazione Culturale Amici della Biblioteca Ariostea

Invito alla lettura mercoledì 14 febbraio 2018 ore 17

Gli amori sfortunati

Quando Cupido sbaglia la mira

Analisi e letture di Linda Morini, Sara Suzzi, Alberto Amorelli e Alessandro Tagliati
Nel giorno in cui le vetrine si riempiono di cuori rossi, e i ristoranti sono pieni di coppiette che si tengono la mano, la Compagnia del Libro intraprende un viaggio tra le pagine degli amori non corrisposti, dei rapporti difficili, dei cuori idioti, spezzati, maltrattati, proponendo una selezione di amori “sfigati”. Dalla penna di Italo Calvino a quella di Davy Rothbart, dal romanzo al racconto, una selezione di volumi in cui l’amore si cerca nel posto sbagliato o nella persona sbagliata, e fa i conti con la cruda realtà della vita in cui non tutto è come vorremmo, perché in fondo ognuno di noi ha maledetto almeno una volta il giorno di San Valentino.
A cura della Compagnia del Libro – Il Gruppo del Tasso di Ferrara

Conferenze e Convegni giovedì 15 febbraio 2018 ore 16,30

Vita e opere di Mary Poppins

Psicologia delle storie di fate e psicobiografia di Pamela LyndonTravers

A cura di Stefano Caracciolo
Anatomie della mente – Anno Undicesimo, il più longevo ciclo di incontri della Biblioteca Ariostea, prosegue il proprio percorso facendo tappa nel supercalifragilistichespiralidoso mondo di Pamela LyndonTravers, la “mamma” di Mary Poppins.
Il prossimo appuntamento (15 marzo ore 16,30), “Per una Psicologia della Esplorazione”, sarà dedicato a Cristoforo Colombo.
Stefano Caracciolo, medico, psichiatra, psicologo, psicoterapeuta, professore ordinario di Psicologia Clinica – Università di Ferrara / Az. USL di Ferrara. Autore di oltre 150 pubblicazioni a stampa su riviste scientifiche italiane ed estere del settore, nonché di diverse monografie, socio di numerose Società Scientifiche nazionali e internazionali. Dirige e coordina il Centro Interaziendale per i Disturbi del Comportamento Alimentare.
Per il ciclo Anatomie della mente – Conferenze dei Giovedì di Psicologia – Anno Undicesimo, in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione dell’Università di Ferrara

Conferenze e Convegni venerdì 16 febbraio 2018 ore 17

Famiglie che cambiano

Lectio Magistralis di Chiara Saraceno

Presenta Maura Franchi
In Italia il discorso pubblico sulla famiglia è spesso intessuto di conflitti ideologici, religiosi, ambiguità, equivoci. La famiglia è una costruzione pienamente umana, e perciò non solo differente nello spazio e nel tempo, ma passibile di cambiamenti continui. E proprio in questi anni i modi di fare e intendere la famiglia sono stati oggetto di novità anche radicali. L’invecchiamento delle parentele ha trasformato i rapporti tra le generazioni. Separazioni e divorzi hanno modificato i confini delle famiglie. Le tecniche di riproduzione assistita hanno portato nuovi modi di diventare genitori. L’occupazione femminile ha fatto emergere l’importanza del lavoro non pagato delle donne. Le coppie dello stesso sesso hanno chiesto e ottenuto riconoscimento. A fronte di questi cambiamenti le reazioni sono spesso di paura, di nostalgia del passato, quando non di condanna. Chiara Saraceno è fra le più autorevoli studio se della famiglia e delle sue trasformazioni. E’ senz’altro la persona adeguata per tenere la lezione magistrale di apertura del ciclo che quest’anno sarà dedicato ad analizzare e a guardare la famiglia da prospettive diverse, anche scomode, che però aiutino a vederla al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi.
Per il ciclo “La società degli individui – Famiglie” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara

 

sociologia

La spinta gentile

Il titolo italiano è fuorviante,  in realtà il libro (opera di due consiglieri di Obama) spiega come orientare le azioni della “gente” nella direzione voluta dal potere.
Nudge’, ‘sludge’, ‘grudge’ e Russiagate. Così ogni giorno manipolano l’informazione

di Giulietto Chiesa – 07/02/2018
C’è un terzo sistema, che in gergo ha già conquistato il nickname di “esercito dei 50 centesimi”, alias “esercito degli spiccioli”, alias “armata del nulla”, consistente nel riempire i social network di discussioni prive di senso alcuno, o cambiando argomento ad ogni post, o facendo gossip inventato, o insultando gratuitamente una persona, o parlando di sport, o del trattamento del gatto di casa. Questo trucco, come gli altri qui elencati, viene usato soprattutto nei momenti politicamente e socialmente più tesi. In tal modo si neutralizza una parte più o meno grande di potenziali protestatari.

