editoria

La trilogia Steampunk

n una nuova traduzione e in una nuova splendida edizione lo spettacolare miniciclo di Paul Di Filippo ambientato in epoca vittoriana. Con illustrazioni di Luca Oleastri.


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“Questo non è un libro steampunk“. Così comincia l’introduzione di Salvatore Proietti di questo piccolo classico, questo cult della fantascienza moderna che è la Trilogia Steampunk di Paul Di Filippo, in questi giorni in arrivo nelle librerie in una nuova, curatissima edizione.

Non è steampunk, dice Proietti, secondo i modelli che in questi anni stanno dando nuova popolarità al termine; e del resto, è sempre difficile racchiudere negli schemi uno scrittore eclettico e brillante come l’autore di Providence. La frase finale dell’introduzione di Proietti, peraltro, è “questo libro è il capolavoro dello steampunk”, e lasciamo al lettore scoprire i ragionamenti intermedi che portano il noto critico ed esperto dalla frase iniziale a quella finale.

Salvatore Proietti è anche l’autore della nuova traduzione con cui questo testo — già uscito molti anni fa nella Cosmo Argento dell’Editrice Nord — viene riproposto al pubblico, una traduzione di qualità di cui si sentiva l’esigenza anche a causa della complessità del testo originale, un percorso a ostacoli tra citazioni, riferimenti colti, persino imitazione stilistica di autori dell’epoca.

La nuova edizione esce in un formato insolito per la collana Odissea: grande formato — 15x21cm — con illustrazioni interne di Luca Oleastri, autore anche della copertina.

 

La quarta di copertina. Cos’è accaduto alla regina d’Inghilterra? È realmente lei la creatura dagli strani appetiti che da qualche tempo siede sul trono dell’Impero Britannico? Da dove vengono i mostri dell’abisso lovecraftiano che minacciano il Massachusetts? In quale curiosa epoca sono stati condotti i poeti amanti Walt Whitman ed Emily Dickinson?

Tra i tanti sottogeneri del fantastico, della fantascienza e del fantasy, lo steampunk è uno dei più affascinanti, con i suoi scenari vittoriani, con le sue straordinarie tecnologie senza elettronica ed elettricità basate su ingranaggi

e motori a vapore. Tra i pionieri del genere, che annoverano nomi come Tim Powers, William Gibson, Bruce Sterling e Alan Moore con la sua Lega degli Uomini Straordinari, un posto particolare spetta a Paul Di Filippo, primo a usare il termine steampunk in un titolo proprio con il presente libro.

Tre storie ambientate nel diciannovesimo secolo, in una girandola di avventure narrate con l’arguzia e il consueto filo di ironia che caratterizzano questo autore.

 

L’autore. Natìo della uggiosa Providence, nello stato del Rhode Island, che diede a lui i natali nel 1954 e, una manciata di lustri dianzi, all’illustre H.P. Lovecraft, Paul di Filippo manifestò sin dai suoi primi componimenti splendide doti sia di eclettismo nella scelta dei temi, sia di imprevidibilità e d’estro, doti che i più avveduti e lungimiranti tra i critici gli riconobbero anzitempo.

Spaziando le sue storie tutte tra i sottogeneri dell’affabulazione cosmogonica, l’Autore si distinse, primo tra i primi, nella composizione di novelle fantastiche, arricchite di riferimenti a macchinarî e altri prodigî della nuova tecnica e positiva scienza, ambientate al tempo in cui era Vittoria a portare la Corona d’Inghilterra.

Viene così tuttora indicato quale fondatore del genere letterario che porta il nome di steampunk, la cui celeberrima trilogia che ivi presentiamo ne è fulgido e mirabile esempio.

Già anteriormente i suoi versi, in forma di novelle e florilegi di scritti brevi, sono stati dati alle stampe nella nostra Patria, volgati nella italica favella: tra essi, non ultimo, il lodevole romanzo Un anno nella città lineare, dato alle stampe per gli stessi tipi di questo editore e acclamato finalista in concorsi letterari tra i più rinomati.

Negli ultimi anni si è vieppiù distinto nell’ideazione e componimento di novelle illustrate. Esercita inoltre con autorevolezza e severa competenza l’arte della critica letteraria al servizio dei più importanti fogli del Nuovo Mondo.

 

Paul Di Filippo, La Trilogia Steampunk (Steampunk Trilogy), traduzione e introduzione di Salvatore Proietti, Copertina e illustrazioni interne di Luca Oleastri, Odissea Fantascienza 51, Delos Books, pagg. 320, euro 14,90.

riviste

Hamelin

29. questione di genere

È uscito il nuovo numero della rivista “Hamelin. Storie figure pedagogia” dedicato alle “questioni di genere”.

