libri

La Cina del XXI secolo – incontro/dibattito a Bologna

“All’entrata del Palazzo d’Estate a Pechino, si legge, inciso su bronzo, che il 18 ottobre 1860 (II Guerra dell’Oppio) Lord Elgin, allora Alto Commissario britannico, ordinò la distruzione del palazzo. Circa 3.500 soldati saccheggiarono e misero a ferro e fuoco padiglioni, sale e giardini. In altri avvisi di altri luoghi monumentali, si legge che lo stesso copione fu seguito nel 1900 durante la rivolta dei Boxer ad opera dei militari dell’alleanza delle otto nazioni (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti). Così il visitatore straniero – con un certo disagio – mette a fuoco che furono le potenze coloniali in un’inguaribile presunzione di superiorità a saccheggiare i tesori della Cina, senza che essa avesse mai invaso territori stranieri.
Andando per luoghi sacri, il turista occidentale si accorge anche della difficoltà con cui le guide cercano di semplificare (e adattare) concetti di una saggezza millenaria, distante dalla nostra cultura per sostanza e modi di espressione. Di conseguenza, al contrario di quanto scandivano slogan degli anni ’70, la Cina non appare per niente vicina, ma più lontana che mai. Appare, soprattutto, sfuggente alle banalizzazioni che la dipingono, senza mezzi termini, come potenza economica e dittatura materialista. Errori prospettici e forzature interpretative vengono alimentati dai media, che, con la complicità di inviati speciali ed economisti, sommergono di numeri sulla dilagante esportazione e sul fatto che la finanza cinese sta comprando Pireo, canale di Suez, squadra del Milan… e sta progettando nuove vie della seta marittime e terrestri. Purtroppo si deve riconoscere che la Cina è un mondo cui l’Occidente ancora guarda con timore e diffidenza, appena un po’ attutiti dalle prospettive vantaggiose di collaborazione commerciale; si continuano, infatti, a sentire fin troppe opinioni e facili ‘post-verità’ – quelle che ci piacciono a conferma dei nostri pregiudizi – su una Cina nemica di buddhismo e cristianesimo, oltre che violatrice impenitente di diritti umani e consumatrice alimentare di innocenti cuccioli di cane.”
(Da La perla del drago. Stato e religioni in Cina, di Maria Morigi, Anteo Edizioni, pp. 13-14)

https://byebyeunclesam.wordpress.com/2019/10/01/la-cina-del-xxi-secolo-incontro-dibattito-a-bologna/

concorsi

Premio Shangai 2013

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee

Servizio architettura e arte contemporanee

Ministero degli Affari Esteri

Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese

Istituto Italiano di Cultura, Sezione di Shanghai

Istituto Garuzzo per le Arti Visive – IGAV

presentano

PREMIO SHANGHAI 2013

Residenze per artisti italiani e cinesi emergenti

II edizione

Prima Fase: Artisti italiani a Shanghai

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee / Servizio architettura e arte contemporanee (MiBAC – PaBAAC), il Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese (MAE – DGSP), l’Istituto Italiano di Cultura, Sezione di Shanghai (IIC Shanghai) e l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive – IGAV, promuovono la seconda edizione del Premio Shanghai – Residenze artistiche per giovani artisti italiani e cinesi emergenti.

Il Premio Shanghai è un concorso rivolto a giovani italiani e cinesi tra i 18 e i 35 anni di età che operano nell’ambito delle arti figurative. Il Premio sarà attribuito, attraverso una selezione concorsuale, a tre giovani artisti italiani (Prima Fase del Premio) e a tre giovani artisti cinesi (Seconda Fase del Premio), nell’intento di promuovere e favorire la ricerca artistica e culturale tra i due Paesi, individuando le esperienze più promettenti.

Il Premio Shanghai si propone di offrire a giovani artisti italiani e cinesi reali opportunità di crescita artistica e professionale offrendo loro due mesi di residenza artistica rispettivamente in Cina, a Shanghai, e in una città in Italia, dove avranno modo di conoscere ed integrarsi con la cultura locale, di essere seguiti da un tutor e di realizzare ed esporre il loro lavoro.

Il bando di partecipazione alla Prima Fase, riservata agli artisti italiani, è consultabile dal 1° agosto 2013 all’indirizzo www.premioshanghai.webnode.it e sui siti web delle Istituzioni promotrici (http://www.beniculturali.it, http://www.pabaac.beniculturali.it, http://www.iicshanghai.esteri.it, www.igav-art.org).

Le domande di partecipazione al Premio e della documentazione richiesta devo essere inviate entro il 15 ottobre 2013, alla Segreteria tecnico-organizzativa del concorso presso l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive – IGAV (via Lessolo 3 – 10153 Torino; tel. 011.8124456; premioshanghai@libero.it).