Il primo che deve avere letto Nudge deve essere stato Zuckerberg, il padrone di Facebook, che ha annunciato la sua operazione (in corso) di “spintarella” dei due miliardi di utilizzatori del suo social network verso argomenti “interpersonali”, riducendo al contempo lo spazio dedicato alle news. Meno tentazioni politiche, più evasione. Come farà lo sa lui (e lo sanno anche la Cia, la Nsa e Sunstein) e sarebbe inquietante se lo sapessimo anche noi.

estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60105

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filosofia, Società

Non si può

Evidentemente il filosofo ignorava che in Italia vige la regola (tacita) che solo i politici possono parlare di politica in campagna elettorale.

“Non ho chiesto di essere invitato a questa conferenza”, spiega de Benoist al Foglio. “La fondazione Feltrinelli mi ha contattato la scorsa estate per invitarmi. Mi dissero che volevano organizzare un ciclo di conferenze sulla questione Destra-Sinistra. Era l’argomento di uno dei miei ultimi libri, che è anche stato tradotto in italiano: ‘Populismo. La fine della destra e della sinistra’ (Arianna, Bologna, 2017). Ho accettato l’invito, che poi è stato confermato più volte lo scorso gennaio. Pochi giorni fa, ho sentito parlare di una ‘lettera aperta’ alla Fondazione Feltrinelli nella quale si diceva, per ragioni non chiare, che questo invito era in qualche modo scandaloso e si chiedeva di cancellare l’annunciata discussione. Questa lettera è stata firmata da italiani di cui non ho mai sentito parlare e da quattro o cinque studiosi francesi completamente sconosciuti, a eccezione di Eric Fassin, un sostenitore estremista dell’ideologia gender, lo stesso Eric Fassin che qualche mese fa aveva dibattuto con me abbastanza normalmente alla radio pubblica France-Culture”.
Il testo della lettera, dice de Benoist al Foglio, “secondo me non è solo incredibilmente intollerante e pieno di odio, ma anche estremamente stupido. Prova ad attribuirmi tesi che non sono mai state le mie, e prova a stabilire una connessione tra me e Florian Philippot, che non ho mai incontrato una sola volta in tutta la mia vita (in 45 anni inoltre non ho mai votato per il Front national)”. Insomma, de Benoist, c’è un problema con le idee e il free speech? Le idee fanno paura? “Mi pare che ci sia un grosso problema. Non sono membro di nessun partito politico. Sono uno scrittore e un filosofo, specializzato in filosofia politica e nella storia delle idee. Ho pubblicato 110 libri, inclusi tre libri contro il razzismo e la xenofobia, 2000 articoli e fatto più di 700 interviste. Oltre 45 di questi libri sono stati tradotti in Italia. Ma mi sembra abbastanza evidente che le persone che hanno firmato la lettera non hanno la benché minima idea di ciò che ho scritto. Non mi leggono. Hanno chiesto la soppressione della conferenza perché hanno sentito questo o quello, o solo per ragioni collegate alla politica italiana. Questo tipo di persone ha un problema reale con le idee e il free speech. Non sanno che cos’è un dibattito intellettuale (o forse sono semplicemente incapaci di dibattere, a causa delle loro modeste abilità cognitive). In ogni caso è un peccato. La storia recente ha dimostrato che quando uno comincia a impedire le discussioni intellettuali, poi arriva un momento in cui i libri vengono bruciati, poi arriva un altro momento in cui le stesse persone vengono bruciate. È la logica base della caccia alle streghe”.

https://www.ilfoglio.it/cultura/2018/02/05/news/gli-intello-mettono-il-bavaglio-al-filosofo-177173/

la documentazione più completa (al momento):

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60099

fantascienza, premio, Teatro

Gloria Barberi

Gloria1rVive a Recco (in provincia di Genova) e ha uno stupendo mare, a due passi da casa, ispiratore delle sue opere dalle atmosfere liriche e oniriche.
Gloria Barberi, autrice di testi di narrativa e di teatro, ma anche attrice teatrale, è stata un’animatrice del fandom della Sf italiana degli Anni ’80, periodo che ricorda con grande piacere. Ma Gloria ha anche altre passioni quali il canto (fa parte di un gruppo corale), lo studio e i viaggi nelle città d’arte, la fotografia e la musica new wave elettronica.
Abbiamo avuto il piacere di conversare con lei.