Gli imperativi restano i bulli e le pupe, ma anche nella versione speculare le bulle e i pupi sono categorie cristallizzate, scintillanti nel loro fascino di armature, e mortifere negli esiti. Impediscono a ragazzi e ragazze in ugual modo di diventare individui: consapevoli di se stessi, dei propri corpi, della propria posizione nel mondo al di là del genere, o per meglio dire attraverso di esso.

IN QUESTO NUMERO

Editoriale
– Il genere, una performance? di Cristina Gamberi
Sul Genere: confronto tra generazioni. Intervista a Melandri di Stefania Voli
“Piccole e belle cunegunde, non voglio mai diventare grunde!” di Stefania Prestopino
Fanciulle perseguitate 2.0. L’icona della fanciulla perseguitata nella letteratura gotica contemporanea di Barbara Servidori
Il club delle schiappe. I maschi nella narrativa contemporanea per ragazzi di Nicola Galli Laforest
Generazioni a confronto. Scrittrici del visibile e dell’invisibile di Giordana Piccinini

Didactica magna (o minima?)
Perché anche da grandi, se son stati bambini, han dieci dita alle mani e dieci dita ai piedini Corpi e narrazioni. Proposte di lettura per le scuole medie di Nicoletta Gramantieri

Approfondimenti
La pedagogia della narrazione di Michail Bakhtin. Appunti dalla XIV Bakhtin Conference di Elena Massi

Sulla punta della lingua
Osservare Riflettere Ascoltare di Giovanna Zoboli
Fisarmoniche Filastrocche. Un ragionamento sulla “poesia per” di Bruno Tognolini
O fratello che cosa intendi. La poesia di Anna Maria Carpi di Mariagiorgia Ulbar

Un certo sguardo
Imparare l’incanto di Emanuele Rosso
La strana vita dei libri a tema di Giulia Mirandola

È possibile acquistare “Hamelin” nelle librerie specializzate per ragazzi.
Clicca qui per sapere dove trovare la rivista.

filosofia

Felicità

A pochi mesi dalla conclusione della sesta edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, che ha ospitato relatori d’eccezione, registrando un’affluenza sorprendente di pubblico – meglio di Amici pensanti – si terrà lunedì 28 novembre, alle ore 20.45, nella suggestiva cornice del ristorante Vecchia Contea, sito in via Castello 25 a Villagana (Bs), la presentazione del IV volume della Collana dei Filosofi lungo l’Oglio (ricordiamo Vizi e virtù 2008, Destino 2009, Corpo 2010).

Il testo – intitolato Felicità – ospita gli illuminati saggi di Marc Augé, Roberta De Monticelli, Sergio Givone, Duccio Demetrio, Armando Massarenti, Massimo Donà, Bernhard Casper, Remo Bodei, Salvatore Natoli, Marco Vannini, Maria Rita Parsi, Adriano Fabris.

Per l’occasione sarà, inoltre, presentato il quinto numero della Collana Granelli: S. Natoli, La fecondità delle virtù. Entrambi i volumi sono a cura di Francesca Nodari ed editi dalla Compagnia della Stampa Massetti-Rodella Editori. Ospite d’eccezione sarà il Prof. Salvatore Natoli padrino del Festival, cittadino onorario di Villachiara nonché membro del Comitato scientifico della kermesse. Interverranno, inoltre, Ilario Bertoletti, direttore editoriale Morcelliana e La Scuola, l’editore Eugenio Massetti e il direttore scientifico del Festival, Francesca Nodari. Modererà l’incontro l’inviato speciale del Giornale di Brescia, Tonino Zana.

«È con grande emozione ed entusiasmo – ha commentato il direttore scientifico, Francesca Nodari –che ci prepariamo a vivere e con-dividere con il Prof. Natoli, gli illustri relatori e il nostro caloroso pubblico un momento che segna un traguardo scientifico importante, la presentazione dei due volumi, e insieme vuole costituire un evento di incontro, di dialogo e di felicità condivisa. Confido nell’affluenza nutrita dei nostri spettatori sensibili che, di concerto con i pensatori che, di anno in anno, ci onorano della loro presenza e con i Comuni e gli Enti ospitanti, costituiscono il cuore pulsante di questo Simposio di Pensiero e di Parole».

CHI È SALVATORE NATOLI

Conosciuto come il filosofo dello stare al mondo, Salvatore Natoli si è laureato presso l’Università Cattolica di Milano, in Storia della Filosofia. Già docente di Logica presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia e di Filosofia della Politica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano, Natoli insegna, attual¬mente, Filosofia Teoretica all’Università degli Studi Milano Bicocca. Natoli, che annovera tra i suoi maestri Emanuele Severino, Gustavo Bontadini e Italo Mancini, si distingue nel panorama filosofico italiano e internazionale, per la sua indagine incessante sullo stare al mondo, in serrato dibattito e confronto con il Cristianesimo, approdando ad una nozione di etica del tutto singolare e radicata nell’ontologia, prima che nella deontologia.

