biblioteca, convegno

Attività all’Ariostea

Conferenze e Convegni martedì 1 marzo ore 17 Sala Agnelli

Viaggio Nella Comunità dei Saperi – Le parole per questo millennio

LE NUOVE FRONTIERE DELL’EBOOK – ne parla Fausto Natali

ABILITÀ

Le nuove frontiere dell’ebook

Ne parla Fausto Natali, responsabile Attività Culturali del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
Introduce Daniela Cappagli
Uno spettro si aggira per il mondo dell’editoria: l’ebook. Scrittori, librai, editori, biblioteche, insegnanti e lettori si stanno interrogando sul futuro del libro. Cartaceo o digitale? Fisico o virtuale? Con che dispositivi leggeranno e studieranno le future generazioni? L’ebook è solo un surrogato tecnologico del “vero” libro o l’inizio di una nuova era editoriale? Di quali abilità avremo bisogno per adattarci alla temuta apocalisse digitale? Come cambia l’editoria con l’introduzione delle tecno-letture? È più ecologico il paper-book o l’e-book? Le nuove tecnologie minacciano il libro o sono un’opportunità? Moda passeggera o qualcosa destinato a durare? Quanto incide la pirateria sul mercato librario?
Un incontro nel quale si partirà dal presente per cercare di capire vantaggi e svantaggi di questa rivoluzione in stand by, senza trascurare le domande più semplici: cos’è un ebook e come funziona? Quali sono le differenze fra i vari formati? Come scegliere un lettore di libri digitali?
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

 

Eventi mercoledì 2 marzo ore 17 Sala Agnelli

Tresigallo città di fondazione

Proiezione video d’arte di Alfredo De Filippis

Focus

Tresigallo città di fondazione

Proiezione video d’arte di Alfredo De Filippis

Introduce Gianna Vancini, presidente del Gruppo Scrittori Ferraresi
Il filmato di Alfredo De Filippis ha come protagonista Tresigallo, l’affascinante cittadina sulla sponda sinistra del Po di Volano, prezioso esempio di “città di fondazione” nata dal sogno di Edmondo Rossoni che, alla monumentalità tipica del Ventennio, privilegia le esigenze sociali della futura comunità. Il video è arricchito da suggestive riprese aeree registrate con l’utilizzo di un drone, un piccolo velivolo controllato in remoto con un telecomando.
A cura del Gruppo Scrittori Ferraresi

Conferenze e Convegni giovedì 3 marzo ore 17 Sala Agnelli

DON GIOVANNI, LIBERTINO PER CASO L’impianto teologico del Burlador de Sevilla

In occasione dell’opera Don Giovanni Stagione Lirica 2016 del Teatro Claudio Abbado di Ferrara

Libri in Scena
Paolo Tanganelli
DON GIOVANNI, LIBERTINO PER CASO. L’impianto teologico del Burlador De Sevilla
In occasione della rappresentazione dell’opera Don Giovanni, nella Stagione Lirica 2016 del Teatro Comunale di Ferrara, venerdì 4 e domenica 6 marzo
La pièce attribuita a Tirso de Molina, con cui nasce il personaggio di Don Juan Tenorio, sembra reggersi su un impianto teologico non troppo diverso da quello dei coevi autos sacramentales, e a tratti ricorda anche la predicazione barocca.  Nei sermoni del Siglo de Oro era infatti abbastanza frequente che si prendesse di mira il caso del peccatore incallito che, confidando nella misericordia divina, procrastinava fino all’ultimo istante di vita il momento della redenzione, sfruttando la certezza del soccorso per seguitare a peccare.
Non bisogna poi trascurare che il motivo folclorico da cui trae spunto il Burlador de Sevilla è semplicemente quello dell’uomo sacrilego che, per gioco, invita un teschio a cena; da questo punto di vista, potrebbe dunque essere giudicato un caso il fatto che il protagonista sia proprio un libertino impenitente, visto che in teoria avrebbe potuto macchiarsi di qualunque altra infamia. In realtà, questa precisa caratterizzazione forse si spiega col fatto che la parola burlador non rimandi solo alla figura del seduttore, ma anche a quella dell’ipocrita, o meglio, dell’attore: nella comedia barocca il protagonista è un ‘uomo senza nome’, che gode usurpando identità (ancor prima che fanciulle) altrui. Non per niente Unamuno, nella sua riscrittura novecentesca dell’opera, fa del suo Don Juan esistenzialista un soggetto ormai del tutto incapace di sedurre e tragicamente consapevole del proprio vivere sempre ‘in sc ena’.
A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara

