Il vetturale che sparò agli austriaci e che portò Garibaldi a Sermide
Leone Poluzzi aveva 34 anni nel 1848. Viveva a Sermide, ove prestava servizio quale titolare dei trasporti postali sulla via Sermide-Bondeno-Ferrara. IL 24 luglio di quell’anno fatidico una pattuglia di ricognizione composta da dodici ulani dell’esercito austriaco passò il Po a Ficarolo ed avanzò fino a Felonica. Da qui un sottufficiale e due soldati vennero verso Sermide per consegnare al Comune un dispaccio finalizzato alla requisizione di alloggi per il grosso delle truppe in arrivo. Il drappello giunse davanti al palazzo del comune. I sermidesi alla vista dei soldati cominciarono a tumultuare e correre alle armi e senza attendere ordini da nessuno cominciarono a sparare. Leone Poluzzi fu il primo, mentre Secondo Pasquali ferì con un colpo di fucile il capo pattuglia dalla porta di casa Lanzoni, nei pressi della chiesa parrocchiale in contrada Borgovecchio. I militari furono costretti a ritirarsi precipitosamente. La conseguenza fu che il 29 luglio
Sermide fu messa a ferro e fuoco dalle truppe del Maresciallo Von Welden. Leone Poluzzi si diede alla fuga e riparò a Bondeno, “all’estero” nello Stato Pontificio, presso lo zio Gaetano dove restò anche successivamente all’Unità d’Italia.
Già titolare dell’appalto per il trasporto della posta, proseguì la stessa attività a Bondeno fra il paese e Ferrara e quindi integrò il servizio con quello di trasporto di persone. In tale veste il 6 settembre 1859 portò in visita da Bondeno a Sermide, mediante carrozza e due cavalli sul percorso di 14 chilometri, Giuseppe Garibaldi ed il suo accompagnatore Maggiore Zanardi (Ordine di missione dato dalla Commissione Municipale di Bondeno).
Si disse che Leone Poluzzi conoscesse Garibaldi e che lo avesse portato in salvo dal comacchiese, nascondendolo per proteggerlo durante la fuga dopo gli avvenimenti della Repubblica Romana del ’49.
Nel 1872, in occasione della rotta del Po, per il soccorso ed il trasporto degli alluvionati ed infermi, per l’opera umanitaria e per la fedeltà al lavoro si meritò l’onorificenza di Cavaliere. Leone morì a Bondeno l’8 maggio 1892. Le attività di trasporto di cose per conto terzi (vetturali) e di persone (vetturini), unitamente alla gestione dello stallo e di commercio di cavalli, furono portate avanti, sempre a Bondeno, dai figli, dal nipote e dal pronipote, evolvendosi nel tempo con l’aggiunta di servizi vari come la raccolta e il trasporto della corrispondenza per conto delle Poste e Telegrafi, il servizio di ambulanza per il trasporto degli infermi, i trasporti funebri del comune di Bondeno e infine l’autonoleggio di rimessa con conducente.
L’ultracentenaria attività della ditta “Poluzzi Leone & figli” è cessata nel 1997.
Imo Moi
Fonte: Sermidiana