I suoi libri sono diventati dei classici. Tra le sue opere ricordiamo:
Soggetto e fonda¬mento. Studi su Aristotele e Cartesio, Antenore, Padova 1979; Ermeneutica e genealogia. Filosofia e metodo in Nietzsche, Heidegger, Foucault, Feltri¬nelli, Milano 1981; L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli, Milano 1986; Giovanni Gentile filosofo europeo, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Vita buona, vita felice. Scritti di etica e politica, Feltrinelli, Milano 1990; Teatro filosofico. Gli scenari del sapere tra linguaggio e storia, Feltrinelli, Milano 1991; La felicità. Saggio di teoria degli affetti, Feltrinelli, Milano 1994; I nuovi pagani. Neopaganesimo: una nuova etica per forzare le inerzie del tempo, Il Saggiatore, Milano 1995; Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano 1996; Soggetto e fondamento. Il sapere dell’origine e la scientificità della filosofia, Mondadori, Milano 1996; La politica e il dolore, con Leonardo Verga, Edizioni Lavoro, Roma 1996; Dialogo su Leopardi. Natura, poesia e filosofia, con Antonio Prete, Mondadori, Milano 1996; La politica e la virtù, Edizioni Lavoro, Roma 1999; Dio e il divino. Confronto con il cristianesimo, Morcelliana, Brescia 1999. Progresso e catastrofe. Dinamiche della modernità, Marinotti, Milano 1999; La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni dell’esistenza, Mondadori, Milano 2000. Stare al mondo. Escursione nel tempo presente, Feltrinelli, Milano 2002; Libertà e destino nella tra¬gedia greca, Morcelliana, Brescia 2002; Il cristiane¬simo di un non credente, Qiqajon, Magnano (Bi) 2002; Parole della filosofia o dell’arte del meditare, Feltrinelli, Milano 2004; La verità in gioco. Scritti su Foucault, Feltrinelli, Milano 2005; Guida alla for¬mazione del carattere, Morcelliana, Brescia 2006; La salvezza senza fede, Feltrinelli, Milano 2007; La mia filosofia. Forme del mondo e saggezza del vivere, a cura di F. Nodari, ETS, Pisa 2007; Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso, Morcelliana, Brescia 2008; Crollo del mondo, Morcelliana, Brescia 2009; Il buon uso del mondo. Agire nell’età del rischio, Mondadori, Milano 2010; L’edificazione di sé. Istru¬zioni sulla vita interiore, Laterza, Roma-Bari 2010; Non ti farai idolo né immagine (con P. Sequeri), il Mulino, Bologna 2011; Nietzsche e il teatro della fi¬losofia, Feltrinelli, Milano 2011.

«La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici,
ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità»
I. Kant

DIGNITÀ È IL TEMA SCELTO PER LA SETTIMA EDIZIONE

Dopo Le stagioni della vita, Geografia delle passioni, Vizi e virtù, Destino, Corpo, Felicità è Dignità il tema della settima edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, che si terrà, come è tradizione, nei mesi di giugno e luglio 2012. Tema evocato da più parti nella nostra contemporaneità, trova la sua origine nell’esigenza enunciata da I. Kant come seconda formula dell’imperativo categorico: «Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre anche come un fine e mai unicamente come un mezzo». Questo imperativo stabilisce che ogni uomo, anzi ogni essere ragionevole, come fine in se stesso, possiede un valore intrinseco.

Ancora il filosofo di Königsberg, nella Fondazione della metafisica dei costumi, contrariamente a quanto sostiene Hobbes nel Leviatano, afferma che «nel regno dei fini tutto ha un prezzo o una dignità. Il posto di ciò che ha un prezzo può essere preso da qualcos’altro di equivalente; al contrario ciò che è superiore ad ogni prezzo, e non ammette nulla di equivalente, ha una dignità. […] Dunque la moralità è la condizione esclusiva affinché un essere ragionevole possa essere un fine in sé, perché soltanto in base ad essa questo essere può costituirsi a membro legislatore del regno dei fini. Ecco perché soltanto la moralità, e l’umanità in quanto capace di moralità, possono avere dignità».

Questi concetti kantiani ritornano nello stesso F. Schiller in Grazia e Dignità: «La dominazione degli istinti mediante la forza morale è la libertà dello spirito e l’espressione della libertà dello spirito nel fenomeno si chiama Dignità».

Si tratta di un concetto importante della tradizione filosofica e di una questione calda del nostro tempo. Nell’incertezza delle valutazioni morali del nostro mondo, incertezza che a più riprese ci fa parlare di un dis-orientamento pericoloso dell’esserci, si potrebbe anche dire, usando le parole di Heidegger, di una tangibile afflizione della fatticità, l’esigenza della dignità si rivela come una pietra di paragone fondamentale per l’accettabilità degli ideali e delle forme di vita instaurate o proposte.