Mostre sabato 5 marzo ore 11 inaugurazione in Sala Agnelli – esposizione in Sala Ariosto sino al 2 aprile

Bruno Vidoni – ORLANDO, LE GUERRIERE E IL CAVALIERE INESISTENTE (Parte seconda)

A cura di Greta Gadda, Emiliano Rinaldi, Roberto Roda

Inaugurazione Mostra
Bruno Vidoni
ORLANDO, LE GUERRIERE E IL CAVALIERE INESISTENTE (Parte seconda)
A cura di Greta Gadda, Emiliano Rinaldi, Roberto Roda
Inroduce Enrico Spinelli, direttore del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
Il 1974 fu l’anno delle celebrazioni per i 500 anni della nascita dell’Ariosto e Bruno Vidoni (Cento 1930-2001) era da poco entrato nella storia della fotografia italiana per alcune provocatorie serie di immagini. Ritornò all’amata pittura realizzando un consistente ciclo di dipinti che tenevano un occhio sulle vicende del Furioso e l’altro sul Cavaliere inesistente di Italo Calvino, romanzo del 1959, che dall’epica ariostesca idealmente procede. Armature vuote, ma dotate di vita propria, iniziarono a presidiare e attraversare lande surreali, oniriche. Medioevo e fantascienza sembravano interagire all’ombra del Furioso. Un decennio più tardi, nel 1987, Vidoni riversò nella fotografia alcune delle precedenti intuizioni pittoriche per affrontare un nuovo cimento: dar iconica voce, insieme all’amico Giorgio Celli (scienziato, divulgatore televisivo, critico d’arte e artista) al paladino Orlando. Calato l’ accondiscendente Celli dentro gli improbabili panni metallici del guerriero di Carlo, ecco che l’obiettivo vidoniano prese a delineare paladini, ancelle principesse, guerriere e incantatrici: Angelica, Bradamante, Marfisa, la maga Alcina. Per sei anni, sino al 1992, Vidoni continuò pazientemente a tessere il suo particolarissimo omaggio all’Orlando Furioso, praticando visioni fotografiche contaminate da citazioni cinematografiche e fumettistiche. A 15 anni dalla prematura scomparsa dell’artista centese, va finalmente in parete, per la prima volta, la scansione pressoché integrale dell’Orlando Furioso vidoniano. Catalogo: Editoriale Sometti, Mantova
In esposizione in Sala Ariosto della Biblioteca Ariostea sino al 2 aprile 2016
In collaborazione con il Centro Etnografico Ferrarese

Eventi lunedì 7 marzo ore 17 Sala Agnelli

SULLE TRACCE DI UN SOGNO di Daniele Gouthier

Incontro di scrittura ad alta voce

In Evidenza
Daniele Gouthier
Sulle tracce di un sogno
Incontro di scrittura ad alta voce
Introduce Carolina Peverati dell’Associazione Cittadini del Mondo di Ferrara
La storia di Naseem, un ragazzo indiano adottato in Italia, che sulla base dei propri ricordi d’infanzia va alla ricerca delle proprie radici. La storia del sogno di un bambino che coinvolge inaspettatamente persone di paesi, culture, religioni diverse. Tutti coinvolti dal sogno di Naseem. Tutti disposti ad aiutarlo a fare un tratto di strada. È un viaggio nel passato ma è soprattutto un ponte verso il futuro. È una storia di umanità e di speranza: un piccolo seme per un domani fuori dalla crisi.
Daniele Gouthier è matematico, scrittore, e padre adottivo. Ha fondato la casa editrice Scienza express e ha lavorato nella redazione di Ulisse – nella rete della scienza. Con la sua attività professionale e narrativa ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. È padre di Alberto, Bianca, Anshi (nata a Delhi nel 1998 e adottata in India nel 1999) e Somu (nato a Bombay nel 2002 e adottato in India nel 2004.
In collaborazione con il Comune di Ferrara e l’Associazione Cittadini del Mondo di Ferrara

 

 

Argomenti vari, Società

Sempre nomadi?

