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Tutta un’altra storia


Syusy Blady ha sempre viaggiato con l’intento di scoprire la verità. Con questo libro racconta, finalmente senza veli, ciò che ha capito del mondo riguardo alle importanti domande che ci facciamo da sempre: da dove veniamo, quale è veramente stato il nostro passato, perché siamo comunque destinati ad essere vittime e mai protagonisti del nostro destino? Domande importanti alle quali vale la pena dare una risposta. Syusy Blady questa risposta ha avuto l’occasione di elaborarla visitando molti luoghi in giro per il mondo e incontrando persone, facendo, insomma, quelle esperienze che non capita a tutti di fare. In questo libro, rispondendo alle domande di un Patrizio Roversi molto dubbioso ma curioso, ha finalmente l’occasione di ripercorrere tappe dei suoi viaggi, dal Medio Oriente al Sud America, dalla Mongolia all’India, dalla Cambogia al Giappone e non solo. I temi sono quelli a lei cari:il divino femminile che precede ogni altro senso di spiritualità, molto prima della divinizzazione del Dio Padre, la mappatura del mondo, avvenuta molto prima di quello che noi sospettiamo, la scoperta dell’America, frutto dell’ipocrisia occidentale per giustificare la colonizzazione spagnola, il simbolo della lupa che allatta i gemelli, che non è un’invenzione romana, l’arrivo dei popoli del mare dal nord al nostro Mediterraneo e, più importante di tutto, la storia dell’umanità rivisitata attraverso i miti antichi sumeri. Tutto questo per arrivare ad una certezza: che bisogna riscrivere i sussidiari, ripensare a quello che sappiamo e ci è stato imposto di pensare, per arrivare ad ipotizzare un’altra storia!

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Al Dio degli inglesi non credere mai!

di Giovanni Sessa – 19/07/2017Al Dio degli inglesi non credere mai!

Fonte: Ereticamente

Un momento assai significativo dello scontro Modernità-Tradizione è certamente rappresentato dalle cosiddette “guerre indiane”. Evento epocale, spartiacque storico, la cui tragica conclusione ha avuto quale inevitabile e successivo esito l’occidentalizzazione del mondo. Gli Stati Uniti avevano da poco posto termine alla cruenta Guerra Civile e si volgevano alla conquista dei territori ad ovest. Il loro esercito dilagò nelle Grandi Praterie al seguito della prima ferrovia transcontinentale, simbolo per eccellenza delle “sorti progressive” della Modernità. Solo le fiere tribù pellerossa si opposero, fedeli alla vocazione guerriera della loro civiltà, scegliendo il martirio. Una recente pubblicazione, Al Dio degli inglesi non credere mai. Storia del genocidio degli Indiani d’America 1492-1972, edita da OAKS (per ordini: info@oakseditrice.it, euro 28,00), ripercorre la storia di questo popolo, a partire dall’ arrivo, attraverso lo Stretto di Bering sul continente Nordamericano e si sofferma, in modo particolare, sui momenti salienti del suo sterminio etnico e spirituale. Sappia il lettore che le pagine del volume che presentiamo, non si risolvono semplicemente in una ricostruzione storica, organica, documentata e puntuale. Si tratta di un’opera attraversata da profonda empatia nei confronti dell’oggetto indagato. Ne sono autori due brillanti giornalisti e fotografi, Gianfranco Peroncini e Marcella Colombo, che coinvolgo il lettore in forza della persuasività delle argomentazioni addotte, ma anche per la capacità affabulatoria e coinvolgente della loro prosa.

La lettura ha suscitato in noi vivo interesse, nostalgia nei confronti di una visione del mondo che, attualmente, è sopraffatta dal “Regno della quantità”, ammirazione nei confronti dei martiri   pellerossa. Ma su cosa era centrata la concezione tradizionale della vita degli uomini rossi? Su due idee fondamentali, il Centro e l’Origine. Per essi “essere conformi alla tradizione[…]significa essere fedeli all’origine” (p. 25), e di conseguenza ogni uomo avrebbe dovuto, quotidianamente, tentare di ricondurre il proprio ex-sistere, lo stare fuori, verso il Centro. Allo scopo, celebravano riti assai significativi. Innanzitutto, la Danza del Sole. Danza sacrificale dedicata alla potenza solare, preghiera comunitaria mirata a “tracciare un raggio tra il Sole e il cuore dell’uomo” (p. 22), ponendo in sintonia il Cielo e la Terra. La Tradizione pellerossa, come compreso da Schuon, discepolo di Guénon, va inquadrata nello sciamanesimo, corrente spirituale afferente ai popoli di origine mongolica, al cui centro è la complementarietà di Cielo e Terra e il culto della natura presieduta da Spiriti Guardiani, subordinati ad un Essere Supremo, Wakan Tanka. Il rito della Danza del Solesi svolge attorno ad un albero, simbolo dell’axis mundi. I danzatori sono uniti all’albero da strisce di cuoio, fissate nei loro petti da ganci “Avvicinandosi e allontanandosi  (dall’ albero) i danzatori attingono la forza necessaria che poi diffondono alla periferia[…]Sono come aquile in volo verso il Sole” (p. 22). La Danza si configura come un volo, una riconquista del Principio.