Un tema con il quale la bioetica, la religione, la morale, le etiche applicate, la politica, la vita civile e pubblica, la società liquida in cui abitiamo non possono non misurarsi. D’altro canto, come non pensare alla distinzione netta che Simone Weil opera tra diritto e obbligo, il primo di ordine oggettivo, e l’altro che non può essere che incondizionato?

«L’obbligo – nota l’ebrea francese nel Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano, pubblicato nel 1949 da Gallimard nella Collana «Espoir» curata da Albert Camus – lega solo gli esseri umani. […] L’oggetto dell’obbligo, nel campo delle cose umane, è sempre l’essere umano in quanto tale. C’è obbligo verso ogni essere umano, per il solo fatto che è un essere umano, senza che alcun altra condizione abbia ad intervenire; e persino quando non gliene si riconoscesse alcuno». Ed è sorprendente l’attualità di quanto scrive Weil allorché elenca ciò che lei chiama i bisogni indispensabili per la vita dell’anima: l’ordine, la libertà, l’ubbidienza, l’iniziativa e la responsabilità, l’uguaglianza, la gerarchia, l’onore, la punizione, la libertà di opinione, la sicurezza, il rischio, la proprietà privata, la proprietà collettiva, la verità – il bisogno «più sacro di tutti – dice Weil – eppure non se ne parla mai». Infine viene «il radicamento, forse, il bisogno più importante e più misconosciuto dell’anima umana. Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale all’esistenza di una collettività che conservi vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, l’essere umano ha una radice. […] Ad ogni essere umano occorrono radici multiple. Ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale tramite gli ambienti cui appartiene». Ed è proprio a partire da una tale sfida che questa avventura filo-rivierasca continua con tenacia il suo percorso, fedele al binomio luogo-pensiero e alla propria mission: portare il filosofo in mezzo alla gente, nella consapevolezza che la diffusa richiesta di senso, sia un bisogno sociale da ascoltare e che va preso, davvero, sul serio.

fotografia

Carlo Fei, doppia esposizione n.6

realizzato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato

 

martedì 29 novembre 2011, ore 19

 

intervengono
Carlo Fei, Elio Grazioli, Raffaella Perna, Stefano Pezzato

 

 

In occasione della mostra
CARLO FEI. DOPPIA ESPOSIZIONE No. 6

Progetto speciale a cura di Stefano Pezzato

Museo Pecci Milano
Ripa di Porta Ticinese 113 – Milano
aperto fino al 10 dicembre 2011
da martedì a sabato, ore 15-19, ingresso libero

 

Dalla serie di 12 stampe fotografiche Project Val di Luce raccolte in scatola nel 2009 Carlo Fei  ha sviluppato il progetto editoriale Black Light, realizzato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e pubblicato nel 2010 da SilvanaEditoriale, Milano.
Il volume comprende 44 fotografie, una conversazione di Carlo Fei con Elio Grazioli e un contributo di Stefano Pezzato. L’impaginazione grafica di Laboratorium, Firenze. Edizione bilingue: italiano/English.

Carlo Fei è nato nel 1955 a Firenze, dove vive e lavora. Laureato in pedagogia con una tesi sperimentale sull’utilizzo della fotografia di ritratto in casi di psicodiagnostica, ha compiuto anche studi musicali e fatto esperienza tecnica di laboratorio in chimica e fisica. Dalla fine degli anni settanta opera come fotografo professista nel mondo dell’arte, collaborando con gallerie, riviste, musei, istituzioni pubbliche e private fra cui il Centro Pecci di Prato, la Fondazione Pitti Discovery di Firenze, il Palazzo delle Papesse di Siena, il Museo Marino Marini di Firenze, la Galleria civica d’arte contemporanea di Modena. Dai primi anni Novanta ha sviluppato un autonomo percorso di ricerca artistica, presentato in mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero.

Elio Grazioli insegna Storia dell’arte contemporanea e Teoria e storia della fotografia all’Università degli Studi di Bergamo e Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti il semestrale monografico “Riga”. Ha curato per la Bruno Mondadori i volumi di Rosalind Krauss: Teoria e storia della fotografia (1996); Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art (1998), L’informe. Istruzioni per l’uso (2003), L’inconscio ottico (2008). Presso lo stesso editore ha pubblicato Corpo e figura umana nella fotografia (1998), Arte e pubblicità (2001), La polvere nell’arte (2004) e Ugo Mulas (2010).

