Com’è rilevato ne Il vicolo cieco dell’economia(Elèuthera, 2004), viene contestato l’utilitarismo e l’economicismo presente nell’apparato ideologico dominante trasversalmente i due schieramenti, animatori di un sistema che offre ogni giorno al cittadino “due narrazioni”, una col capitale che ci offre nuovi progressi e nuove potenzialità, promettendoci l’avvento di un mondo in cui l’umanità realizzerà tutti i suoi sogni secolari, l’altra, appena si arriva alle “cose concrete”, che cambia il discorso, ricordandoci che nell’era socialdemocratica si è vissuti al di sopra dei nostri mezzi, che occorre rinunciare a diritti sociali che si erano creduti acquisiti, come un lavoro stabile, una pensione dignitosa, cure mediche e istruzione universali gratuiti, che oramai diventano sempre più privilegi in contrasto con le leggi dell’economia.
Secondo l’Autore: «suppongo non sia necessario avere un carattere particolarmente ombroso o incontentabile per arrivare alla conclusione che un sistema sociale che ha bisogno di favole di questo genere per legittimare le proprie modalità di funzionamento reali sia ingiusto e inefficace nel principio stesso, e proprio per questo imponga una critica radicale». Il capitalismo, quindi, è contestato alla sua stessa radice: l’individualismo anticomunitario. Per l’Autore infatti «la peggiore delle illusioni in cui oggi può cullarsi un militante di sinistra è quindi quella di continuare a credere che quel sistema capitalista che egli afferma di combattere costituisca in sé un ordine conservatore, autoritario e patriarcale, i cui pilastri fondamentali sarebbero la Chiesa, l’Esercito e la Famiglia. Se si confronta questa prospettiva delirante con ciò che abbiamo realmente sotto gli occhi, ci si rende conto che poggia su una confusione micidiale fra le differenti figure proprie allo spirito borghese (…) e allo spirito del capitalismo».
Concetti che, per chi ha letto Preve, non sono di per sé così nuovi, ma che risuonano come una bestemmia urlata all’interno della cattedrale del politicamente corretto. Ma «come può essere […] che un movimento storico di tale portata non sia mai riuscito a rompere nella pratica l’organizzazione capitalistica dell’esistenza?». “La sinistra” è ormai divenuta per Michéa un significante-padrone fatto prostituire già da molti anni, un’area che ormai ha dismesso la parola “socialismo”, che in origine indicava il mutuo soccorso operaio promosso da Pierre Leroux,
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