RICOMINCIAMO DAL FUTURO
Le opere di Michelangelo Miani verranno esposte dal 24 al 30 settembre 2012, nei
locali al pianterreno.
Mostra di fotografia “Ambiente (e) Futuro: Scatti liberi”
Narrativa di Fantascienza: il futuro, l’ambiente, il viaggio nel tempo.
PROGRAMMA
SABATO 22 SETTEMBRE
POMERIGGIO
16-19 Seminario PRIMIT , relatore Sandro Pascucci
16.00 : 16.30 = breve storia della moneta (nascita della moneta, medioevo, banche
centrali)
16.30 : 17.00 = situazione monetaria attuale (banche centrali e politici collusi)
pausa 10 minuti
17.10 : 18.00 = come recuperare la sovranità monetaria (proposte tecniche)
18.00 : 18:50 = pericoli sociali di non intervento (dibattito)
19.00 = fine lavori
SERA
20.30 Retrofuturo: Uomini e lavoro alla Olivetti, una occasione mancata
DOMENICA 23 SETTEMBRE
MATTINA
10.30 “Arcipelago SCEC: per una economia a misura d’Uomo” Presenta Lisa
Bortolotti, responsabile regionale dell’associazione
POMERIGGIO
16 “GDR (Giocare, Divertirsi, Riflettere)”
Filmato “Si Gioca: La Crisi” (2012) Reloaded (coordinatore Gian Luca Balestra;
interverranno Francesco Giombini, Gianluca Maragno, Antonella Chinaglia)
Argomento: si parlerà del gioco e dei giochi disponibili (prevalentemente a sfondo
economico)
(a cura dell’associazione “Spigoli & Culture” di Ferrara e della ludoteca di Bondeno)
SERA
20.30 Serata ludoteca con giochi di economia (Acquire, Le Havre, Coloni di Catari,
Power Grid ecc.)
SABATO 29 SETTEMBRE
15.30 Apertura lavori, presentazione delle Associazioni Culturali “L°araba Fenice di
Bondeno” e “La Fenice” di Bergamo, lettura della lettera di sostegno del Collegio
Vescovile S. Alessandro di Bergamo.
15.45 LA FENICE: TRA MITO E STORIA (prof. Gian Paolo G. Scharf, Uninsubria,
Varese)
17.00 MEMORIE NON VOLATILI PER APPLICAZIONI SPAZIO – PROGETTI (Ing.
Cristiano Calligaro, RedCatDevices, Responsabile del progetto SkyFlash,
18.15 GUNDAM: ERA UN FUTURO POSSIBILE (dott. Luigi Mastromatteo, Liceo
Torricelli, Roma)
20.30 La ludoteca “I signori della nebbia” presenta VegeTables, un gioco di Daniele
Ferri. Sarà presente l’autore
DOMENICA 30 SETTEMBRE
MATTINA
10.00 Apertura dei lavori
10.15 Visita guidata agli ambienti della mostra
11.00 SCRIVERE DI FANTASCIENZA (Paolo Aresi, scrittore e giornalista, Eco di
Bergamo)
12.00 DOCTOR WHO: L’EMBLEMA DELLA SCI FI INGLESE, dal 1963 ai giorni nostri
(prof. Alessandro Gaj, European School of Economics, Università di Madrid)
POMERIGGIO
15.00 RINNOVARE L’ENERGIA DELL’ACQUA PER UN FUTURO MIGLIORE (prof.
Alberto Tripoli, Libera Università Nichols Flames, Bergamo)
16.15 STAPPA LA CREATIVITA’: INNOVARE “PRATICAMENTE” IN TEMPI DI CRISI
PER UN FUTURO MIGLIORE (Alessandra Mattioni, Life Coach – Lecce)