Raffaella Perna vive e lavora a Roma. Tra le sue pubblicazioni, oltre a diversi saggi, i volumi In forma di fotografia. Ricerche artistiche in Italia tra il 1960 e il 1970 (DeriveApprodi, 2009), Mimmo Rotella. Reportages (DeriveApprodi, 2010), la riedizione della autobiografia di Mimmo Rotella Autorotella. Autobiografia di un artista (postmedia books, 2011). In corso di pubblicazione il volume Wilhelm von Gloeden. Ritratti, travestimenti, tableaux vivants (postmedia books, 2012). Ha curato per l’Auditorium Parco della Musica di Roma la mostra Synchronicity. Record Covers by Artists (luglio 2010). Curatrice, con Ilaria Schiaffini, del convegno Per un Museo della Fotografia a Roma (novembre 2011) promosso dall’Università La Sapienza e dall’Università di Roma Tre. Collabora con il mensile “alfabeta2”.

Stefano Pezzato, responsabile artistico e conservatore al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e al Museo Pecci Milano, curatore delle mostre personali di Wim Delvoye, Domenico Gnoli, Massimo Vitali, Bertrand Lavier, David Tremlett, Daniel Spoerri, Loris Cecchini e di vari progetti d’artista a Prato e Milano. Autore di saggi e cataloghi, ha curato la pubblicazione del volume La collezione (Centro Pecci/Giunti, 2009); la mostra Wonder World. Expecting a restless future alla Ekaterina Foundation, progetto speciale per la 3. Biennale d’arte contemporanea di Mosca (2009); la mostra Oltre il Grande rettile al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno (2010), il progetto espositivo ed editoriale sull’archivio di Mario Mariotti al Centro Pecci di Prato (2011)

Fino al 10 dicembre 2011 è aperta la mostra
CARLO FEI. DOPPIA ESPOSIZIONE No. 6

Il progetto espositivo concepito appositamente per il Museo Pecci Milano rappresenta il sesto capitolo di una serie inaugurata da Fei presso lo spazio Zelle Arte Contemporanea di Palermo nel 2008 e sintetizzata nel concetto ambivalente di Doppia Esposizione, intesa come proposta del lavoro fotografico e come intervento ambientale che assume, a sua volta, valore di opera.
Nella sede milanese del Museo Pecci la duplicità del progetto è sottolineata dalla collocazione dei lavori alle due estremità dello spazio espositivo, corrispondenti alle opposte polarità su cui Fei ha concentrato la propria ricerca dal 1998, e inoltre dalla presenza di due serie distinte di lavori, Project Val di Luce (2007-2010) e Papaveri (2011).

Project Val di Luce include il lavoro fotografico, con la sua prerogativa di fissare il momento,        e una riflessione sulla “realtà” e sull’impossibilità di arrestare il flusso continuo di vita e morte.      Lo sguardo sul paesaggio e la “natura” di tale sguardo, inteso come rivelazione dell’essenza astratta della fotografia in quanto negazione dell’elemento fenomenico, conduce Fei all’unione dialettica dell’apparenza e della sostanza (acqua, terra), della luce e dell’oscurità (Black Light), del positivo e del negativo (né più né meno).
Il soggetto ripreso è un “pretesto”, come afferma Fei, per intraprendere un’indagine sull’idea stessa che sottende all’immagine: un attraversamento o shining, di cui il bagliore sfolgorante della luce è la metafora significativa; un’immersione nella totalità avvolgente dell’oscurità che sottrae il discorso sulla fotografia alla sua stessa presenza, evidenziata dalla simultanea disposizione degli elementi naturali dentro le forme simboliche del positivo e del negativo. L’esito finale della fotografia è l’irriconoscibilità della rappresentazione che sprofonda nell’abisso dilagante del nero e, d’altra parte, approda all’apparizione sfolgorante del bianco ripetuta all’infinito nel video Di oscuri siti (2010) della durata di appena 13 secondi.


Papaveri
è l’ultima serie fotografica realizzata da Fei in un personale tributo al testo musicale di Fabrizio De Andrè: Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi.
Ciascun fiore si staglia nitido su fondo nero, ingigantito nella scala e inesorabilmente fissato al punto in cui l’immagine della vita e della morte che esso incarna coincidono e si confondono fra loro, per ribadire ancora una volta il concetto filosofico secondo cui “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, evocato dall’espressione né più né meno che comprende anche quest’ultima serie di fotografie.

editoria

Da Abel Books il concorso per scrittori-lettori

La casa editrice Abel Books è nata con lo scopo di allargare
 il numero dei lettori di libri elettronici.
Ma non solo. L’idea è quella di creare un ponte tra chi legge 
e chi scrive. Per questo è stato creato Lab. un vero e proprio 
laboratorio editoriale studiato per far incontrare gli scrittori 
con i lettori. L'idea di Lab. è semplice. Funziona di fatto come 
un concorso: per tre mesi (termine della promozione 15 febbraio 
2012) tutti gli scrittori acquistando solo tre libri su Abel Books
 avranno diritto ad inviare in lettura il proprio manoscritto. 
Inoltre ogni iscritto avrà diritto di poter scegliere e richiedere 
gratuitamente altri tre titoli a sua scelta dal catalogo.