In Emilia-Romagna sono presenti  3.077 persone (lo 0,067% della popolazione regionale, di cui 1.081 minori, ovvero il 35,13%) di etnia Rom e Sinti. La quasi totalità ha la cittadinanza italiana (95,9%). Vivono in 182 tra campi e aree (82 pubblici e 100 privati), 66 dei quali irregolari (dati ufficiali, novembre 2015). I campi considerati di grandi dimensioni  (ospitanti da 71 a 130 persone) sono  68 quelli che ospitano da 41 a 70 persone. Quelli più piccoli (massimo 40 persone), perlopiù  aree di sosta, sono 166. Le province con il maggior numero di campi e aree sono Reggio Emilia (76 insediamenti  per  745 persone ),  Bologna (29 insediamenti  per  509 persone), Modena (35  insediamenti, 325 persone), Piacenza (9 insediamenti, 180 persone) e Rimini (14 insediamenti, 197 persone). Dal 2003 al 2012, le persone inserite dai Comuni negli alloggi hanno raggiunto una quota considerevole: 568 in 123 appartamenti.

Sono i dati diffusi dalla Regione che con una sua legge prevede che per questa parte di popolazione siano allestiti non più grandi campi, ma soluzioni insediative durevoli e dignitose, come le microaree familiari, pubbliche e private. Il tutto, con un sostegno economico della Regione Emilia-Romagna che ammonta a un milione di euro. La Giunta ha approvato infatti il bando, rivolto ai Comuni e alle Unioni, per la realizzazione di progetti abitativi alternativi alle aree sosta di grandi dimensioni, a rischio di degrado, insicurezza, tensione sociale e condizioni igienico-sanitarie non accettabili. Il bando attua la legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti  (16 luglio 2015, n. 11) che recepisce le norme europee di settore, fissando un nuovo patto tra diritti e doveri di queste comunità.
“Come avevamo promesso – spiega Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare e alle Politiche abitative – alla legge è seguita l’approvazione del bando, che uscirà in tempi brevissimi. Il finanziamento è limitato, un milione in tutto per la regione, e sarà devoluto a quei Comuni che sono maggiormente pronti e motivati a intraprendere percorsi di reale cambiamento”.
Sul finanziamento complessivo di un milione di euro, 700mila sono per gli interventi in conto capitale, 300mila per gli interventi in spesa corrente. Saranno ammessi al contributo i progetti che prevedono, in conto capitale,  l’acquisto nell’ambito del territorio comunale di appezzamenti da destinare alla realizzazione di micro-aree familiari pubbliche (o all’adeguamento di quelle già esistenti) da parte dei Comuni o delle Unioni. I progetti potranno anche riguardare, per la parte d’interventi di spesa corrente,  il supporto economico per l’accesso o la gestione di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato, oppure gli alloggi popolari, laddove ci siano i requisiti validi, previsti per tutti i cittadini), forme di sostegno sociale ed educativo (scolarizzazione, formazione professionale, inserimento lavorativo)  per l’autonomia dei nuclei familiari, interventi di mediazione sociale e dei conflitti. Ogni progetto verrà finanziato per l’80% del costo complessivo dell’intervento ammesso al contributo, con un limite di 250mila euro per gli interventi in conto capitale e di 70mila euro per gli interventi di spesa corrente.

http://www.sulpanaro.net/2016/02/rom-e-sinti-dalla-regione-un-milione-di-euro-per-soluzioni-abitative-alternative-ai-grandi-campi/

biblioteca, conferenza

Uomini e cani

Dal 22-02-2016 al 27-02-2016

 

lunedì 22 febbraio ore 17 – Sala Agnelli

DIVERSITÀ

La diversità è una componente intrinseca alla natura dell’uomo; ognuno è portatore di una propria diversità che lo rende differente dagli altri, unico e speciale

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martedì 23 febbraio ore 17 – Sala Agnelli