Altrettanto rilevante è il rito del Calumet, della Sacra pipa. Nell’offerta del Calumet al Grande Spirito è il cosmo intero a pregare con il sacrificatore. L’offerta viene indirizzata ai quattro punti cardinali. Altro momento centrale della pratica rituale pellerossa è la frequentazione dalla capanna sudatoria. In essa l’uomo, liberandosi dei pesi “cosali”, meramente concupiscibili della propria natura, della “pietra grezza”, si rigenera divenendo “uomo nuovo”. Tutto ciò non ha, inutile sottolinearlo, alcuna valenza naturalistico-animistica, ma, al contrario, valore iniziatico. A ciò è collegato nella Tradizione “indiana” l’attribuzione dei nomi “I nomi indiani sono davvero speciali in quanto sono il simbolo di un potere che viene affidato in vari modi. Si possono conquistare e si possono tramandare perché rivelano una relazione particolare con le forze della natura” (pp. 25-26). Il nome evidenza, così, la presenza del principio trascendente nell’immanenza. Parola, racconto, tradizione orale, hanno ruolo fondativo per i pellerossa. Lo testimonia lo splendido mito di Grande Roccia: pietra magica che avrebbe narrato ad un giovane guerriero il racconto dell’origine del cosmo e della vita, raccomandando all’ascoltatore di trasmetterlo al suo popolo e, soprattutto, di custodirlo nel tempo. Grande Spirito avrebbe, infatti, abbandonato al suo alter ego, Cattivo Spirito, gli uomini rossi, qualora questi avessero disobbedito a tale intimazione, qualora non avessero trasmesso la Tradizione. Ciò spiega, in uno, il processo di decadenza implicito negli eventi storici e la valorizzazione dell’ “atteggiamento devoto e rituale” (p. 17), al fine di riannodare le relazioni turbate degli uomini con il Grande Spirito e la realtà.

Va rilevato, a beneficio del lettore, che la dipendenza diretta di Cielo e Terra, la seconda essendo semplicemente una “coagulazione” del primo, è alla base della valorizzazione spirituale della natura propria di questo popolo “La Terra non appartiene all’uomo. E’ l’uomo che appartiene alla Terra” (p. 19). Tale principio comporta che, vivendo in modo diretto il rapporto con la natura “selvaggia”, l’uomo possa divenire effettivamente calice trasparente, nei confronti di se stesso e dei propri simili. Potevano uomini dalle idee siffatte, arrendersi senza combattere contri i portatori della visione materialistica, utilitarista della vita? Certamente no. Di fronte alla fine ineluttabile, decisero di rivolgere al Cielo la propria preghiera di morte, morendo “come un eroe che sta ritornando a casa” (p. 7).  Lungo questa tragica ultima cavalcata, gli uomini rossi ebbero l’opportunità, sia pure davvero momentanea, di verificare come fosse possibile, attraverso l’azione guerriera, avere la meglio sulla decadenza (il ciclo eroico di Evola). Lo constatarono a Little Bighorn nel 1876, sopraffacendo, per l’ultima volta, l’esercito statunitense nella sua irrefrenabile conquista della nuova frontiera. Il Generale Custer e i suoi trecento soldati furono sconfitti. Nel 1890, a Wounded Knee, mentre la natura tutt’attorno riposava nel gelo hiemale di dicembre, e il Settimo Cavalleggeri, si trasformava, per i pellerossa e la Tradizione, in Settimo Calvario, il loro sangue vermiglio     irrorò la Terra Sacra. Da allora la loro civiltà è stata reclusa nelle “riserve” ed il processo di colonizzazione dell’immaginario comunitario è risultato devastante. Un genocidio spirituale oltre che militare. Accompagnato, naturalmente, dallo scempio della Natura, considerata a disposizione dei “visi pallidi”, imago dei, immagine del “Dio degli inglesi”.

In ogni caso, a Wounded Knee, si è celebrato solo il tramonto della Tradizione del popolo rosso “nella struggente malinconia del saluto vespertino ma con l’infuocata promessa del ritorno…” (p. 14). Ogni tramonto è annuncio di una nuova alba, a condizione che si sia disposti a spendersi per essa.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59231

libri, sociologia

La conversazione necessaria

In “La conversazione necessaria- La forza del dialogo nell’era digitale (Einaudi 2016) ” Sherry Turkle, a suon di ricerche qualitative e interviste vis a vis, racconta di come uno dei caratteri fondamentali dell’uomo, l’empatia, si stia estinguendo a causa del deficit d’attenzione dovuto all’iperconnessione, all’eccesso informativo, all’impossibilità di sentirsi qui e ora, ma sempre altrove. «Negli ultimi 20 anni, tra gli studenti universitari, si è rilevato un calo del 40% negli indicatori dell’empatia – un decremento avvenuto per la maggior parte nell’ultimo decennio. Si tratta di una tendenza che i ricercatori attribuiscono direttamente alla presenza dei nuovi mezzi di comunicazione digitali». Come si possono capire le sfumature di uno sguardo, di un gesto, se non riusciamo a concentrarci su chi ci sta di fronte, se siamo in continua attesa di uno stimolo esterno, di una notifica dello smartphone? Come possiamo comprendere il prossimo se siamo sommersi dal rumore del comunicare? Come costruire la nostra identità se non conosciamo pause, se non abbiamo il tempo per elaborare e maturare?

Giulio Sangiorgio in Film TV #29 del 18-7-2017

A quanto evidenziato sopra, noi che seguiamo da sempre i libri della sociologa americana, non possiamo non rilevare come la stessa funzione sia stata inserita fin dal 1975 nei film trasmessi in TV,  in cui la pubblicità non serve per vendere improbabili (e inutili) oggetti, ma semplicemente per impedirti di riflettere sul carattere dei personaggi e su te stesso.

Per cui la frittura dei cervelli dei giovani data da molto prima dell’epoca digitale e, purtroppo, le generazioni che ne sono esenti sono in estinzione.