Come scrittrice nasci nel mondo del fandom degli Anni ‘80 quando collaboravi con riviste e fanzine tra cui The Dark Side definita da Vittorio Catani tra le migliori del panorama del fandom. Hai dei ricordi che vuoi condividere con noi? Collaboravi anche con Sf…ere, Pulp e varie riviste, insomma, com’era quel periodo e cosa vi animava?
Quello mi appariva come un periodo “pionieristico”, c’era tanto entusiasmo nel fandom e tanta voglia di fare, credevamo davvero di poter far nascere in Italia un movimento incentrato attorno all’amore per il Fantastico in ogni sua forma. Probabilmente eravamo ingenui. Nel corso del tempo ho visto il “movimento” frammentarsi dietro a differenze di gusti e opinioni politiche, a un certo punto venne a crearsi un’atmosfera del tipo: “Quel genere è di destra, quell’altro di sinistra”; “Se sei amico di Tizio non puoi esserlo di Caio”, e via così. Alcuni scrittori sono passati al campo professionale e hanno perso interesse per l’aggregazione e il semplice stare insieme in modo amichevole. Non voglio dire che ci sia chi è “salito sul piedistallo”, semplicemente la gente cresce e prende altre vie. Comunque quell’esperienza mi ha dato modo di intrecciare legami che durano ancora oggi, e di incontrare grandi figure di scrittori che conoscevo solo attraverso i romanzi, come Robert Silverberg, un nome per tutti.

Proprio con la sopracitata The Dark Side tra l’altro vincesti il Premio Terre Lontane, nel 1988, con il racconto “Come le bambole di notte” e poi pubblicasti nel 1990 il romanzo “I Custodi”, sostanzialmente definito dall’allora direttore editoriale Franco Ricciardiello come una meditazione sulla condizione umana e sulla vita, estremamente spirituale…
Tengo molto a “I custodi”, che nel tempo si è ampliato e arricchito Gloria2rdi nuove scene e idee, cosa che succede inevitabilmente quando ritorno su vecchie cose anche soltanto per revisionarle. Purtroppo credo si tratti di una storia troppo intimistica per attrarre l’interesse di un editore. In effetti la fantascienza mi è servita solo da pretesto per esporre alcune delle mie idee sull’ecologia e sull’arte che io ritengo essere l’unico linguaggio universale capace di unire persone e culture diverse. La scelta del titolo ha una genesi un po’ strana, in quanto si tratta del titolo di uno sceneggiato radiofonico che ascoltavo da bambina, imperniato su un popolo alieno che difendeva i terrestri. Per la verità ricordo ben poco di quello sceneggiato, ma il titolo mi sembrava appropriato, e una sorta di “omaggio” a una delle mie prime “esperienze” con la SF.

Poi è arrivato anche il teatro con l’impegno sia nella scrittura di testi sia nella interpretazione di ruoli ricevendo vari riconoscimenti tra cui il Premio Moncalieri. Ci vuoi parlare di questa tua attività creativa?
Il teatro è una passione nata quando ero bambina, banalmente dalle classiche esperienze delle recite scolastiche, ma non avrei mai pensato di poter salire su un “vero” palcoscenico, anche se a un livello soltanto amatoriale. L’occasione si è presentata alla fine del 1996, con l’apertura di una di una scuola di recitazione presso un teatro appena restaurato, nel paese confinante a quello in cui vivo. E’ stata la curiosità di conoscere finalmente ciò che si nasconde dietro al mestiere dell’attore a spingermi a iscrivermi ai corsi. Da allora l’esperienza è sfociata nella costituzione di una piccola compagnia che ogni anno porta in scena un testo scelto tra lavori classici e moderni. Ci siamo cimentati tra l’altro con Neil Simon, Pirandello, Agatha Christie. Alla scrittura di testi teatrali sono arrivata su richiesta di un amico. Era nostra intenzione portare in scena una sorta di “spettacolo itinerante” nella cornice della città di San Marino, in occasione di una Italcon, così scrissi “Il palazzo della notte”, un racconto a tappe in forma onirica. Purtroppo il progetto non andò in porto, ma quando per caso mi capitò sotto gli occhi il bando del Premio Città di Moncalieri che prevedeva anche una sezione teatrale, pensai di partecipare proprio con quel testo. Non immaginavo di poter vincere.

