fantascienza

Offerte di Natale

Nei giorni 24, 25, 26 e 27 dicembre, Elara offre la possibilità di ottenere un libro in omaggio per ogni libro acquistato, da scegliersi entrambi tra quelli indicati qui sotto:

Biblioteca di Nova Sf* voll. 1-2-5-6-11-12-13-14-15-19-21-23-25-26-27-29-30-32-40-41-42-44-45-47-48-49.

Nova Sf* voll. 1-2-5-9-10-15-16-18-20-21-22-23-24-25-27-33-34-35-38-40-41-44-47-48-53-55-56-57-58-59-65-70-71-72-73-74-80.

Opere di Clifford D. Simak: voll. 2, 4, 5, 8, 14, 21. 25, 32.

Libra Fantastica; voll. 0, 1, 2, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 18, 19, 21, 22, 23 e gli speciali I sovrani delle stelle, La città degli invisibili, Il libro di Ptath, Il mondo oscuro.

Comics vol. 1 (Jaybird) e 3 (B. C. 1960-1961)

Portfolios nn. 2 e 3

Narratori Europei di Science Fiction: voll. 1, 5, 8, 9,12, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23. 26, 29, 31, 32, 36, 37, 38, 39, 41, 44, 45, 46

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eFFETTUATE l’ordine del libro o dei libri scelti tra quelli indicati qui sopra CON PAYPAL O VERSAMENTO POSTALE:

inviate non appena effettuato l’ordine una mail, indicando il libro o i libri ordinati e la vostra scelta del libro o dei libri in omaggio.

Anche se non sono compresi nell’offerta, ricordatevi che molti tra voi devono ancora ordinare le novita’, e lo slogan È sempre questo… piu’ ordini arrivano, e piu’ libri si vedono!!!!!!

Se avete dubbi di qualsiasi tipo scriveteci una mail. (e se non ne avete, scriveteci lo stesso, è vero che dedichiamo solo il sabato alle risposte, ma ci piace tantissimo ricevere posta, anche se elettronica…)

UN SERENO NATALE A TUTTE LE AMICHE E GLI AMICI DI ELARA E DEL FANTASTICO

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In me non c’è che futuro

In me non c’è che futuro Ritratto di Adriano Olivetti ottobre 2011 “C’è stato un momento, a metà degli anni ’60 del XX secolo, in cui un’azienda italiana ebbe l’occasione di guidare la rivoluzione informatica mondiale, 10 anni prima dei ragazzi della Silicon Valley: Steve Jobs e Bill Gates. Una rivoluzione tecnologica che aveva le sue radici in una rivoluzione culturale e sociale, in un modello industriale pensato al di là di Socialismo e Capitalismo, che il suo promotore, Adriano Olivetti, aveva cominciato a sperimentare sin dagli anni ’30 a Ivrea, in provincia di Torino.” Queste le considerazioni che hanno portato il regista Michele Fasano ad avviare un complesso lavoro di ricostruzione storica che da Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica di macchine per scrivere, conduce lo spettatore ai giorni nostri, facendo riecheggiare le parole di Adriano Olivetti nel discorso ai lavoratori di Pozzuoli del 1955: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti?” La Fondazione Adriano Olivetti ha supportato il lavoro scientifico del regista che iniziò a scrivere la sceneggiatura sin dal 2008, con il Professor Francesco Novara, coautore del volume “Uomini e lavoro alla Olivetti” edito dalla Bruno Mondadori nel 2005. http://www.fondazioneadrianolivetti.it
THE DAY AFTER

Vasti spazi deserti, negli stabilimenti e nei palazzi. La celebre parete di vetro di una fabbrica è coperta da ponteggi: si staccano pezzi. Sigillato l’esagono della mensa, sgombro il Centro Studi. Polvere, chiazze, ruggine. Tombe vuote di un lavoro scomparso (delle quali la celebrata bellezza impedisce la demolizione). Per salvare quella vita di lavoro dall’oblio, persone che hanno avuto il privilegio di condividerla, in una varietà di ruoli aziendali, hanno inteso evocarla sulla traccia delle loro traiettorie lavorative. Si sono affidati a mani capaci di disegnare l’ordito delle domande entro cui calare la trama delle loro risposte. Saranno i limiti di questo microcosmo di testimonianze. Ne mancano alcune, impedite della morte della persona (come di Pier Giorgio Perotto, entusiasta di questo impegno collettivo) e diviene evidente che questo compito non era dilazionabile. Il successo del-l’impresa di Camillo e Adriano (e Roberto, cui si deve il perseverare nella con-versione all’elettronica) e la sua decadenza sono sincroni con lo sviluppo e il dileguamento dell’Italia industriale (ossia della grande impresa, della sua prospettiva strategica e della sua capacità d’innovazione in settori di tecnologia avanzata). Agli imprenditori costruttori di futuro sono andati subentrando cacciatori di valori azionari, speculatori del mercato borsistico, arraffatori di monopoli, artefici di partecipazioni incrociate e di piramidi societarie. A un mondo del lavoro umiliato in una società lacerata e disorientata, succube delle vicende aleatorie di un’economia finanziarizzata, si rivolge il coro di queste testimonianze. Esse ricordano il valore permanente delle ragioni di quel successo d’impresa: la responsabilità e capacità di costante innovazione e anticipazione, realistica e audace, razionale e immaginativa, votata all’eccellenza dei prodotti, alla qualità della vita lavorativa, all’elevazione della vita sociale.

Francesco Novara Torino, ottobre 2005

tecnologia

Il grande Reset

Nulla tornerà come prima. Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.

di Ilaria Bifarini

Esagerazione? Catastrofismo? No, è l’inizio di una nuova era. La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore a cambiamenti necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto, che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico.

È il “Grande Reset”, il tema del prossimo Forum di Davos, il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni che riguardano la governance mondiale. Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale istituzioni internazionali, filantropi, organizzazioni non governative e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata: nulla dovrà tornare come prima. Le misure restrittive adottate dai governi hanno sdoganato definitivamente pratiche comportamentali funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica. Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la crisi del coronavirus hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi. Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto. Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione.

Ilaria Bifarini

Intanto, mentre si procede alla realizzazione del piano, presentato dai suoi fautori come l’alba di un mondo migliore, più equo e sostenibile, ovunque si assiste a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari e uno scivolamento di milioni di cittadini nella fascia di povertà. Una tendenza destinata ad aggravarsi, con la distruzione di milioni di posti di lavoro e dell’economia di produzione, destinata a dissolversi per far posto ad altri mercati, sempre più digitalizzati e supportati dalle nuove intelligenze artificiali.

A differenza delle rivoluzioni tecnologiche del passato, che inauguravano un periodo di crescita e di creazione di nuovi lavori, oggi l’azione combinata delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche apre scenari inediti. L’essere umano, minacciato da un’intelligenza artificiale sempre più performante e capace di sostituirlo in attività un tempo impensabili -dalla medicina al giornalismo- si troverà a fare i conti con un senso di inutilità e inadeguatezza.
La crescente disoccupazione e la distruzione dell’economia reale, frutto della gestione della crisi del Covid, lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa, destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del Grande Reset.

Riuscirà questo piano nel suo compito di trasformare non solo l’economia e la società, ma anche la natura stessa dell’essere umano? Una sfida aperta, su cui fa luce questo ultimo lavoro scritto dall’economista Ilaria Bifarini.