17.30 Controfuturi, ovvero come i Cigni neri governano le nostre vite.
(D.ssa Raffaella Trigona, Università di Bergamo)
SERA
20.30 Stefano Balestra presenta il suo film “Run Time”
Categoria: mostre
Museo indiano di Bologna
Da tempo andiamo sostenendo in articoli, libri e anche interventi pubblici, che uno dei principali problemi del Patrimonio Italiano sia quello che si potrebbe giustamente chiamare il “Tesoro Sommerso”; ovvero, la quantità pressoché sterminata di reperti che rimane sistematicamente celata nei depositi dei nostri musei. Tale “patologia conservativa” affligge primariamente le raccolte di natura etnografica e orientale, con collezioni sovente di livello mondiale che giacciono nascoste in scatole o in qualche angolo di un seminterrato. A conferma di questa che, ci teniamo a dirlo, non è una opinione, bensì un fatto, constatabile se si effettua una panoramica delle nostre collezioni in questi ambiti, troviamo una interessante mostra in corso a Bologna fino al prossimo 28 aprile, il cui titolo stesso fornisce una prova di ciò poc’anzi affermato: I volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna.
Trattasi di una esposizione a suo modo preziosa, visto che presenta al pubblico degli appassionati e degli esperti di arte orientale una parte delle collezioni del Museo Indiano cittadino, inaugurato nel Palazzo dell’Archiginnasio nel 1907, grazie alla compartecipazione delle autorità comunali e universitarie, e chiuso purtroppo nel 1935, in seguito alla morte del suo fondatore, Francesco Lorenzo Pullé (1850 – 1934). Da quel momento in poi, le raccolte volute da questo eminente studioso di sanscrito, nonché abile cartografo e attento collezionista, sono state disperse in vari musei del Capoluogo felsineo, finendo perlopiù proprio nei succitati depositi o addirittura altrove, come nel caso del Museo di Antropologia dell’Università di Padova, a cui Pullé volle destinare in segno di affetto alcuni pezzi orientali, avendo egli insegnato nell’ateneo di quella città.
Come era il Museo Indiano di Bologna
Il nome del Museo creato da Pullé lascerebbe immaginare la presenza di raccolte unicamente legate al panorama artistico e culturale dell’India, ma in effetti le collezioni di questo Istituto si componevano di materiali provenienti anche dalla Cina e dal Giappone, al momento conservati presso il Museo Civico Medievale (sede della mostra) e il complesso museale di Palazzo Poggi.
Nella esposizione, particolare rilievo è dato alla presenza di statue del Pantheon Buddhista Himalayano e Cinese, così come alla ricchissima collezione fotografica, che risulta essere la più cospicua e dettagliata raccolta di riproduzioni riferite all’arte del Gandhāra in Europa. Anzi, è giusto sottolineare che l’elemento di maggior importanza che caratterizza la raccolta orientale voluta da Pullé sta per l’appunto in questo fondo, come detto, unico nel suo genere. Esso si compone della documentazione fotografica da lui prodotta e selezionata tra il 1902 e il 1903, durante il suo viaggio in India e nel Sud Est Asiatico. Le fotografie risalgono in gran parte agli ultimi anni dell’Ottocento e ai primissimi del Novecento e sono attualmente custodite sempre presso il Museo Civico Medievale. Parliamo di oltre 700 stampe fotografiche, a cui si aggiungeva una considerevole raccolta di diapositive che disgraziatamente è poi andata perduta. Il Fondo Fotografico in tema archeologico di Pullé è un archivio di immenso valore, specie se si considera che sullo stesso argomento esistono poche altre collezioni fotografiche in giro per il mondo, facendo sì che questo nucleo di immagini sia una fonte di informazioni inestimabile per le ricerche di carattere storico-artistico riferite alla zona del Gandhāra. Per la precisione, gli scatti rappresentano le lastre scolpite e i reperti raccolti negli scavi svolti nella Valle del Peshawar, ora divisa tra Afghanistan e Pakistan.
