Società

Mare monstrum

Il falso buonismo ed il pietismo ipocrita dei globalisti dell’accoglienza non può nascondere la vera finalità di sfruttamento di questo flusso dei nuovi schiavi da parte di imprenditori senza scrupoli, improvvisatisi gestori dei centri di accoglienza e delle varie mafie che popolano la penisola.
La narrazione propagandistica della sinistra globalista che vuole illudere questa gente in Africa e far credere che l’Italia rappresenti il nuovo Eldorado per i migranti africani dove questi non mancheranno di ottenere lavoro e reddito di cittadinanza, inganna le persone ed occulta la realtà.

Bonino quando chiedeva più migranti dalle Tv arabe


Gli altri paesi del Mediterraneo li rifiutano ma l’Italia, si sa, accoglie tutti e incoraggia i migranti a partire e manda a processo chiunque cerchi di fermare le navi e bloccarne il traffico.
Queste persone che si imbarcano, incoraggiate dalle ONG e che devono affrontare tutti i rischi, non sanno che, se gli andrà bene, saranno destinate all’accattonaggio o allo sfruttamento e alcuni di loro alla prostituzione allo spaccio di droga e piccola delinquenza marginale. Ma questo non importa ai soloni nostrani predicatori dell’integralismo e del multiculturalismo, che vogliono lo jus soli esteso a tutti.
Lo ha proclamato il signor Letta (in nuovo segretario del PD) che questa è la priorità dell’Italia, mentre gli italiani cadono in miseria per le misure di blocco decretate del governo, ma l’accoglienza dei migranti è il chiodo fisso che sostiene e predica anche il Papa Bergoglio, grande promotore delle migrazioni, del multiculturalismo e della religione universale.

Enrico Letta: “Ce lo chiede l’Europa”…..la sua frase più famosa….

Chi mai potrebbe contrastare e confutare le affermazioni autorevoli e le prediche di Papa Bergoglio ? Non certo i governi italiani che con il Vaticano hanno hanno stretti rapporti e che devono anche accettare le direttive di Bruxelles, della Commissione Europea, l’ente supremo che favorisce le nuove tendenze, le migrazioni e le sostituzioni delle popolazioni autoctone nel nome del multiculturalismo, il mantra ideologico dei globalisti di tutto il mondo.
Nel frattempo il traffico prosegue e le navi e gli scafisti del Mediterraneo attendono nuovi clienti per la traversata, il business prima di tutto. Mare Monstrum – Libro

Società, sociologia

Prigionieri del fuori

Spigolature da una intervista a Marco Adorni, curatore con Fabrizio Capoccetti di “Prigionieri del fuori. Ordine neoliberale e immigrazione”, BFS edizioni.

“Il dibattito pubblico sulle migrazioni è spesso attraversato da petizioni di principio, come l’idea che, siccome le civiltà sono nate dall’incontro, allora ogni limite (culturale, confessionale, sociale, economico, ecc.) è il male. In un’argomentazione di questo tipo si omette una parte importante della storia del genere umano: il fatto che l’incontro con l’altro non sia mai stato qualcosa di semplice, naturale e pacifico; inoltre, non ci si avvede che la logica no borders è quanto di più utile al neo-liberismo: che cos’è il potere odierno se non una forza sociale transnazionale che sconvolge i confini, abbatte ogni limite, devasta il diritto, privatizza il pubblico, agendo unicamente per incrementare la propria potenza? Per cui, l’immigrazione è tutto tranne che un fenomeno neutrale.”

“Carl Schmitt definiva il ‘politico’ ciò che dava forma e organizzazione all’unità politica in quanto tale, un pouvoir neutre senza cui la lotta politica sarebbe scomparsa. Ma la neutralizzazione di cui parlava il giurista tedesco non ha a che fare con quella attuale, caratterizzata da un potere ontologico, poiché si produce nell’annientamento stesso dello Stato, cioè dell’unità politica, a tutto vantaggio della logica del capitale contemporaneo, che è quella di transnazionalizzare, cioè trovare radicamento stabile nel ‘fuori’, nell’eccezione permanente (ove risiede la vera sovranità globale). Occorre comprendere che non siamo più cittadini di Stati democratici, ma soggetti passivi che vivono e lavorano in uno spazio astratto, un ‘oltre Stato’ anomico e invisibile, dove formazioni predatorie dotate di competenze e strumenti, composte da specialisti e uomini di governo, possono dominare indisturbate, precarizzando lavoro e diritti, inquinando l’ambiente e costringendo centinaia di migliaia di persone prive di cittadinanza a spostarsi continuamente, mettendo così a rischio quel poco che resta degli Stati territoriali e della loro sovranità. Che cosa sono, dunque, i migranti? La prefigurazione di ciò che stiamo diventando tutti: prigionieri del ‘fuori’.”

“Perché non si prova a interrogarsi sulle ragioni geopolitiche dei movimenti umani? Perché non si prova ad affrontare politicamente il fallimento di gran parte degli Stati africani o la loro totale soggezione al potere delle multinazionali occidentali? Perché non di cerca di risolvere il problema dei migranti aiutandoli ‘a casa loro’ – il che non significa realizzarvi campi di concentramento? Perché sono proprio il caos e l’assenza degli Stati a permettere l’estrazione di enormi fortune dai territori di partenza delle masse di disperati verso l’Europa. Ora, bisogna ‘creare dei confini’, che permettano di restituire identità a queste masse umane, e dentro tali confini istituirvi Stati democratici e funzionanti; ciò implicherebbe automaticamente occuparsi anche dei nostri confini, cioè del ‘noi’ e del nostro altrettanto legittimo bisogno di sicurezza e ordine: ogni luogo è unico e unico è ogni popolo.”

“Non credo, sinceramente, che si riuscirà, in questa situazione, a costruire un discorso differente sull’immigrazione, almeno finché, soprattutto a sinistra, non si smetterà di depoliticizzare la riflessione etica, il dibattito pubblico, l’economia e la società italiana. Parlare di accoglienza di migranti senza affrontare la questione del lavoro, la precarizzazione della vita in tutti i suoi aspetti, l’impunità imperante e la crisi dello Stato di diritto, non farà che rafforzare l’identificazione tra la sinistra e il potere.”

Fonte: Eurasia. Rivista di studi geopolitici, n. 3/2018, pp. 183-188.