lavoro, scuola, Società

Scuola e lavoro

A suo tempo (1994) facemmo una ricerca per conto del comune di Bondeno:

Non mancano altre opere (alcune citate in questo lavoro) che trattano di scuola e occupazione; ma nessuna si incentra in modo specì-fico sul territorio di Bondeno. Ora, se è vero che il problema dell’occupazione, così come quello scolastico, hanno le loro radici nella realtà nazionale è anche vero che, di fatto, i giovani frequentano le scuole più vicine al loro luogo di residenza e (come dimostra la ricerca) ambiscono ad un lavoro che non li sradichi dal loro ambiente. In questa situazione avere un quadro il più possibile dettagliato dell’offerta scolastica e occupazionale (spesso solo superficialmente conosciuta) della propria zona risulta di fondamentale importanza per evitare scelte che portino all’abbandono scolastico o ad un affollamento in settori lavorativi già saturi. Questo è tanto più vero di questi tempi, in cui ricorre spesso la parola “flessibilità” che richiede una preparazione culturale e tecnica sempre meno legata a curricoli “lineari”. Che si voglia o meno accettare questa sfida e i suoi presupposti, una politica di “orientamento” è necessaria, e ogni strumento che aiuti la componente scolastica e quella occupazionale a conoscersi meglio reciprocamente non può che favorirla.
E in quest’ottica che l’Amministrazione Comunale si è mossa, contribuendo in maniera determinante alla pubblicazione di questa ricerca, che si rivolge non solo a enti e associazioni di settore, ma anche al privato cittadino desideroso di conoscere meglio la realtà in cui vive.
COMUNE DI BONDENO Assessorato P.l.

ne trovate breve estratto al link

https://it.scribd.com/document/369347507/Capitolo-III

Se a qualcuno interessano grafici e tabelle posso renderle disponibili su dropbox.

libri

Il lavoro ombra

Il lavoro ombraIl lavoro ombra

Tra i tanti paradossi della nostra società, come la povertà in mezzo alla ricchezza, l’illegalità diffusa nell’abbondanza di leggi, la felicità apparente di un mondo depresso, spicca l’aumento del carico di lavoro imposto ai fortunati che hanno un impiego ordinario in tempi di straordinaria disoccupazione. Non parliamo solo del mancato turn-over di personale, per cui, quando un lavoratore va in pensione si distribuisce il suo lavoro ai superstiti, ma ci riferiamo alla mole crescente di lavoro “invisibile”. Probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma, quando facciamo benzina a un distributore self-service o utilizziamo le casse automatiche di un supermercato e di un bancomat, oppure se, invece di un taxi, ci rivolgiamo a Uber, stiamo partecipando attivamente all’eliminazione dei posti di lavoro che spettavano rispettivamente al benzinaio, alla cassiera, all’impiegato di banca e al tassista. Lo stesso accade quando ci dobbiamo districare nell’intricato labirinto automatico dei servizi clienti telefonici che hanno sostituito la voce umana, oppure quando svolgiamo online quelle operazioni bancarie e postali che fino a pochi anni fa erano di esclusiva competenza degli impiegati delle poste o dei bancari, e ancora in tante altre occasioni quotidiane, ormai tanto diffuse che non ci facciamo più neanche caso. Ben venga, allora, la lettura di un libro provocatorio e brillante come Il lavoro ombra, di Craig Lambert (traduzione di Elena Vozzi, Baldini&Castoldi pp. 318 €18), che svela questo vero e proprio sfruttamento della classe media, tanto invisibile quanto dannoso per ogni singolo individuo e per la società nel suo complesso.  L’autore, giornalista americano di formazione sociologica, ci guida nel mondo dell’automazione dilagante, dove il concetto stesso di “lavoro” è diventato ambiguo: chi penserebbe mai, ad esempio, come a un vero “lavoro”, montare un mobile Ikea, o fare la raccolta differenziata, oppure sparecchiare dopo aver mangiato a un fast-food? Eppure, sostiene Lambert, stiamo svolgendo un’attività non retribuita, dalla quale ci sarà qualcuno che ne trarrà vantaggio senza dover pagare un operaio, un cameriere o uno spazzino. Allo stesso modo, e qui è ancora più difficile rendersene conto, forniamo gratuitamente un servizio a qualcuno che ci guadagnerà anche tutte le volte che usiamo i social o permettiamo a qualcuno di utilizzare i nostri dati, condizione spesso imprescindibile per firmare un contratto o attivare una garanzia. In quel preciso momento stiamo cedendo delle informazioni preziose, che si tramutano immediatamente in un guadagno per le società di servizi, sondaggi e statistica. Il pericolo maggiore, però, non è costituito dalla possibile, e in alcuni casi inevitabile, violazione della privacy, ma, come acutamente osserva l’autore, nell’inesorabile avanzata di una società atomizzata, costituita da singoli individui sciolti da ogni legame di appartenenza familiare, politico o generazionale per diventare docili strumenti nelle mani dei più forti, il cui unico scopo è il profitto: infinito, inesauribile, inesorabile.

Come reagire a questi soprusi? Ricette facili non ce ne sono, ma anche solo rendersi conto di quale sia la pervasiva realtà che ha invaso la nostra esistenza è una mossa efficace, un primo passo verso la consapevolezza che ognuno di noi ha una straordinaria ricchezza a disposizione, una ricchezza non negoziabile e non trasferibile: la propria vita e il proprio tempo che non è denaro, ma è quasi tutto il resto.