I meriti di Pullé
Tornando a parlare nello specifico del fu Museo Indiano di Bologna – noto anche come Museo d’Indologia e di Etnografia Indiana e Orientale – esso vide la luce in occasione delle celebrazioni per il terzo centenario dalla morte di Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605), fondatore delle Scienze Naturali, colui che coniò pure il termine “Geologia”. Nel 1900 Pullé, che ricopriva la carica di docente di Filologia Indoeuropea e Sanscrito presso l’Alma Mater, si era già guadagnato un certo prestigio tra gli orientalisti del Vecchio Continente, e questa sua consolidata reputazione gli permise di suggerire la fondazione di un museo dedicato ai popoli asiatici. l’Istituto venne inizialmente annesso al Gabinetto di Glottologia dell’Università, anche esso creato per iniziativa di Pullé, dando così la possibilità di mostrare al pubblico in modo permanente la collezione da lui acquistata nel suo viaggio di un anno, che lo portò prima in Vietnam, poi a Ceylon e infine nel Subcontinente Indiano. Il Museo Indiano nacque con l’intento di illustrare le culture orientali in generale, quindi non solamente quella indiana, a cui comunque Pullé era maggiormente legato per via dei suoi interessi accademici.
Il Museo si contraddistingueva per i rilevanti riferimenti alla evoluzione storico-geografica dell’arte religiosa sorta nel bacino culturale indiano, in seguito alla fioritura del Buddhismo, come testimonia il nucleo originario della collezione, composto comunque da oggetti in linea col gusto collezionistico dell’epoca. In aggiunta, con l’eccezione di un piccolo altorilievo in pietra proveniente da un monumento buddhista indiano a Sanchi (fine I secolo a. C. – inizi I secolo d. C.), Pullé si distinse per non aver prelevato dai luoghi da lui visitati reperti che altri, invece, separarono senza farsi troppi scrupoli dalle culture di origine. Una tendenza, questa, che come scriviamo da anni sta a indicare la netta differenza tra una museologia “di rapina”, tipica delle Nazioni occidentali, e quella italiana, la quale ha generalmente tentato di evitare saccheggi ed esportazioni illecite.
Sia come sia, gli arricchimenti successivi del Museo, a cominciare dall’acquisto di undici statue effettuato dal Comune nel 1908 e provenienti dalla raccolta Pellegrinelli e quasi tutte raffiguranti divinità del Pantheon Buddhista cinese e giapponese, stanno a confermare l’ambizione del professore di sanscrito nel voler creare una ampia raccolta a testimonianza della ricchezza artistica e culturale dell’Asia, manifestando contemporaneamente una attenzione verso quelle che erano le tendenze allora prevalenti nella maggior parte dei salotti aristocratici europei, ove sovente comparivano pezzi – perlopiù porcellane – cinesi e giapponesi. A tal proposito, Pullé riuscì saggiamente a sollecitare che il Museo Indiano partecipasse dell’eredità Pepoli, con l’acquisizione di alcuni vasi di provenienza nipponica.
Sfortunatamente, la vicenda dell’Istituto voluto da Pullé si concluse, come detto, nel 1935, e due anni più tardi venne stilato l’atto per mezzo del quale le raccolte furono divise tra Comune, Università e Famiglia Pullé. Finì così il sogno di questo valente studioso di donare a Bologna una propria collezione d’arte orientale, fornendo inoltre un valido sostegno per lo studio dell’India presso il più antico ateneo del mondo. Il Museo di Pullé, nei suoi circa ventotto anni di attiva, si attestò come una risorsa culturale capace di intercettare la curiosità di molti cittadini bolognesi, i quali potevano ammirare nella Galleria di questa Istituzione oltre 60 quadri sulla storia della Cartografia dell’India, divulgando così delle suggestive testimonianze sulla morfologia di questo enorme Paese.