NOTA: Più o meno negli stessi anni si sono moltiplicati i film di azione, dove un montaggio veloce ha espletato la stessa funzione della pubblicità anche nelle sale cinematografiche (e non entriamo qui nella logica dei videogiochi e dei loro stretti rapporti col cinema).

libri, storia

Uomini contro la Storia

81TjpdXIhDL[1]Ci sono stati uomini che hanno sfidato la società, con i suoi cliché, e la storia per affermare se stessi e le proprie vocazioni. Si tratta alle volte di sconfitti, che inutilmente hanno tentato di realizzarsi, costretti poi a subire le vendette del loro tempo. Altri invece hanno vinto e la loro personalità ha lasciato un’impronta indelebile. “Uomini contro la storia” del celeberrimo Vito Fumagalli (Il Mulino, 2015) ci racconta queste vite disperate e “romantiche”. E’ un testo che fu pubblicato per la prima volta nel 1995 ed è il testamento spirituale del suo autore: la storia, sembra dirci il Fumagalli, va vissuta come un’eterna aspirazione dell’uomo a vivere in piena libertà e senza manzogne.

Uno storico “bonderline”

“Uomini contro la storia” è una galleria di personaggi di estrazione sociale differente, vissuti in luoghi e in secoli diversi e con vocazioni particolari e originali, ma tutti accomunati dalla voglia di rivalersi sul loro tempo, sulle regole sociali e sul destino. Fumagalli non ha mai nascosto il suo interesse per le personalità più liberarie del medioevo italiani. Massimo Montanari traccia nella “Prefazione” un ritratto breve e efficace del medievalista: “[…] Fumagalli evidenzia i tratti di comportamento che faticano a inserirsi negli schemi sociali e ideologici; predilige personaggi […] di confine, riottosi alla tipizzazione e alla classificazione: contadini che non si limitano a lavorare i campi ma fanno anche i pastori e i boscaioli; servi che si ribellano al dominio signorile; guerrieri che sentono il richiamo della vita religiosa e si travestono da monaci (magari solo di notte, nascosti al mondo che li esige con le armi in pugno); monaci e preti che si mescolano ai contadini imbracciando vanghe, zappe, scuri; vescovi e abati di nobile famiglia che, balzati a cavallo, si lanciano in ardite battute di caccia rituffandosi nel clima della loro giovinezza.”

I ribelli: santi, cavalieri e contadini

Chi sono questi uomini e queste donne, come Matilde di Canossa, così impavidi? E’ il caso di Geraldo di Aurillac, il “santo conte”, un nobile francese che volle vivere come un monaco, dividendosi tra gli impegni aristocratici e la contemplazione religiosa. Lupo Suplaimpunio era invece un contadino coraggioso, che osava denunciare ai tribunali i soprusi del suo signore. Ci sono anche religiosi, come San Colombano e i suoi monaci: vivevano in austerità sui sentieri dell’Appennino dell’Italia centrale, alternando il lavoro alla preghiera e rifiutando di adempiere al “secolo”. Il Medioevo è stato mistico e ribelle: cavalieri, dame, contadini e santi hanno rifiutato la mondanità e i loro ruoli per esprime al massimo se stessi.

Le rivolte dei Ciompi

La ribellione medievale non è stato solo un fenomeno individuale, ma ha coinvolto le masse. Le violenze poi non sono mancate e i massacri hanno per mesi insaguinato città e regni. La storiografia marxista ha esagerato notevolmente l’origine “proletaria” di questi eventi, parlando già all’epoca di “lotta di classe” e di “dittatura del proletariato”. Fumagalli invece racconta la storia senza costrutti ideologici e lo fa narrandoci la rivolta del “Ciompi”, che coinvolse Firenze tra il giugno e l’agosto del 1378. Le arti minori e i salariati (detti “Ciompi” in toni dispreggiativi) per pochi mesi ressero le sorti del comune fiorentino, rivendicando una maggiore partecipazione politica. Si è visto in questo celebre episodio della storia toscana una prima rivoluzione socialista, un primo barlaume di “coscienza di classe” e l’aspirazione a costituire uno Stato più egalitario e fraterno. Al contrario Fumagalli smaschera questi errori ideologici e racconta una storia diversa, fatta non di un proletariato rivoluzionario, ma di povera gente che non vuole più essere esclusa dalla gestione dello Stato e rivendica un degno posto nella società. Non c’era il desiderio di abbattere il vecchio ordine, ma di prendervi parte. Le varie fazioni dei “Ciompi” si alleavano e si scontravano inseguendo il demagogo più influente: mancava un partito e qualsiasi unità d’intenti. Il tumulto del 1378 fu piuttosto l’esplosione di rabbia di povera gente massacrata dal lavoro ed esclusa dalla vita pubblica cittadina.

Queste e altre storie di libertà e di rivalsa sono narrate magistralmente da Fumagalli e lo fa con empatia, cercando di farci immergere nel turbolento e ribelle Medioevo.