Tra tutti i manoscritti partecipanti a Lab. il comitato di lettura 
sceglierà tre libri di narrativa e tre libri di saggistica che 
saranno pubblicati e distribuiti nelle librerie virtuali di BOL, 
IBS, RIZZOLI, MEDIAWORLD, BOOK REPUBLIC, etc.

Lab. è nato con lo scopo di diffondere i libri di Abel Books,
 aumentare i libri letti, i lettori e le royalties per gli autori.
Per partecipare a Lab. basta spedire alla email abelbooks@hotmail.com 
il vostro manoscritto, allegando una sinossi dell'opera,
 una bio-bibliografia, richiedendo poi di ricevere i 6 titoli 
scelti dal catalogo.

Info e note http://www.abelbooks.net

AbelBooks
www.abelbooks.net

E' un marchio di Andrea Giannasi editore
via terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
P.iva 09345201009
editoria

AAA Mecenate cercasi!!!


Pragmata che da anni è attiva nella promozione e diffusione degli autori e delle loro opere, si rivolge agli autori stessi per un’interessante iniziativa, quella di finanziare con pochi Euro la pubblicazione di testi letterari: romanzi, racconti, poesie.

 

Come procedere?

Offrendo una libera donazione in denaro attraverso bonifico, carta di credito o pagamento Paypal.

 

Pragmata, in ordine di trasparenza, pubblicherà su di un’apposita pagina del suo sito web il nome del mecenate* e l’importo da questi versato.

 

Partiamo subito!

Chiunque voglia partecipare con un proprio contributo economico, può anche inviare un racconto breve (max 6 cartelle) sul tema del Natale e, compatibilmente con I contributi ricevuti, Pragmata sarà lieta di editare e diffondere I migliori elaborati che perverranno.

 

Alla seguente pagina del nostro sito web http://www.pragmata.info/AAA%20Mecenate.htm

è indicato come poter contribuire.

 

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*Fu grazie agli interventi di quanti come Gaio Clinio Mecenate o la famiglia Medici di Firenze che eminenti artisti poterono liberamente creare le loro opere, mirabilmente giunte oggi a noi. Tra essi ricordiamo Orazio, Properzio, Lucio Vario Rufo, Cornelio Gallo, Aristio Fusco, Plozio Tucca, Valgio Rufo, Domizio Marso, Quintilio Varo, Caio Melisso, Emilio Macro, Michelozzo da Forlì, Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Antonio Pollaiolo, Sandro Botticelli, Giorgio Vasari, il Pontormo, Raffaellino dal Colle, Raffaello, Evangelista di Pian di Meleto, Parmigianino, Prospero Fontana.

 

Economia

Il coefficiente di Gini

L’1% DELLA POPOLAZIONE È FORMATO DAI PIÙ ACCANITI DISTRUTTORI
Data: Giovedì, 17 novembre @ 17:10:00 CST
Argomento: Economia

CHE IL MONDO ABBIA MAI CONOSCIUTO

DI GEORGE MONBIOT
Guardian.co.uk

Negli ultimi trent’anni gli psicopatici industriali si sono appropriati del nostro tesoro comune. Questo è il motivo per cui siamo quasi in fallimento.

Se la ricchezza fosse il risultato inevitabile del duro lavoro e dell’intraprendenza, ogni donna in Africa dovrebbe essere milionaria. Le affermazioni che gli ultra-ricchi che formano l’1% della popolazione fanno su sé stessi – che sono in possesso di intelligenza, creatività o spirito di iniziativa al di fuori dell’ordinario – sono esempi di vera e propria millanteria. Dire che ciò significa attribuire a sé stessi risultati per cui non si ha alcun merito. Molti di coloro che oggi sono ricchi lo sono diventati perché sono stati in grado di ottenere certi lavori, più per una combinazione di sfruttamento spietato degli altri e di incidenti di percorso che per il talento e l’intelligenza, visto che questi posti di lavoro, nella stragrande maggioranza dei casi, sono in mano a persone nate in certi luoghi e all’interno di determinate classi sociali.