Ciononostante, la specificità della Collezione Pullé non sta nell’annoverare pezzi di pregio, come avviene, per converso, nel caso di altri musei italiani dedicati all’Oriente. Ad esempio, i temi dell’etnografia e della storia dell’arte religiosa indiana, in particolar modo legati alla devozione degli hindū, sono testimoniati da oggetti nell’ambito dell’artigianato locale di inizio XX secolo, segnando però in tal guisa i primi passi della scienza etnografica rivolta all’Oriente. Nondimeno, in mostra è presente una opera a suo modo decisamente rara e, a tratti, perfino “insolita”. Ci riferiamo al calco di una statua che rappresenta: Siddhārtha digiunante (1902 ca., gesso dipinto, originale in scisto verde), presumibilmente la sola copia oggi sopravvissuta. La raffigurazione realistica del futuro Buddha, e comunicante un pathos che ricorda quello della iconografia cristiana, fa di questa statua un prototipo di grande importanza per lo studio dell’arte buddhista dell’area indiana. Il calco, danneggiato già durante la permanenza di Pullé in Oriente, è stato ottimamente restaurato in previsione di questo evento, permettendo ora di potersi confrontare con quello che è, benché parliamo di una semplice copia, un unicum dal punto di vista scientifico. Del resto, lo stesso Pullé nel 1907 aveva pensato il suo Museo quale strumento di supporto: “[…] per lo studio della storia e delle arti nei rapporti commerciali e civili dell’Italia coll’Estremo Oriente”.
Riscoprire la grande Scuola Orientalistica Italiana del passato
Allargando il ragionamento alla storia degli studi asiatici in Italia, ci dispiace constatare che al nome di Francesco Lorenzo Pullé non sia quasi mai degnamente associato quello dell’indianista Angelo De Gubernatis (1840 – 1913), probabilmente il suo principale maestro, che viene citato davvero troppo poco nel Catalogo della mostra e sempre come “amico” e mai quale uno dei mentori di Pullé. Se non fosse stato per il lodevole processo di recupero promosso anni or sono da Maurizio Taddei, di De Gubernatis sarebbe andato perso il ricordo; eppure a lui si deve la creazione della raccolta indiana di Firenze; anche questo un “museo perduto”, considerato che tale importatissima collezione è tuttora chiusa al Piano Terra del Museo di Antropologia ed Etnologia della città toscana. Cogliamo pertanto la occasione per ricordare che dagli studi sull’Oriente di De Gubernatis si creò una mirabile “filiera”, che passò prima per Pullé, per giungere a Raffaele Pettazzoni (1883 – 1959), che fu il più abile tra i suoi allievi. Tre grandi studiosi italiani in buona parte obliati, sebbene in misura diversa. Ciò malgrado, con De Gubernatis Pullé non condivideva soltanto la passione per l’India e il sanscrito, ma parimenti un convinto patriottismo. Rammentiamo per chi non lo sapesse, che egli il 24 maggio 1915 si arruolò volontario come soldato semplice in Fanteria, all’età di ben sessantacinque anni, terminando la sua esperienza tra i ranghi militari nel 1920, col grado di tenente colonnello, ricevendo vari encomi per aver utilizzato le sue competenze cartografiche per l’Esercito.
Per concludere, riteniamo che la cosa più giusta sarebbe che la mostra di cui si è parlato servisse come impulso per ricreare il Museo Indiano voluto da Pullé, piuttosto che tenerlo “smembrato” in più sedi e con la maggior parte degli oggetti relegati nei depositi. Questa sarebbe da considerarsi una benemerita e lungimirante iniziativa, così da riscoprire un pezzo dell’orientalistica italiana, con i suoi tanti primati, sia dal punto di vista delle collezioni sparse sul nostro territorio, sia in quei personaggi che l’hanno resa grande, probabilmente la più blasonata d’Occidente, e tra costoro si sono senza dubbio guadagnati un posto De Gubernatis e Pullé.
http://www.barbadillo.it/81618-la-mostra-i-volti-del-buddha-dal-perduto-museo-indiano-di-bologna/
Museo Europeo degli Studenti
Je ne veux pas mourir idiot

In occasione del cinquantesimo anniversario del Sessantotto studentesco, il Museo Europeo degli Studenti ha dedicato a questo tema un percorso espositivo all’interno delle sue sale. Il filo conduttore della mostra è legato all’espansione planetaria del movimento che, oltre a diffondersi nello spazio geografico, funse da volano a una serie di proteste e rivendicazioni sviluppatesi in parallelo al di fuori dell’Università.