*Uomini contro la Storia. Vito Fumagalli. Pp 136. 12 euro. Editore Il Mulino

fantascienza

1967-2017 Cinquant’anni di Nova Sf*

Tre volte premio Italia, due volte premio Hugo per l’Italia, Premio Comandante Achille Lauro Città di Napoli, premio speciale esposizione di Los Angeles, premio Accademia Tiberina, premio Operosità dell’Arte patrocinato dall’UNESCO, un comitato fondatore composto all’epoca da Brian Aldiss, Ray Bradbury, James Blish, Donald A. Wollheim, Walter Ernsting, unica rivista che per cinquant’anni e attraverso tre diverse case editrici ha mantenuto testata, veste e continuità nella persona del suo direttore, Ugo Malaguti, detentore del primato di più longevo direttore di collana di ogni tempo. Nelle oltre 25.000 pagine degli 81 volumi della sua seconda serie, premi Hugo, Nebula, centinaia di racconti e romanzi brevi e decine di romanzi completi dei maggiori scrittori del fantastico di ogni tempo. In ogni numero, un ricco Portfolio con ampie biografie dei maggiori pittori e illustratori del fantastico, da grandi artisti come Goya e Duhrher ai migliori italiani come Caesar, Allison, Jacono, ai grandi europei come Thole e Pennington, ai classici come Emsh e Finlay.. Romanzi inediti in Italia dei più grandi, da Simak a Hamilton, da Williamson a Swann, da Sturgeon a Clarke, da Willis a Shepard, straordinarie rivelazioni come Jeschke, Gardini e decine di altri. Un dialogo continuo con il pubblico, tanto che le celebri rubriche Pagina Tre e Lettere al Direttore presenti in ogni volume sono una preziosa e attualissima testimonianza della storia, giorno per giorno, della fantascienza italiana, suffragata dai Come eravamo nei quali i protagonisti dell’epoca raccontano momenti fondamentali della loro storia, da Lippi e la sua Urania a Falessi e la sua Oltre il cielo, i migliori specialisti di cinema che analizzano i momenti topici della fantascienza cinematografica, a cominciare dal più famoso di tutti, Luigi Cozzi, e soprattutto romanzi e racconti, sempre integrali, sempre tradotti dai migliori traduttori, e addirittura le prime pubblicazioni mondiali di storie di autori poi diventati famosi, come Jeff Vandermeer…

Questa in poche righe una piccola parte della storia di quella che Bradbury, Aldiss, Wollhiem, Pohl, Simak, Williamson e tanti altri grandi del fantastico mondiale hanno definito “la più bella pubblicazione mondiale dedicata alla science fiction”, una leggenda che con i suoi cinquant’anni di vita è seconda alla sola Urania, nel nostro paese, ma che a differenza della classica pubblicazione mondadoriana ha avuto nella sua storia sempre la stessa testata, una unità anche estetica che la rende inconfondibile e perfetta nel suo scaffale della biblioteca, e, appunto, un solo direttore, Ugo Malaguti.

Ricorre quest’anno un importantissimo anniversario: uscì infatti nel 1967 il primo numero della prima serie di Nova, quella che trascinò la Libra alla maggiore diffusione e consenso del fantastico negli anni ’60 e ’70, e malgrado una lunga sosta, Nova è ancora viva, e con il ritorno del suo direttore storico, Ugo Malaguti, alla piena attività, sta preparando il ritorno sulle scene in autunno, con un impedibile numero 82 e con l’obiettivo di raggiungere nel giro di cinque anni il prestigioso traguardo del centesimo numero della stessa serie (in realtà i numeri finora usciti sono 123, più uno speciale, visto che la prima serie edita dalla Libra arrivò al numero 42, più un numero speciale dedicato alla fantascienza italiana, mentre il ritorno di Nova, avvenuto all’inizio degli anni ’80 dopo una breve sospensione, con la Perseo Libri, riprese dal numero 1 ed è proseguita inalterata anche attraverso Elara).

Nova Sf* è stata definita “l’Università della fantascienza”, perché chi ne possiede l’intera serie ha, commentati e illustrati, tutti i grandi capolavori dal 1926 a oggi, e ogni volume è concepito in modo da offrire sempre una visione globale di questa letteratura, capace di trasformare il lettore in un autentico esperto (come tutti i maggiori critici e specialisti del fantastico italiano, che proprio su Nova hanno conosciuto la grandezza di questa letteratura e si sono formati).

Ci sono 80 volumi su 81, tutti disponibili, nel catalogo di Nova Sf* che potete consultare nel sito www.elaralibri.it, con i sommari completi di ogni volume, volumi che vanno dalle 256 alle 500 pagine ciascuno, e che offrono romanzi completi, romanzi brevi, racconti, rubriche, illustrazioni, profili degli autori, servizi speciali, testimonianze dei protagonisti della storia della sf italiana, tanto cinema, rendendo ogni numero un’esperienza di lettura di altissimo livello, con i più grandi inediti dei più grandi autori.

libri

Contro l’eroticamente corretto

Pensare al politicamente corretto solo come ad una moda, un atteggiamento, ad una alterazione del momento che, magari, sdegnosamente ci fa rifiutare un termine antico per accettarne un altro più edulcorato, sarebbe un errore grave. Per chi non lo avesse inteso il politically correctè l’essenza stessa del nostro tempo e anche la direzione di senso. Rappresenta una tenaglia fortissima che ci indica punto di partenza e prospettiva, quadro generale d’insieme e future e progressive stratificazioni che modelleranno la società. Ecco perché quello che potrebbe sembrare solo un gusto corrente riesce a tenere fortemente sotto scacco la moderna interpretazione di temi cosiddetti fondanti come l’identità, il radicamento alla propria terra e alle proprie tradizioni, il legame al sacro; ed è invece in grado di farci fagocitare con piena coscienza un destino che solo qualche decennio fa avremmo ritenuto essere detestabile.

Una colonizzazione dell’immaginario che agisce sotto ogni forma e con violenza inaudita e non può che sprigionarsi in ogni campo. Lo spiega bene Adriano Scianca nel suo ultimo libro, Contro l’eroticamente corretto (Bietti edizioni, p. 270, euro 18) dove coglie taluni di questi pericoli unicamente analizzando la prospettiva delle relazioni personali tra uomini e donne, tra padri e madri, tra persone dello stesso sesso e temi che attengono all’omosessualità, alle teorie gender, agli affidamenti e alle adozioni da parte di coppie gay e così via, perché: “l’umanità occidentale che, sul finire del suo viaggio al termine della notte, si proclama senza radici è la stessa che si vuole anche neutrale rispetto al genere”.

