Gli ultimi capitoli affrontano da vicino la crisi generale del nostro modo di stare al mondo, in particolare secondo il doppio parametro ecologico – economico. Le posizioni dei due accademici, sono in linea con il lavoro del Worldwatch Institute di Lester Brown, con quello di N. Stern e con le posizioni del Sierra Club, con Vandana Shiva, con i movimenti alter mondisti anti-globalizzazione, con le analisi sul nuovo mondo dell’iperconnettività di Manuel Castells, con la critica del capitalismo anfetaminizzato dalla droga finanziaria di J. Stiglitz e con i sogni dell’economia smaterializzata delle reti di J. Rifkin, una sorta di pantheon della sinistra internazionale politically correct. Il concetto di sviluppo sostenibile è criticato in quanto indefinito ed a volte contradditorio ma più che manifestarsi in favore della decrescita, Capra e Luisi, si muovono verso la democratizzazione dell’economia di mercato, l’internalizzazione dei costi ambientali, la crescita qualitativa con superamento dell’indicatore quantitativo (PIL), il benessere di comunità, la riduzione delle diseguaglianze, l’ecologia come valore guida, il ripristino della democrazia delle classi medie