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Vogliamo tutto

Ieri è morto Nanni Balestrini che ai più sembrerà un arcaico avanzo del ’68 più che del ’63, una figura sospetta perché per lui e qualche altro la rivoluzione si poteva fare e  fare anche con le armi della poesia, e l’arte anche con la tecnologia, un uomo d’altri tempi ma profetico perché aveva anticipato che potevi avere tanti amici sconosciuti tra quelli che lottano per la città, per la casa, per la conoscenza accessibile a tutti, e contro il fascismo che c’era eccome e se ne accorgevano in tanti anche senza bestioni feroci a incarnarlo, contro la camorra, che anche quella c’era, per la collera applicata al desiderio di riscatto e pure alle opinioni musicali. Un pericoloso eversivo quindi che sapeva già che il lavoro se non è sorretto da diritti e garanzie può solo fare schifo, ridotto a fatica, che se non si lotta per la difesa del salario e della dignità è solo servitù,  che se ti consegni alla mediazione di rappresentanze  svendute è soggetto solo a arbitrio e discrezionalità.

È che erano anni nei quali era lecito anzi giusto volere tutto con rabbia e ribellione. Nei quali il padrone aveva paura dei lavoratori, le dinastie culturali dei poeti operai, le accademie degli studenti, la chiesa delle donne, i giornali delle radio libere e dei giornaletti scolastici e universitari, i premi letterari del Gruppo ’63, i clinici di Maccacaro, Cannes e Venezia del Free cinema e dei controfestival,  le toghe di Magistratura Democratica.

leggi tutto https://ilsimplicissimus2.com/2019/05/21/caro-nanni-volevi-troppo-da-noi/

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