Se restiamo infatti concentrati solo su questo tema, senza perderci in mille altri rivoli, sono già tanti e tali gli spunti in grado di farci comprendere la deriva occidentale. Pur mettendo da parte le essenziali diatribe economiche e con esse quelle correlate ai diritti del lavoro, e soffermandoci solo su temi che ruotano intorno a questa specifica materia, scopriamo una tale quantità di riverberi in ogni campo del sociale e delle nostre vite private e professionali, da rimanere allibiti. Scopriamo che dall’ambito erotico-sentimental-sessuale si snodano talmente tante problematiche del nostro tempo da poter fungere da paradigmi per l’intero quadro delle mutazioni politiche, culturali, economiche e sociali.

Il volume di Scianca è una miniera di informazioni corredate da preziose analisi su questi processi in atto in tutto l’occidente e che, ripetiamo, non sono argomenti da relegare a latere di tutta l’evoluzione (o involuzione?) della società post-moderna. E così in nome della ideologia del politicamente corretto (perché di questo si tratta!) non possiamo non ammettere con Scianca che è in atto una sorta di colpevolizzazione del maschio senza un’autentica valorizzazione della donna e che quando, per esempio, si parla di ‘gender’ i suoi sostenitori non si presentano solo come difensori di una teoria ma la interpretano “come l’ovvia e naturale autodispiegantesi attuazione del Bene”. Proporla in questo modo, vuol dire infatti evitare in maniera aprioristica ogni tipo di confutazione. E’ così, e basta! …tentano di dirci.

Questa schema culturale viene applicato per ‘il gender’ e per ogni altra mutazione dei caratteri formativi della nostra tradizione così come per l’invasivo sviluppo del capitalismo finanziario perché tutto è interconnesso e procede seguendo la ferrea e consueta logica dell’ideologia.

Nei primi righi, Scianca ci dà contezza del fatto che, per esempio, in Svezia, ai pronomi esistenti han (lui) e hon (lei) l’Enciclopedia Nazionale abbia aggiunto hen, che è formula neutra. Sempre in quelle terre è stata presentata una proposta di legge per sostituire alla dizione ‘donna incinta’ quella di ‘persona incinta’. E poi la Federazione di Bowling avrebbe proposto un campionato unico per maschi e femmine, ed ancora una marca di abbigliamento per bambini avrebbe eliminato la dicitura ‘ragazzo’ e ‘ragazza’ dai suoi capi, e così via all’infinito. Beninteso, c’è anche chi sfiora il ridicolo e ritiene che urinare in posizione eretta sarebbe “simbolo di un’inaccettabile differenza” e dunque vorrebbe vietare ai maschi di rimanere in piedi davanti al water. Ma qui – per l’Italia- siamo troppo ‘oltre’, e ne riparleremo tra qualche anno.

Per trovare un senso e una direzione l’uomo dovrebbe “voltare le spalle all’ipertrofia delle ‘buone maniere’ di una civilizzazione ipocrita”  e – come scrive Claudio Risè – riannodare i fili tra il maschio e il Selvatico. Mettere da parte la condizione attuale attraverso una difficile se non impossibile operazione catartica tale da confutare sin dalle radici quella che Scianca chiama Grande Madre postmoderna, Big Mother.

Il saggio di Adriano Scianca per BiettiIl saggio di Adriano Scianca per Bietti

Operazione che però diventa giorno dopo giorno sempre più complessa proprio per le interconnessioni di cui abbiamo detto. Quanto accade in Svezia, è ciò che sta accadendo con tempi diversi in ogni parte del globo. E questo nuovo modello di società tiene tutto insieme proprio perché fondato su una ideologia: pensiero unico, capitalismo finanziario, delocalizzazioni industriali, linguaggio orwelliano, smantellamento del welfare e creazione di nuovi diritti che non raramente attengono solo alla sfera sessuale fanno parte di un preteso modello ‘aperto’ e senza limiti di sorta. Eppure già gli antichi avevano costretto la libertà di tutti, anche quella degli omosessuali, in ambiti prestabiliti. Pur accettandola come elemento delle proprie società, mai ne tolleravano fughe in avanti che non postulassero dei limiti. Inequivocabile è uno scritto di Marziale su uno sposalizio omosessuale, riportato nel libro, e che riassume la loro e la nostra direzione di senso: “Il barbuto Callistrato ha sposato l’austero Afro secondo la legge con cui una vergine suole maritarsi. Rifulsero le torce, un velo color fiamma coprì il volto, nè, Imeneo, mancarono le tue parole nuziali. Fu anche assegnata la dote. Roma, questo non ti sembra ancora abbastanza? Forse aspetti che partorisca anche?”.

*Contro l’eroticamente corretto di Adriano Scianca (Bietti edizioni, p. 270, euro 18)

http://www.barbadillo.it/67503-cultura-perche-leggere-contro-leroticamente-corretto-di-adriano-scianca/