L’architetto del Duca

Un Ciclo di incontri per familiarizzarsi con il mondo dell’arte e del patrimonio culturale

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mercoledì 24 febbraio ore 17 – Sala Agnelli

UOMINI E CANI

In occasione dello spettacolo Ballata di Uomini e cani, di e con Marco Paolini, dal 26 al 28 febbraio al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara

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venerdì 26 febbraio ore 17 – Sala Agnelli

BENI COMUNI

Due emergenze di oggi: i beni comuni e la questione etica

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Il catalogo (aggiornato settimanalmente) delle attività culturali è consultabile online al seguente indirizzo: Calendario Attività culturali

Primo piano

Come affrontare la morte

di Umberto Eco, da l’Espresso, 12 giugno 1997

Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell’essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la morte e tuttavia pensano che la vita della morte sia in se stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi possibile.

Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: “Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?” Ho risposto che l’unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.

Allo stupore di Critone ho chiarito. “Vedi,” gli ho detto, “come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi  di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.

Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abbandonare questa valle di coglioni?”

Critone mi ha allora domandato: “Maestro, ma quando devo incominciare a pensare così?” Gli ho risposto che non lo si deve fare molto presto, perché qualcuno che a venti o anche trent’anni pensa che tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.

Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei miliardi) sino coglioni, è effetto di un’arte sottile e accorta, non è disposizione del primo Cebete con l’anellino all’orecchio (o al naso). Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il giorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche lui. Solo allora si può morire.

Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sé, gli apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie, le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla fine, avrai la travolgente rivelazione che tutti sono coglioni. A quel punto sarai pronto all’incontro con la morte.

Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione, ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene comune.
E’ naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni, altrimenti perché varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine, saprai, avrai compreso perché vale la pena (anzi, è splendido) morire.

Critone mi ha allora detto: “Maestro, non vorrei prendere decisioni precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione”. “Vedi”, gli ho detto, “sei già sulla buona strada.”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/umberto-eco-come-prepararsi-serenamente-alla-morte-sommesse-istruzioni-a-un-eventuale-discepolo/

editoria

BUK


GLI APPUNTAMENTI IN CITTÀ QUESTO WEEKEND: manifestazioni, fiere, spettacoli, mostre, etc.


Tra  le iniziative in programma a Modena Sabato 20 e domenica 21 febbraio ti suggeriamo:

Fino a domenica al Quartire Fieristico la manifestazione Modenantiquaria, Petra ed Excelsior
A Palazzo dei Musei proseguino le iniziative di Metti la primavera in Museo
Sabato alle ore 21.15 al Teatro San Carlo, ingresso gratuito, concerto di Francesco Prode per la rassegna Concerti d’inverno
Sabato alle ore 15, visita guidata, prenotazione obbligatoria: Il Palazzo comunale di Modena

 

Domenica appuntamento con il Mercato straordinario degli ambulanti

Sempre domenica, per le famiglie, iniziativa al Planetario Alla conquista della Luna

 

E ancora, sono in programma spettacoli presso il Teatro Storchi, il Teatro delle Passioni e l’opera al Teatro Comunale Pavarotti

 

Attenzione: sabato alle ore 15 allo Stadio Braglia partita Modena – Brescia

La viabilità cittadina nelle vie limitrofe allo stadio potrebbe subire modifiche o sospensioni.

 

Per conoscere tutte le iniziative in programma questo fine settimana consulta il CALENDARIO ONLINE

 

libri

La battaglia contro l’Europa

LA BATTAGLIA CONTRO L’EUROPA
Come un’élite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo

di Thomas Fazi e Guido Iodice
prossimamente in libreria

A otto anni dallo scoppio della crisi finanziaria, l’Europa è stremata dall’austerità, dalla stagnazione economica, da disuguaglianze sempre più gravi e dal crescente divario tra paesi del centro e della periferia. La stessa parola “crisi”, che rimanda a un fenomeno di rottura e di breve periodo, è ormai inadeguata a descrivere quello che appare come un cambiamento strutturale – ma forse sarebbe meglio dire una ristrutturazione deliberata – dell’economia e della società.
La democrazia viene esautorata a livello nazionale e non viene sviluppata a livello europeo. Il potere è sempre più concentrato nelle mani di istituzioni tecnocratiche che non rispondono delle loro decisioni e in quelle dei paesi più forti dell’Unione. Allo stesso tempo, cresce in tutto il continente un’ondata di populismo, con l’affermarsi in alcuni paesi di pericolosi movimenti nazionalisti. Eppure non vi è ancora un consenso sulle ragioni che ci hanno condotto fino a questo punto, e su come uscirne. Il perdurare della crisi economica e la vergognosa gestione della vicenda greca hanno sì trasformato la crisi in un argomento di dibattito diffuso, ma hanno anche determinato un progressivo imbarbarimento del dibattito pubblico, sempre più dominato da logiche nazionalistiche («prima gli italiani») e semplificazioni illusorie e solo apparentemente radicali («fuori dall’euro»).
Nel frattempo molti dei miti fondativi alla base del “regime di austerità” – dobbiamo stringere la cinghia perché stiamo finendo i soldi; abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità; il problema è l’eccessivo debito pubblico ecc. – si sono persino rafforzati.
La battaglia contro l’Europa mostra come le élite europee abbiano sfruttato la crisi per imporre scellerate politiche neoliberali e smantellare lo stato sociale – e come questo processo può essere invertito. Secondo gli autori, la via d’uscita dalla crisi non passa né per una maggiore integrazione («più Europa»), né per l’uscita dall’euro, quanto piuttosto per l’apertura di un conflitto tra periferia e centro che parta dalla disubbidienza ai memorandum della troika e arrivi a delineare un’esplicita alternativa (o almeno un significativo emendamento) all’attuale assetto istituzionale dell’unione monetaria.

biblioteca

Far filò

Dal 15-02-2016 al 20-02-2016

 

lunedì 15 febbraio ore 17

Far filò – Divagazioni fra amiche

In epoca moderna, fra social e mezzi di comunicazione sempre più tecnologici e sofisticati, che senso può avere

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martedì 16 febbraio ore 17

I SOLDI IN TESTA

Educazione e consapevolezza finanziaria

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mercoledì 17 febbraio ore 17

COLAZIONE DA TRUMAN

I romanzi di Truman Capote

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giovedì 18 febbraio ore 17

OTTOCENTO SINFONICO

Viaggio nel sinfonismo europeo della tarda età romantica da Liszt a Mahler

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venerdì 19 febbraio ore 16,30 In Sala Riminaldi

A BANCHETTO DAGLI ESTENSI

Cuochi e vivande tra gli antichi scaffali

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venerdì 19 febbraio ore 17 – Sala Agnelli

Legami e democrazia

Conferenza di Maura Franchi

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Il catalogo (aggiornato settimanalmente) delle attività culturali è consultabile online al seguente indirizzo: Calendario Attività culturali