I risultati dello psicologo Daniel Kahneman, vincitore di un premio Nobel per l’economia, sono devastanti per le convinzioni con cui si lusingano i rinomati finanzieri. Ha scoperto che il loro apparente successo è una illusione cognitiva. Per esempio, ha studiato i risultati ottenuti da venticinque ricchi consulenti in un arco temporale di otto anni. Ha scoperto che la consistenza delle loro performance era pari a zero. “I risultati assomigliavano a quelli che vi aspettereste in una gara di lancio dei dadi e non in un gioco di abilità.” Coloro che hanno ricevuto i più grandi bonus avevano semplicemente avuto fortuna.
Questi risultati sono stati ampiamente replicati. Essi mostrano che i commercianti e i gestori di fondi in tutta Wall Street ricevono compensi enormi per non fare meglio di quanto farebbe uno scimpanzé che sta lanciando una moneta. Quando Kahneman ha cercato di farlo notare, lo hanno oscurato. “L’illusione di essere abili […] è profondamente radicata nella loro cultura.”
Questo riguarda il settore finanziario e i suoi super-istruiti analisti; “come altri tipi di lavori”, mi potreste dire. Il tuo capo è in possesso di capacità di giudizio, di visione e gestione superiori a quelli di chiunque altro in azienda, o lui o lei sono arrivati dove sono attraverso un bluff, stronzate e bullismo?
In uno studio pubblicato dalla rivista
Psychology, Crime and Law, Belinda Board e Katarina Fritzon hanno riportato i risultati dei test somministrati a 39 esperti manager e amministratori delegati delle principali aziende britanniche. Hanno confrontato i risultati con quelli ottenuti per gli stessi test da pazienti in cura presso l’ospedale speciale di Broadmoor, dove sono incarcerate persone che sono state condannate per reati gravi. Su alcuni indicatori di psicopatia, i punteggi dei boss hanno eguagliato o addirittura superato quelli dei pazienti. In realtà, su questi criteri, hanno battuto anche il sottogruppo di pazienti cui erano stati diagnosticati disturbi di personalità psicopatica.
I tratti psicopatici su cui i boss hanno fatto segnare punteggi così alti, come Board e Fritzon hanno sottolineato, sono molto simili alle caratteristiche che le aziende cercano. Coloro che hanno queste caratteristiche spesso possiedono una grande abilità nel lusingare e manipolare le persone potenti. Il loro egocentrismo, così come il loro forte senso di ciò che gli è dovuto, la disponibilità a sfruttare gli altri e la mancanza di empatia e di coscienza, difficilmente li danneggeranno nelle possibilità di carriera all’interno di molte aziende.

Nel loro libro “Snakes in Suits”, Paul Babiak e Robert Hare hanno sottolineato che le vetuste burocrazie aziendali sono state sostituite da strutture flessibili in continua evoluzione e, così come i giocatori di squadra sono considerati di minor valore rispetto a personalità competitive che si assumono spregiudicatamente rischi, aumenta la probabilità che siano selezionate e premiate persone con tratti psicopatici. Nel leggere il loro lavoro, ho avuto l’impressione che se si hanno tendenze psicopatiche e si è nati in una famiglia povera, è molto probabile che si vada a finire in prigione. Se si hanno tendenze psicopatiche e si è nati in una famiglia ricca, è molto probabile che si andrà a scuola di business.
Questo non vuol dire che tutti i dirigenti siano psicopatici. Quanto scritto vuole evidenziare che l’economia sta premiando chi ha i talenti sbagliati. Non appena i dirigenti si sono scrollati di dosso i sindacati e hanno potuto controllare sia la regolamentazione che le autorità fiscali,
la distinzione tra la classe produttiva e coloro che vivono di rendita è svanita. Gli amministratori delegati ora si comportano come duchi, ricavando dalle loro rendite finanziarie somme del tutto sproporzionate rispetto al loro lavoro o al valore che generano, somme il cui prelievo spossa le aziende di cui loro sono parassiti. Non sono più meritevoli di ricchezza di quanto lo siano gli sceicchi del petrolio.

Il resto di noi sono invitati, dai governi e dalle interviste servili della stampa, ad aderire al loro mito di elezione: la convinzione che essi siano in possesso di prerogative superumane. I più ricchi sono spesso descritti come creatori di ricchezza. Ma hanno depredato la ricchezza naturale della Terra e il lavoro e la creatività delle persone, impoverendo sia la prima che i secondi, sino a portarci sull’orlo della bancarotta. I creatori di ricchezza della mitologia neoliberista sono alcuni dei più avidi distruttori di ricchezza che il mondo abbia mai visto.

Negli ultimi trent’anni una manciata di persone si è appropriata indebitamente del tesoro comune del mondo, grazie alle politiche neoliberiste che sono state imposte ai paesi ricchi da Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Vi sto per bombardare con una serie di dati. Mi dispiace, ma questi numeri devono rimanere tatuati nella nostra memoria. Tra il 1947 e il 1979, mentre la produttività negli Stati Uniti aumentava del 119%, il reddito della quinta parte più povera della popolazione aumentava del 122%. Ma dal 1979 al 2009, mentre la produttività aumentava dell’80%, il reddito della quinta parte più povera della popolazione diminuiva del 4%. Approssimativamente nello stesso periodo, il reddito dell’1% della popolazione più ricca è aumentato del 270%.

Nel Regno Unito, i soldi guadagnati dal decimo più povero della popolazione è sceso del 12% tra il 1999 e il 2009, mentre i soldi ricavati dal 10% più ricco sono aumentati del 37%. Il coefficiente di Gini, che misura la disuguaglianza del reddito, è salito in questo paese da un valore di 26 del 1979 ad un valore di 40 del 2009.