editoria

Paolo Borgognone

Nel panorama della cultura oppositiva al sistema, troppo spesso arroccata nella riproposizione di modelli politici incapaci di produrre nuove sintesi teoriche, Paolo Borgognone, giovane storico astigiano, rappresenta una novità positiva. Lo confermano i suoi due ultimi libri, i cui contenuti rinviano l’uno all’altro. Ci riferiamo alla terza edizione, ampliata e riveduta, di Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche, ma anche a Deplorevoli? L’America di Trump e i movimenti sovranisti in Europa, nelle librerie per i tipi di Zambon Editore (euro 25,00; euro 18,00).
Il Nuovo Ordine Mondiale costruito attorno a tali valori, comincia a mostrare le sue crepe. Borgognone ritiene che l’8 novembre 2016, l’imprevista elezione alla Presidenza USA di Trump, abbia fatto entrare il mondo in una nuova fase: la transizione (probabilmente lenta e lunga) dall’Impero della Mercificazione universale verso un Nuovo Inizio. Ne parla nel secondo libro: Deplorevoli? Il titolo è suggerito dalla definizione che Hillary Clinton ha utilizzato per qualificare gli elettori del suo avversario “una massa di deplorevoli” (p. 9). Espressione che esemplifica il disprezzo nutrito dai membri della Nuova Classe nei confronti del popolo. Il loro esplicito razzismo esistenzial-spirituale, veste, però, i panni ben accetti del politicamente corretto. Così, mentre le frasi ritenute anti-femministe attribuite al “becero” Trump, subiscono la reprimenda mediatica, la riduzione della donna ad oggetto (leggasi fellatio con l’avvenente Monica) messa in atto dal Presidente “democratico” Bill, è sottaciuta e/o giustificata. Ciò che non rientra nell’orizzonte ideale del Pensiero Unico, non può essere giustificato e subisce la reductio ad hitlerum, un processo di vera e propria demonizzazione. Il fenomeno Trump è stato preceduto dalle affermazioni, in diversi paesi europei, di movimenti “populisti, sovranisti ed identitari”. Il più delle volte, animati da una volontà dichiaratamente contraria alle istituzioni europee, sentite come soverchianti le libere scelte dei popoli (caso Brexit).

Il populismo rappresenta una sorta di risposta spontanea, naturale ed immediata all’innaturalità della situazione che stiamo vivendo su più piani. Da quello propriamente ricordato, politico-istituzionale, a quello esistenziale, personale, per giungere finanche ai comportamenti sessuali. Da questo punto di vista, la teoria del gender funge da grimaldello per ridurre l’uomo alla dimensione del desiderio deprivato di senso. Di fronte a ciò i ceti popolari, gli operai delle periferie urbane come i contadini, abbandonati dalla sinistra dei diritti dell’uomo, chiedono a gran voce identità personale e comunitaria, appartenenza sociale, tutela economica, nella consapevolezza che anche i loro interessi primari divergono radicalmente da quelli della Nuova Classe. Per di più, i processi indotti dalla crisi, in particolare la progressiva proletarizzazione dei ceti borghesi, hanno fatto crescere, in termini numerici, gli appartenenti ai ceti esclusi, parallelamente alla loro rabbia sociale.

Anche laddove, Trump docet, questi fenomeni siano, come sostennero de Benoist e Locchi ne Il male americano, prodotti della stessa “struttura” ideocratica americana (Borgognone ne è consapevole, p. 17), resta il fatto che essi indicano la crisi del sistema. Per questo i libri presentati, suggeriscono la necessità di operare per costruire un polo politico alternativo al dominio neo-liberale. Esso potrà essere realizzato, oltre la consueta dicotomia destra-sinistra, voluta dal sistema, guardando alla Tradizione, alla richiesta identitaria dei “deplorevoli”. La Tradizione è meta, indica un futuro possibile.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59146

editoria

Nexus#4

Il pacchetto Nexus#4: “L’inganno” aiuta nel percorso di consapevolezza tutti coloro che hanno già capito come le questioni economica e politica siano solo un pretesto per “occuparci mentalmente” e “spennarci energicamente“, quando sotto c’è ben altro. L’analisi fatta in questo caso è pratica, calata nella realtà. Infatti solo costruendo un solido e concreto basamento per il nostro risveglio di coscienza potremo poi scalare la parete dell’illusione senza rischiare ricadute. Il mondo dipinto da Huxley e Orwell si è purtroppo materializzato davanti ai nostri occhi, sta a noi ora dissiparlo e vedere attraverso. Il percorso si divide in 3 momenti: economico, politico e letterario. Si parte con La Via del Denaro di Salvatore Tamburro dove viene scandagliata la malsana attività della Banca d’Italia, generatrice di molti dei nostri problemi quotidiani, arrivando ad accennare lo scopo materiale dell'”Inganno” ossia l’attuamento del Nuovo Ordine Mondiale. Si passa all’analisi politica lucida e cinica di Marco Della Luna avvocato, saggista e grande collaboratore di Nexus con il libro Polli da Spennare. Questo volume oltre a svelare i meccanismi della “casta” di ladri e truffatori che ci governa, cerca di dare anche una soluzione, uno spiraglio di luce alla nostra società. Il percorso va poi a concludersi inaspettatamente in un romanzo, l’unico pubblicato da Nexus (e un motivo ci sarà). Lo scrittore e saggista Paolo Cortesi è riuscito in una impresa titanica, riscrivere la storia con la storia, ma sopratutto unire la dimensione materiale affrontata dagli altri due libri con quella dimensione “immateriale” che a molti libri manca. Tale prospettiva è inscindibile ed anzi senza di essa tutto l’inganno non trova una vera spiegazione. Non sono certo i soldi il vero bisogno di chi ci governa, non lo sono mai stati.