storia

Da Quarto a Quarto

– Brevi cenni sui Mille di Giorgio Mastrorocco

Fra i 1089 partiti da Quarto e censiti nel terzo e ultimo elenco, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 12 novembre 1878, 443 erano lombardi, 160 veneti, 157 liguri, 80 toscani; 91 erano originari del Regno delle Due Sicilie, solo 30 i piemontesi ma ben 35 i volontari trentini e friulani. Gli analfabeti erano 48, il 4,5% del totale, rispetto alla media nazionale stimata allora al 78%. Fra i mestieri abbiamo 34 falegnami, 24 calzolai, 22 fornai e panettieri, 9 sarti, 14 barbieri e 14 osti: gli operai e artigiani erano complessivamente 283; gli “intellettuali” ovvero studenti, laureati e impiegati erano 253; militari e marinai erano 203. Dieci gli arruolati di religione ebraica. Sette i figli di nessuno. Quanto all’età, il più giovane, Bepin Marchetti, veniva da Treviso e aveva 11 anni; il più vecchio, Tommaso Parodi, genovese, era un ortolano di 69 anni. Dei circa 180 bergamaschi, il gruppo più numeroso, il 73%, aveva meno di 22 anni. L’11 novembre 1860 Cavour firma il decreto di scioglimento dell’Esercito Meridionale. Qualche giorno prima, il 6 novembre, dodicimila uomini in camicia rossa restano schierati tutto il giorno nel piazzale della Reggia di Caserta in attesa di Vittorio Emanuele II, che li doveva passare in rassegna. Il re non si presenta, quell’attesa sarà inutile. Inizia per i Mille e per tutti gli altri volontari un lungo e, nella maggior parte dei casi, amaro dopoguerra. Nel febbraio del 1861 viene imposto il divieto di indossare la camicia rossa; agli ufficiali garibaldini viene negato il diritto al saluto da parte della truppa regolare. A parte i 78 che morirono durante la spedizione, tra i volontari qualcuno ebbe fortuna: 37 entrarono in Parlamento, alcuni divennero importanti uomini di governo (Benedetto Cairoli, Francesco Crispi, Giovanni Nicotera, Agostino Depretis), 15 fecero carriera nel Regio Esercito e divennero generali. Alcuni divennero importanti imprenditori: Giuseppe Orlando costruttore navale dell’Ansaldo, il trentino Ergisto Bezzi trasforma i prati di Porta Ticinese, a Milano, in un modernissimo e redditizio distretto del sughero. Luigi Pianciani sarà due volte sindaco di Roma e la doterà nel 1873 del suo primo piano regolatore. Eugenio Torelli Viollier fu cofondatore nel 1876 e direttore, fino al 1898, del Corriere della Sera. Ma per tutti gli altri sarà durissima. Otto muoiono quasi subito di tubercolosi, 16 saranno i suicidi, 24 finiranno in manicomio – quattro nell’Istituto di Quarto, proprio da dove erano partiti. A decine emigreranno verso le Americhe e l’Argentina in particolare, con alterna fortuna: uno di essi, il trevisano Augusto Povoleri, si butta dalla nave durante la traversata e muore annegato. Bixio muore di colera a Sumatra. Meritano un cenno i bergamaschi che nel ’63 seguirono Francesco Nullo in Polonia a combattere contro i cosacchi dello zar: Nullo e Marchetti muoiono subito, una decina di altri finiranno in Siberia, a scontare anni terribili di prigionia, mentre le mogli continueranno per anni a chiedere pietà allo zar, in vacanza a Nizza. Piazza Garibaldi crediti non contrattuali 10 Il grossetano Giuseppe Bandi, il più simpatico e irriverente fra i memorialisti garibaldini muore nel 1894 pugnalato a morte da un anarchico. Il carrettiere bergamasco Pietro Artifoni, abilissimo con la carabina, finirà i suoi giorni a Seriate sparando ai gatti, di cui era goloso.