Il movimento, nato originariamente a metà degli anni Sessanta negli Stati Uniti in opposizione alle discriminazioni razziali e alla guerra in Vietnam, raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell’Europa occidentale, col suo apice nel Maggio francese.
Se le università furono indubbiamente il contesto di formazione del movimento, di fatto la contestazione fuoriuscì ben presto da campus e atenei per attraversare luoghi di lavoro, città, istituzioni culturali e altri spazi ancora. Documenti, libri, foto, audio e video presentati all’interno del percorso espositivo intendono rendere conto della straordinaria estensione territoriale raggiunta dalla contestazione, coinvolgendo svariati contesti sociali.
L’esposizione, curata da Maria Teresa Guerrini e Marica Tolomelli, è stata realizzata dal Sistema Museale di Ateneo in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà e con l’Archivio Storico dell’Università di Bologna.
Orari di apertura
da mercoledì a venerdì: 10.00 – 13.00
sabato, domenica e festivi: 10.00 – 18.00
chiusure: 24 e 25 dicembre, 1 gennaio, 1 maggio
Biglietti
Intero: 5€
Card Musei Metropolitani: 3€
Gratuito: studenti Unibo; 0-6 anni
MEUS, Via Zamboni 33 Bologna
Vero o falso?
VISITA GUIDATA
Collezione permanente del Museo della Figurina
e mostra Vero o falso?
Sabato 6 ottobre 2018, ore 17
Museo della Figurina
Palazzo Santa Margherita
I visitatori saranno accompagnati all’interno del percorso espositivo permanente del Museo della Figurina e della mostra Vero o falso? Le figurine sotto la lente d’ingrandimento della scienza, che indaga il rapporto tra scienza e verità conducendo virtualmente il pubblico all’interno del laboratorio scientifico.
L’evento rientra nel costo del biglietto valido per accedere alla mostra. Ingresso gratuito per gli under 18, gli over 65 e il primo accompagnatore di un bambino sotto i 10 anni.

INGRESSO LIBERO
Prima domenica del mese
Domenica 7 ottobre 2018
Ogni prima domenica del mese, la FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE garantisce l’ingresso libero alle mostre con biglietto a pagamento.
Michelangelo Miani
Alle nove e venti serali di martedì 1° maggio 1983, si fa giorno in piena notte nell’emisfero nord: dopo 130 anni-luce di cammino son giunti fin sulla Terra i segni dell’esplosione della supernova Briareo Delta. Questo è il tramonto di Briareo: uno spettacolo meraviglioso, che dura però troppo poco e che ben presto molti vorrebbero non aver mai visto. Un processo lento e inarrestabile comincia infatti a stringere gran parte del globo in una nuova èra glaciale. Non è difficile intuire che all’origine del fenomeno è proprio l’esplosione di Briareo, ma ben più difficile è dare una spiegazione all’altra catastrofe che si abbatte sul mondo: uomini e donne sono diventati improvvisamente sterili e in pochi decenni l’umanità intera sembra destinata a scomparire.
RICHARD COWPER Il tramonto di Briareo (1982)
Immagine di Michelangelo Miani
Mini rubrica a cura di Pietro Argenti
Nota: Nell’ambito della manifestazione “Ricominciamo dal futuro”, come UAC, facemmo una mostra in cui furono esposti a Bondeno alcuni originali delle sue copertine.
Mostre a Ferrara
La mia gente – Il Polesine
In parete alla Biblioteca Comunale “Giorgio Bassani” le fotografie in bianco e nero, realizzate da Edoardo Terren, già pubblicate nel volume fotografico “La mia gente. Il Polesine.”
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Dal 1 al 29 aprile 2017
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Ferrara – Biblioteca Comunale Bassani, via Grosoli 42 – Barco
- Programma:
Inaugurazione: sabato 1 aprile, ore 11.00
- Orari: dal martedì al sabato ore 9-13; martedì, mercoledì e giovedì anche ore 15-18.30.