LA VIA DEL DENARO 

Nato dall’esigenza di comprendere gli aspetti economici della Banca d’Italia, del sistema bancario in generale e delle principali istituzioni del libero commercio, questo documentatissimo volume espone tutte le anomalie e i veri e propri “conflitti di interesse” che ruotano intorno a queste istituzioni, con particolare riguardo alle maggiori banche italiane che, partecipando all’azionariato della Banca d’Italia, ne snaturano il ruolo istituzionale di ente “controllante” per delegarlo a quello di “controllata”. Un tale conflitto d’interesse caratterizza anche numerose altre banche centrali di paesi esteri, fra cui la Federal Reserve statunitense, ma ben più grave è il problema del cosiddetto “signoraggio”, del quale in questa sede si illustrano le origini, i beneficiari e gli svantaggiati dell’attuale sistema economico, soffermandosi sulla perdita della sovranità monetaria, sul concetto di valore indotto della moneta e sul metodo della riserva frazionaria utilizzato dalle banche. Una èlite globale sta esercitando il suo immenso potere finanziario per manipolare le politiche dei singoli stati allo scopo di realizzare un’economia globale, sotto una specie di dittatura globale, con un unico esercito e un’unica moneta. Lo scenario preconizzato da Orwell in “1984” è più vicino e reale di quanto si pensi…

 

L’autore

Salvatore Tamburro nasce e vive a Napoli. Le sue origini derivano da padre napoletano, di Torre Annunziata (NA), e da madre americana, di Philadelphia (U.S.A.). Dopo il liceo scientifico decide di intraprendere gli studi economici presso l’Università Parthenope di Napoli, iscrivendosi al corso di laurea Economia e Commercio, dove terminerà il suo percorso di studi discutendo una tesi dal titolo “Bankitalia, Signoraggio e Nuovo Ordine Mondiale”, documento che fu e resta tuttora oggetto di discussione dentro e fuori il mondo accademico. Prima tesi di laurea in Italia ad affrontare il tema del signoraggio bancario, del conflitto di interessi insito in Banca d’Italia e dell’ideologia comunemente nota come “nuovo ordine mondiale”.

Dopo la laurea intraprende il praticantato come commercialistarevisore dei conti ed avvia la libera professione di consulenza fiscale e tributaria rivolta a società di persone, società di capitale e persone fisiche, occupandosi anche di contenziosi bancari e tributari.

 

POLLI DA SPENNARE
Si parla di Italia in rovina, di Italiani disperati, di politici corrotti e barbari, di crudeltà inutili indifferentemente praticate su umani e animali, di occasioni perse, di sovranità monetaria espropriata ai cittadini e allo Stato, di criminalità che sguazza coi poteri forti, di poteri forti che sguazzano con la criminalità.

È inutile cercare di sintetizzarne i passaggi più significativi: sono tutti significativi e, nella loro disarmante brutalità, andrebbero letti e vissuti direttamente più che mediati ed eterointerpretati.
Eppure il libro si presta ad una lettura che, forse, potrebbe addirittura andare al di là delle stesse intenzioni disperanti dell’autore: esso, infatti, si inserisce in un filone del tutto nuovo che sta nascendo da pochissimi anni (forse sette o otto) in tutto il mondo, quello del nazionalismo pacifico.

Durante gli anni sessanta e settanta dello scorso secolo, infatti, le multinazionali, supportate dall’azione violenta dei servizi segreti (più o meno deviati) dei principali Paesi industrializzati, hanno fatto piazza pulita dei leader democratici indipendenti (da Kennedy a Moro, da Allende a Lumumba) per ottenere il fondamentale risultato, in vista della sopraffazione dei popoli e del dilagare senza limitazioni dei loro poteri e interessi privatistici: l’abbattimento o, almeno, l’indebolimento dello Stato-Nazione.
Non è un caso, dunque, se già durante il decennio successivo, gli anni ‘80, gli Stati nazionali risultavano privati del loro fondamentale strumento di azione, la sovranità monetaria; ciò ed il cosiddetto liberismo hanno posto le basi della neoglobalizzazione, una forma sfrenata e scriteriata di competizione fra i popoli a chi pagava meno e trattava peggio i propri lavoratori ed i propri cittadini.
Tale modello, tuttavia, risulta in grave crisi da sette-otto anni, come si diceva, anche perché la potenza liberista-imperialista “di coordinameno”, gli USA – che hanno perso la loro indipendenza a favore di un gruppo di uomini d’affari senza scrupoli facenti capo alla piazza di Londra, madre di tutte le trame – ha pensato bene di lanciare sanguinose e perdenti guerre da finanziare in dollari: la via maestra di una perdita di valore che solo i possessori di tale valuta (soprattutto Cina, India e Russia) hanno potuto scongiurare non utilizzandoli, ma ottenendo in cambio un certo ripristino delle loro volontà nazionali.

E così lo Stato moderno – che ha i geni cattivi del Principe di machiavelliana memoria e i geni buoni del Trattato di Westfalia – si è preso la sua non piccola rivincita; certo, se assisteremo, nei prossimi decenni, ad una ripresa dei nazionalismi aggressivi con rivendicazioni territoriali ed economiche che portano a scontri militari, il quadro fosco delineato da Marco Della Luna per l’Italia sarà destinato ad aggravarsi e, logicamente, ad allargarsi un po’ dappertutto.
Ma se, invece, prevarrà una logica di sviluppo autocentrato (in cui anche le monete complementari locali avranno un ruolo importante, almeno all’inizio) e di rispetto della sfera di influenza e di autonomia dei “vicini di casa”, è possibile uno scenario politico ed economico del tutto diverso.
E incoraggiante. Ma, prima, occorrerebbe leggere Polli da spennare per capire fino in fondo quello che non si deve accettare se si vuole diventare classe dirigente responsabile, cittadini intelligenti, popoli liberi. (n.g.) Ora che il sistema, dispone di leggi e tecnologie che gli consentono un controllo e una manipolazione radicali, si gioca il nostro futuro: ritornare uomini o diventare come polli geneticamente modificati.

Subire fino in fondo la logica del profitto e dei numeri, oppure tornare a contare come esseri umani, l’unica alternativa a un destino di polli d’allevamento, che nascono e vivono solo per essere spennati e mangiati.
Ora, o mai più. La via della salvezza è aperta dalla conoscenza. Questo libro indica le risorse: per risolvere gli attuali problemi occorre investire subito le risorse che il futuro è in grado di produrre.