Un’apposita Commissione artistica, composta da tre esperti designati da ciascuna Istituzione, selezionerà fra i candidati i 3 vincitori i quali beneficeranno della possibilità di trascorrere un periodo di 2 mesi a Shanghai, in una residenza presso la East China Normal University. A conclusione dell’esperienza, le opere realizzate in loco saranno esposte in uno spazio espositivo a Shanghai.

Le partenze per Shanghai sono previste per gennaio 2014.

Nel primo semestre del 2014 sarà attivata la Seconda Fase del Premio, riservata ad artisti cinesi che verranno ospitati in Italia, secondo le medesime modalità, nel corso dell’anno.

Per ulteriori informazioni: Segreteria tecnico-organizzativa IGAV – tel. 011.8124456; premioshanghai@libero.it.

storia

90° anniversario del PCC

1Il Partito Comunista Cinese (Zhongguo gongchandang ) festeggia i suoi primi 90 anni e lo farebbe assieme al Partito Comunista Italiano, se questi ancora esistesse. Entrambi nacquero infatti nel 1921, più vecchio di loro di un solo anno il Partito Comunista Francese, mentre tutti gli altri compagni o son più giovani o sono passati a miglior vita.
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In novant’anni il manipolo di studenti rivoluzionari cinesi, dei quali faceva parte anche un certo Mao Zedong, s’è trasformato nella classe dirigente di un paese che, oltre ad essere il più popoloso del pianeta, ne è pure la seconda economia, con mire affatto celate di divenir presto la prima. Un evento ritenuto da tutti gli analisti inevitabile come il caldo d’estate e il freddo d’inverno.
Mao Zedong e compagni forse non s’immaginavano questa Cina. Quanto sono lontani gli echi della Lunga Marcia (1934-35), la guerra civile (1945-1948), la proclamazione della Repubblica Popolare (1948), il Grande Balzo (1958-60) e soprattutto la Grande Rivoluzione Culturale del Proletariato (1966-1969), ultimo viaggio di un Grande Timoniere ormai alla deriva.

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Fu la perdita di senno dovuta all’età e alla malattia o la sua mai placa sete di potere a trascinare la Cina sull’orlo di una seconda guerra civile? O fu davvero tutta colpa di quella perfida e vendicativa quarta ed ultima moglie, quell’ex-attricetta nota al mondo come Jiang Qing – “fiume verde”?
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O non fu forse solo l’atto finale della lunga partita a scacchi tra i due vecchi amici-nemici: Mao Zedong e Zhou Enlai? Una partita senza scacco matto, come spesso avviene quando giocatori di grande livello  s’incontrano, ma che sacrificò inevitabilmente molti pezzi: Jiang Qing – la regina nera; Deng Xiaoping – l’alfiere bianco, Lin Biao – l’alfiere nero, ecc.
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Zhou morì l’8 gennaio del 1976,  Mao lo seguì il 9 settembre dello stesso anno. Ma chi fu alla fine il vincitore? I cinesi son convinti fu Zhou Enlai, il buono. La guerra civile fu evitata, i cattivi furono arrestati  e condannati. Jiang Qing, la strega che aveva fatto assassinare la figlia adottiva di Zhou, sua compagna ai tempi del teatro, distruggendone il corpo affinché non potesse aver sepoltura, ed aveva liquidato anche il fratello di lei, facendogli fracassare la testa a bastonate nelle cantine dell’Università Popolare di Pechino toccò la pena di morte. La pena non fu però eseguita e Jiang Qing restò in carcere sino al 1991, quando s’impiccò.
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La pagina più buia del Partito Comunista Cinese non è nascosta e Hu Jintao ammette senza vergogna che: “in alcuni periodi storici abbiamo commesso errori e anche sofferto per i passi indietro, alla base dei quali v’era una guida staccata dalla realtà cinese. Il nostro partito è riuscito a a correggere gli errori con la forza sua e del popolo, a rialzarsi in mezzo alla crisi e proseguire avanti vittoriosamente.”
Ma condannare i cattivi ed addossare a loro tutte le colpe è anche un gioco molto comodo. “Se il 70% è positivo e il 30% negativo, si può considerare tutto positivo!” – diceva Mao, e probabilmente molti cinesi di oggi considerano l’operato del PCC nel 70%, o almeno questo lasciano intendere.
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Deng Xiaoping – “testa di cane” – come fu apostrofato dagli avversari, due volte purgato e due volte resuscitato, riuscì effettivamente a traghettare la Cina fuori dall’incubo dell’ultimo Mao ma firmò il suo atto finale a Tian’anmen, una macchia di sangue che la storia non cancellerà tanto facilmente. Ma oggi il PCC festeggia i suoi novant’anni, tra dieci anni festeggerà il secolo?
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白蛇 – White Snake