*Il lavoro ombra, di Craig Lambert (traduzione di Elena Vozzi, Baldini&Castoldi pp. 318 €18)

http://www.barbadillo.it/70017-libri-il-lavoro-ombra-di-lambert/

libri

Due terzi schiavo

E qui entriamo nella parte più drammatica. Che provo a illustrare aiutandomi con un grafico.

 

Grafico

 

Visivamente fa paura. Dei 220 giorni che la vita mi mette ogni anno comunque a disposizione e che io avevo scelto di dedicare al lavoro salariato, oltre due terzi (67,6%) erano funzionali a mantenere in moto quella ruota! Niente che servisse a me, alle persone che amo, ai miei bisogni, alle mie passioni, alla percezione di un Senso, di un Significato…

 

Per due terzi del mio tempo, vivevo per lavorare. E ve l’ho appena dimostrato.

http://www.ilcambiamento.it/decrescita_felice/due_terzi_schiavo.html

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__vivere-basso-pensare-alto-libro.php?pn=2867

Primo piano, Società

Una storia vera, anzi due..

Dal sito studenti.it

La mia storia è abbastanza lunga ma forse un pò (sic) diversa dalle altre.

Nel marzo 1999 mi sono laureato in Ingegneria Elettronica e dopo qualche stage formativo a dicembre dello stesso anno ho avuto il mio primo contratto formazione e lavoro della durata di 2 anni con un V livello metalmeccanico.

Dopo qualche mese fui assunto da una nota multinazionale del settore dell’ICT, dove sono rimasto come dipendente con un contratto a tempo indeterminato fino a novembre del 2003. In quell’anno l’azienda era un po’ in crisi e fece un piano di incentivazione all’esodo che io accettai per tentare di aprirmi uno studio tutto mio.

Dal 2003 fino al 2009 ho collaborato con diversi studi del settore IT ed aziende di formazione e nel frattempo mi sono abilitato all’insegnamento della Matematica e della Fisica tramite la SICSI negli anni 2004-2005. Dopo qualche breve supplenza tra il 2006 e il 2008 nella provincia di Benevento e poi di Caserta, il buio più totale. La scuola ormai non mi chiama più nemmeno per supplenze brevissime da più di due anni e mi “sostengo” facendo qualche corso PON 4-5 l’anno a fronte di 700-800 domande  presentate in tutta la regione Campania.

Alla fine dell’anno scorso ho provato anche ad aprirmi la partita iva per svolgere l’attività dell’Ingegnere perché ho visto che qualche azienda ricercava con contratti di consulenza e con partita iva, ma come dico sempre io “niente di nuovo sul fornte occidentale”, nessuno mi ha chiamato.

Adesso la mia attività principale è la ricerca di un lavoro, anche part-time, anche a progetto, anche uno stage per qualche azienda del settore elettronico/informatico, ma fino ad ora a fronte di oltre 1000 domande fatte in risposta a precise ricerche di personale, ho ricevuto una sola chiamata come operatore outbound per campagne telefoniche.

Forse mi frega l’età (ho compiuto 37 anni) oppure il curriculum che magari ostenta un’esperienza che potrebbe “intimorire”, ma io sono disposto a ripartire da zero. Ormai nella scuola ho perso tutte le speranze. Nel frattempo ho anche conseguito 3 master per la didattica della Matematica e mi sono iscritto all’università per  prendere una seconda laurea in Fisica, nella speranza che serva a qualcosa e aumenti le mie possibilità di trovare un impiego.

Completano il mio profilo il fatto che sono sposato e con un figlio. Mia moglie laureata in Scienze Biologiche e Informatore Medico Scientifico del Farmaco per una nota casa Farmaceutica ha “perso” il posto fisso a fine 2008 e da allora si è dovuta aprire la partita iva come agente di commercio e lavora con contratti provvigionali che a stento a fine mese coprono le spese sostenute per andare in giro con la macchina e fare centinaia di chilometri giornalieri. Spese a cui bisogna aggiungere le tasse, l’iva, la gestione separata INPS per mia moglie e la INARCASSA per me, la consulenza del commercialista che ci segue entrambi (sia io che mia moglie in materia fiscale siamo ingnorantissimi), il mutuo da pagare eccetera eccetera.

Alla fine, almeno per me, l’essermi aperto la partita iva come libero professionista mi porta, a conti fatti, più spese che guadagni e infatti ho deciso di chiuderla a fine anno. Non mi vergogno a dire che se non fosse per i nostri genitori  e qualche soldo messo da parte avremmo difficoltà anche a mettere un piatto a tavola ogni giorno. L’unica”fortuna” è che da quando sono così “scarico” di lavoro mi dedico quasi completamente a mio figlio accompagnandolo all’asilo, preparandogli da mangiare, lavandolo, vestendolo etc., ma lavoratore-triste-01a volte mi sento davvero un fallito.

Nello stesso sito segnaliamo un paio di articoli correlati:

http://www.studenti.it/lavoro/nius/generazione-neet-cresce-il-numero-di-giovani-che-non-studia-e-non-lavora.php

http://www.studenti.it/lavoro/nius/le-dieci-professioni-meglio-pagate-del-futuro.php