 

L’autore

Marco Della Luna, avvocato, esercita da anni la professione forense. Laureato in psicologia a Padova è inoltre studioso di strumenti psicologici, economici e giuridici di dominazione sociale. Collabora con riviste come Tema, Il Consapevole, Nexus, Il Popolo, per cui ha scritto numerosi articoli, quali Magia ingegneristica; La Casta dei Pupi e le Banche dei Pupari; Debunking: fini, presupposti, metodi. Autore di numerosi libri tra cui: Il Codice di Mâya, Euroschiavi, Le Chiavi del Potere, Polli da Spennare, Basta con questa Italia.

 

 

IL PATTO

Pur trattandosi di un romanzo, e dunque di una costruzione narrativa prodotto di invenzione e finzione, è un’opera infarcita di elementi assolutamente veritieri e reali, ricavati da autentiche fonti documentarie, così come i personaggi celebri (Garibaldi, Cavour, Napoleone III, o più recenti come Retinger, Schumann e Allen Dulles) che l’autore ha inserito in un contesto del tutto originale, facendone personaggi di una storia alternativa e occulta. La narrazione, fluida e coinvolgente grazie anche alla vivida e pittoresca rappresentazione dei personaggi, segue un crescendo irresistibile che vi terrà inchiodati sino all’ultima pagina. Da appassionato di cinema, sono certo che da un romanzo come questo si potrebbe trarre la sceneggiatura di un film di grande successo, ciononostante il gusto per la lettura in questo caso ha un sapore davvero speciale… Mi sembra si tratti della prima volta che presento un libro di nostra pubblicazione, ma sono talmente orgoglioso di questo bellissimo romanzo, magistralmente concepito e realizzato da Paolo Cortesi, che desideravo assolutamente condividere con voi l’emozione e il coinvolgimento da me provati nel leggerlo. Chiunque ami certe tematiche care alla rivista che avete in mano, rimarrà sorpreso della verosimiglianza delle incredibili vicende narrate in questa storia, che si dipana lungo quattrocento anni attraverso personaggi noti e semplici sconosciuti, tutti pedine di un grande gioco la cui posta in palio è il dominio assoluto. (t.b.)

 

L’autore

Paolo Cortesi è scrittore e saggista, con decine di volumi e centinaia di articoli al suo attivo. Si occupa in particolare di storia delle fenomenologie culturali occidentali e di storia moderna e contemporanea. Tra le sue ultime pubblicazioni: Manoscritti segreti, Il libro nero del Medioevo (entrambi editi da Newton & Compton) e il romanzo storico Il fuoco, la carne (Premio Todaro Faranda 2003, Perdisa editore).

 

 

 
Via Terme, 51 – 35041 BATTAGLIA TERME (PD)
Tel: 049.9115516 – Fax: 049 9119035
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libri

La fine della destra e della sinistra

 

La diffidenza crescente, in fasce di popolazione sempre più ampie, verso i partiti, il ceto politico e le classi dirigenti a beneficio di movimenti definiti “populisti”, è indubbiamente il fatto più rilevante delle trasformazioni del panorama politico avvenute negli ultimi decenni.

 

La distanza tra il popolo e la nuova classe dominante aumenta sempre di più e la disaffezione al voto si sta trasformando in una vera e propria astensione di massa.

 

Ovunque emergono nuove divisioni, a rendere superata la vecchia contrapposizione destra/sinistra, che lascia il posto a un contrasto in divenire tra la richiesta di partecipazione e la deriva oligarchica dei governi, tra le culture comunitarie e l’individualismo liberale.

«La Brexit in Inghilterra, l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, il crollo del consenso ai partiti storici in Francia nonché la vocazione maggioritaria di movimenti politici non istituzionali in Italia, in Spagna e in altri Paesi occidentali, dimostrano la centralità del fenomeno populista nel nostro presente».

Alain De Benoist

La fine della destra e della sinistra.

Prezzo libro: € 14,50
Editore: Arianna Editrice
Collana: Un’Altra Storia
Pagine: 336
Brossura – cm 15×21

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autori, libri

Autori a corte

Autori a Corte – presentazioni letterarie con degustazione.

  • 5, 12, 18, 19, 25 luglio 2017

  • Ferrara – Sedi diverse
  • Programma:

    MERCOLEDI’ 5 LUGLIO

    Salotto Roverella – Palazzo Roverella, Corso Giovecca, 47
    Inaugurazione della rassegna
    Ore 19.00 Roberto Pazzi “Lazzaro” (Bompiani)
    IBS+Libraccio – Palazzo S. Crisino, Piazza Trento Trieste
    Ore 20.30 Fulvio Bertolino “La Bassona nuda” (Edizioni La Carmelina)
    Ore 21.15 Tavola Rotonda: fantasy e dintorni
    Aristide Bergamasco “Contagio” (Leone Editore)
    Giulio Fortini “I manoscritti di Enoch”
    Alexis Saints “Fernik”
    Alen Grana “I signori delle balene” (LaPiccolaVolante) conduce Matteo Rubini (Ferrara Bynight)
    INFO: tel. 05321825598; 3929452716
    autoriacorte@libero.it
  • http://www.autoriacorte.onweb.it/
  • Ingresso: Tutte le presentazioni e le degustazioni sono ad ingresso gratuito.

Incontri all’Ibs + Libraccio

Presentazioni librarie

  • Venerdì 7 Luglio ore 21.30

  • Ferrara – Ibs + Libraccio – Palazzo di San Crispino – Piazza Trento Trieste
  • Programma:
    Per la rassegna “Drink a book”
    presentazione di Matteo B. Bianchi “Maria accanto”
    In collaborazione con Circomassimo–Arcigay e Arcilesbica Ferrara
  • http://negozi.libraccio.it/eventi
  • Ingresso: Ingresso libero