Quanto nel teatro ci hai messo dell’esperienza da scrittrice di fantascienza? Hai trovato delle cose che accomunavano le due arti visto che hai sempre amato le atmosfere oniriche e liriche?
Gloria3rL’esperienza come scrittrice mi aiuta senz’altro a entrare nei personaggi, capirne le motivazioni, e a immaginare attorno a me ciò che la scenografia, ovviamente ridotta, non può riprodurre. Scrivere è un gioco solitario, il teatro è un gioco di squadra estremamente soddisfacente. Ciò che mi ritrovo a recitare è profondamente diverso da ciò che scrivo, dal momento che portiamo in scena soprattutto commedie, e io ho ruoli di caratterista. Ma il senso di straniamento dalla realtà che si prova sul palco è molto simile a quello che sopravviene quando ci si immerge nella scrittura. Si sta dando vita a qualcosa, anche se nella scrittura c’è una creazione immediata e indipendente, mentre nella recitazione di un testo ci si ritrova a ripetere parole e gesti appresi attraverso decine e decine di prove. Eppure anche in quell’occasione ci si ritrova a “creare”. E la creatività torna molto utile per far fronte ai più bizzarri imprevisti che possono capitare nel corso di uno spettacolo, tipo una musica che non parte, un oggetto mal posizionato che cade, un compagno che sbaglia o dimentica una battuta…

Alejandro Jodorowsky intellettuale, drammaturgo e regista teatrale sostiene l’idea del potere terapeutico dell’immaginazione. Per te cosa rappresenta?
Immaginare fa parte della natura umana. Non saremmo arrivati dove siamo arrivati adesso, nel bene e nel male, se fossimo stati privi di immaginazione. Ognuno poi possiede un suo mondo privato dove si agita ogni sorta di bizzarra fantasia. Penso che trovare il mezzo di portare fuori questo mondo, attraverso una forma artistica, sia il mezzo migliore per comunicare, a volte forse l’unico. Penso alle persone autistiche o con diversi problemi psichici, o semplicemente patologicamente timide. L’arte permette di connettersi agli altri e comprendere che, anche se nessuno è uguale a un altro, siamo tutti simili, di conseguenza non siamo soli. Attraverso l’immaginazione possiamo purgarci dalle nostre paure, riparare le ferite che la vita ci ha inferto ed esaminare possibili alternative per un’esistenza migliore.

Quali sono i tuoi programmi, pensi di tornare a scrivere e pubblicare narrativa fantastica? E cosa stai rappresentando invece a livello teatrale?
A dire il vero non ho mai smesso del tutto di scrivere, anche se Gloria4r mi sono allontanata dalla narrativa fantastica. Da anni faccio parte di un piccolo gruppo di scrittura creativa che si riunisce una volta al mese nella biblioteca del paese per discutere e confrontare i propri lavori costruiti attorno a un titolo deciso durante la riunione precedente. Si possono portare poesie, racconti brevi, ma anche immagini grafiche (cosa che io faccio spesso) o anche testi altrui che però ci ispirano. Da qualche anno, questo gruppo organizza uno spettacolino attorno a un tema diverso, nel quale ognuno porta il proprio contributo sotto forma di testi, immagini, musica.
Non so se tornerò, prima o poi, a cimentarmi con qualche opera letteraria più impegnativa. Come suol dirsi, ho un cassetto pieno di opere mai pubblicate, soprattutto romanzi. A richiesta di un’amica ho dedicato una pagina Facebook a “L’occhio sinistro di Horus”, la cui prima stesura risale agli Anni ‘90, una rivisitazione della scoperta della tomba del faraone Tutankhamon vista attraverso il filtro dell’esoterismo. Scriverlo è stato per me un divertimento, una di quelle occasioni per ficcare in una storia “di tutto ma proprio di tutto”, cercando però di restare coerente con la realtà storica. Cosa che del resto ho fatto spesso in molti dei miei racconti. Il prossimo impegno della Compagnia del Teatro San Giuseppe, riguarda Dario Fo e Giorgio Gaber. Del primo porteremo in scena un atto unico che stigmatizza l’ipocrisia della società borghese degli Anni ‘60; del secondo, alcuni dei monologhi più classici, tra i quali “Elogio della schiavitù”, che io ritengo attualissimo.

Allora restiamo sintonizzati e ci risentiamo su queste colonne per scrivere delle nuove performance di Gloria e della sua brillante compagnia teatrale!

Filippo Radogna

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