Nel suo libro “The haves and the Have Nots”, Branko Milanovic cerca di individuare la persona più ricca che sia mai vissuta. A partire dal triumviro romano Marco Crasso, egli ha misurato la ricchezza in base alla quantità di lavoro di suoi compatrioti che un uomo ricco può comprare. Sembra che l’uomo più ricco che sia mai vissuto negli ultimi 2.000 anni vive nei nostri giorni. Carlos Slim potrebbe acquistare il lavoro di 440.000 messicani della classe media. Questo lo rende quattordici volte più ricco di Crasso, nove volte più ricco di Carnegie e quattro volte più ricco di Rockefeller.

Fino a poco tempo fa, siamo stati ipnotizzati dalle millanterie dei padroni. I loro accoliti, nel mondo accademico, i think tank dei mezzi di comunicazione e del governo hanno creato una vasta infrastruttura di economia spazzatura e di adulazione per giustificare il sequestro della ricchezza altrui. Siamo così immersi in questo nonsenso che raramente ne mettiamo in dubbio la veridicità.

Questo sta cambiando. Domenica sera ho assistito a una cosa notevole: un dibattito sui gradini della Cattedrale di San Paolo tra Stuart Fraser, presidente della Corporazione della Città di Londra, un altro funzionario della società, il turbolento sacerdote Padre William Taylor, John Christensen del Tax Justice Network e la gente di “Occupare Londra”. Aveva qualcosa del sapore dei dibattiti di Putney del 1647. Per la prima volta da decenni il potere finanziario è stato obbligato a rispondere direttamente al popolo.

Mi sembra che si stia costruendo la storia. I ricchi immeritevoli sono ora circondati e noi rivogliamo indietro i nostri soldi.

**********************************************Fonte: The 1% are the very best destroyers of wealth the world has ever seen

07.11.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA


fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=9354

editoria

Collezionismo

GRANDE OPPORTUNITA’
A BOLOGNA:
Continua la vendita ed esposizione di materiale collezionistico
presso la  sede Elara libri di Via Fossolo 10.

Continua, presso la nostra sede di Via Fossolo 10, tutti i giorni dalle ore 17 alle ore 18, l’esposizione e vendita dello sterminato materiale collezionistico – fumetti italiani e stranieri, manga, pulp originali, cartelloni cinematografici, curiosità, dvd, oggettistica – che un collezionista ed ex libraio ha accumulato negli anni, e che ha affidato alla nostra organizzazione per metterlo a disposizione di appassionati e lettori.
Ci sono centinaia di fumetti, da Martin Mystère a Diabolik, centinaia di manga, DVD di ogni genere, ma anche materiale d’interesse per gli appassionati di fantascienza, come i pulp originali di riviste americane d’epoca (tra le quali l’annata 1934 di Astounding) e curiosità di ogni genere, libri fuori catalogo, albi introvabili. Tutti in vendita a prezzi estremamente convenienti.
Il materiale, enorme e quindi esponibile solo a rotazione, è visibile presso la nostra sede di Via Fossolo 10, per tutto il mese di novembre, sul vecchio e glorioso “tavolo delle meraviglie” che questa volta ospita, appunto, materiale inconsueto ma sicuramente appetibile.
Per curiosi e interessati, l’orario di visita al materiale collezionistico è tutti i giorni feriali dalle ore 17 alle ore 18, sabato compreso, e la domenica dalle ore 11 alle ore 12,30.
I collezionisti, ma anche i semplici appassionati di altre città, possono concordare un appuntamento in orari diversi telefonando al nostro numero 051300575 dalle ore 15,30 alle ore 19 con un giorno di anticipo sull’eventuale visita.
Ovviamente, chi desidera acquistare i volumi di nostra edizione potrà farci visita nel consueto orario, tutti i giorni feriali e festivi dalle ore 15,30 alle ore 19. Per evitare comunque complicazioni e avere sempre un esperto capace di rispondere alle domande dei collezionisti, si prega di rispettare per la visita e l’acquisto del collectable l’orario indicato più sopra, che ripetiamo, va in tutti i giorni feriali e prefestivi dalle ore 17 alle ore 18, e nelle domeniche dalle ore 11 alle ore 12,30.
Siamo lieti di offrire questo servizio sia al nostro amico collezionista che ai nostri lettori e ai loro amici, che rimarranno sicuramente sorpresi dalla varietà e quantità del materiale che, per essere completamente esposto, occuperà sicuramente l’ultima parte dell’anno.
Con l’occasione, ricordiamo a chi passa per Bologna o abita nella nostra città che è il periodo migliore per assicurarsi strenne e regali natalizi: quindi per quanto riguarda tutto il nostro catalogo, compresi alcuni rari esauriti, l’appuntamento è tutti i giorni in Via Fossolo 10 dalle ore 15,30 alle ore 19.00.

www.elaralibri.it