CERCHIO ITALIANO di Giorgio Mastrorocco*

La fotografia ingiallita del piroscafo Conte Biancamano è stata scattata nell’estate del 1930: sul ponte, in mezzo a cento connazionali, riconosco mia mamma Lina e la nonna. Stanno tornando in Italia dal Rhode Island, dove la famiglia era emigrata dopo la Grande Guerra, trovando lavoro in un calzaturificio; la crisi seguita al ’29 li ha ributtati tutti verso il Vecchio Continente. Dopo averla osservata distrattamente per tanti anni sul muro di casa dei miei, adesso quella foto mi fa compagnia accanto allo scrittoio. La piccola Lina aveva otto anni, troverà una nuova casa in Dalmazia, a Zara, grazie alla politica di rimpatrio del regime. A Zara diventa maestra ma poi scoppia un’altra guerra e il suo primo marito, ufficiale medico dell’Armir, scampato alla ritirata dalla Russia, finisce sotto le bombe angloamericane mentre lavora all’ospedale di Trento. Siamo nel ’43, a Zara non si può più stare, gli italiani vengono sfollati ma anche il nonno non ce la fa e resta sotto le macerie del rifugio, un’altra bomba inglese. Ciò che resta della famiglia si ritrova in Italia, sono gli anni più difficili. Mia madre subito dopo la guerra inizia a insegnare nelle scuole elementari di Afragola, più tardi conoscerà il mio babbo, da poco laureato in legge. Lui è di Vieste, il paese nel Gargano da dove, nel 1919, erano partiti i genitori di lei verso l’America: ha appena vinto il concorso per entrare nella Pubblica Sicurezza, è diventato Commissario. All’inizio degli anni ’50 risalgono la penisola: tappa a Roma, dove nasce il primo figlio, poi a Pavia dove ne mettono al mondo altri tre fra il ’55 e il ’58. A me tocca il ‘55, un numero che m’è sempre piaciuto. All’inizio degli anni ’60 ci trasferiamo a Bergamo, dove siamo cresciuti e abbiamo messo altre, provvisorie, radici. Fatti bene i conti, ci possiamo considerare il frutto di almeno cinque ondate migratorie. Perciò, quando Davide mi ha chiesto di aiutarlo a immaginare, scrivere e fare con lui il viaggio di Piazza Garibaldi, dopo il disorientamento iniziale (il cinema non è il mio mestiere…), ho accettato con entusiasmo: il film ci offriva l’occasione di chiudere storie che qualcuno aveva iniziato per noi tanto tempo fa… Prendete il Liceo Classico “Paolo Sarpi” di Bergamo, per esempio. E’ dove io e Davide ci siamo conosciuti da ginnasiali negli anni ‘70, ma è anche la scuola da cui partirono decine di studenti per raggiungere Garibaldi a Quarto. Oppure è successo che quando i sopralluoghi e altre ricerche mi hanno portato a Pavia, la città dei fratelli Cairoli, ho scoperto che la mia casa d’infanzia era a pochi passi da quella in cui abita da sempre Mino Milani, storico e biografo di Garibaldi, ma anche autore delle avventure a fumetti più belle per noi piccoli di allora…. In questi ultimi tre anni, sprofondato nelle memorie garibaldine e spesso in compagnia dei discendenti dei Mille, ho avuto la fortuna di rifare quell’epico viaggio per due volte e di prendermi qualche pausa dal mestiere bellissimo e faticoso che faccio da trent’anni, insegnante di storia e letteratura italiana. Si potesse fare un altro giro, lo rifarei. Si potesse ricominciare daccapo, mi ci ributterei.

* Sceneggiatore di Piazza Garibaldi, un film di Davide Ferrario

– See more at: http://www.bondeno.com/2011/11/15/da-quarto-a-quarto/#sthash.yUQVmyyd.dpuf

fantascienza, libri, riviste

Antarès

In occasione dell’uscita del decimo numero della rivista «Antarès», Edizioni Bietti ha deciso di raccogliere in un volume unico i primi undici fascicoli, attualmente esauriti, a partire dal numero zero.
Il libro, dal titolo Antarès – Prospettive Antimoderne (2011-2016), in formato A4, verrà tirato in edizione limitata fuori commercio, in base alle richieste che perverranno entro il 2 marzo 2016. Ovviamente, l’edizione non soppianterà i numeri singoli, che continueranno ad essere disponibili in formato pdf sul sito internet di Edizioni Bietti.
Il costo del volume (pp. 700) sarà di ventinove euro, incluse spese di spedizione con corriere.
Info e prenotazioni: antares@edizionibietti.com.

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sociologia

Come saremo nel 2020?

La posta in gioco della passata società industriale consisteva nell’accaparrarsi la maggiore fetta di ricchezza. La posta in gioco dell’attuale società postindustriale consiste nella capacità di progettare il futuro. Se non siamo capaci di progettare il nostro futuro, altri lo progetteranno per noi o contro di noi. Ma, per progettare il futuro, occorre prevederlo, descrivendone lo scenario. E lo scenario 2020 è quello che Domenico De Masi, docente di Sociologia del Lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma, contribuirà a delineare facendo riferimento ai risultati di una sua ricerca condotta in Brasile, in Cina e in Italia, per individuare come evolveranno la demografia, la tecnologia, l’economia, il lavoro, il tempo libero, l’etica, la cultura.

Il volume riporta un ampio studio sul passato, il presente e il futuro della Direzione delle Risorse Umane in Italia. Lo scenario previsionale è stato realizzato avvalendosi di una ricerca Delphi, riferita al periodo tra il 2011 e il 2020. Il progetto è stato realizzato dalla S3.Studium in collaborazione con Bosch-Tec e Carter & Benson.

 
HR 2020. Storia e prospettive