- Ingresso: gratuito
ContattiBiblioteca Comunale Giorgio Bassani – Via Grosoli 42 – Barco – Ferrara tel. 0532 797414 |
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Alfabeta
Giovedì 20 aprile, ore 18.00
Alfabeta. Dalle origini alla collezione della Galleria Civica di Modena
Incontro con Gino Di Maggio e Flaminio Gualdoni
nell’ambito della mostra Alfabeta 1979-1988
Galleria Civica di Modena, Palazzo Santa Margherita, sale superiori
Corso Canalgrande, 103 – Modena
ingresso gratuito
Nell’ambito della mostra Alfabeta 1979-1988. Prove d’artista nella collezione della Galleria Civica di Modena, giovedì 20 aprile alle 18,00 incontreremo Gino Di Maggio e Flaminio Gualdoni per un approfondimento sulle origini della storica rivista di informazione culturale “Alfabeta”, sul clima e i propositi che portarono alla nascita del mensile, arrivando fino all’acquisizione delle prove d’artista all’interno della collezione della Galleria Civica.
Un’occasione importante che vede come protagonisti Gino Di Maggio, cofondatore e membro del comitato di redazione ed editore di Alfabeta e Flaminio Gualdoni, direttore dell’istituto modenese dal 1988 al 1994, che diede avvio alla Raccolta del Disegno Contemporaneo nell’88 e che si adoperò per l’acquisizione delle Prove d’artista.
Gino Di Maggio è collezionista, promotore e organizzatore di importanti mostre ed eventi di arte contemporanea. Avvicinandosi all’arte contemporanea giapponese negli anni Sessanta grazie all’amicizia con Allan Kaprow, diventa il principale promotore del movimento Fluxus in Italia. Editore di periodici d’arte e numerose riviste, tra cui “Alfabeta” e “Bullshit”, fonda a Milano nel 1989 la Fondazione Mudima (www.mudima.net) la prima Fondazione italiana costituita per l’arte contemporanea, con lo scopo di realizzare un programma articolato dedicato alle esperienze internazionali nel settore dell’arte visiva, della musica e della letteratura contemporanea.
Flaminio Gualdoni insegna storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dal 1980. Dal 1988 al 1994 è stato direttore della Galleria Civica di Modena; successivamente dei Musei Civici di Varese e della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. È curatore di numerose mostre pubbliche di arte contemporanea e ha collaborato con diverse testate tra cui “Il Corriere della Sera”, in particolare con rubriche d’arte su “Il Giornale dell’arte”, “La Domenica del Corriere”, “Italia Oggi”, “Gente”, Rai Radio2, Rai Radio3. Dirige “FMR” tra il 2005 e il 2009, nel cui ambito fonda “La rivista bianca FMR”.
Fondatore del gruppo [epidemiC], nel 2011 realizza con Luca Lampo L’atlante dell’arte italiana (www.atlantedellarteitaliana.it). Scrive sul blog personale flaminiogualdoni.com.
La mostra
L’esposizione Alfabeta 1979-1988. Prove d’artista nella collezione della Galleria Civica di Modena, realizzata anche grazie alla collaborazione di Fondazione Mudima, Milano, è dedicata alle 66 Prove d’artista realizzate da 49 autori per la storica rivista di informazione culturale “Alfabeta” tra il 1983 e il 1988.
Il nucleo di opere su carta (composto da disegni, collage, grafiche e fotografie), tra i primi ad entrare a far parte della collezione della Galleria Civica di Modena sul finire degli anni Ottanta, in seguito alla chiusura del mensile, si presenta come un prezioso e raro spaccato di quello che è stato un fenomeno culturale importante, mosso dallo spirito della neoavanguardia.
I 66 lavori acquisiti dalla Galleria Civica nel 1989, grazie al sostegno del CME Consorzio Modenese Edili ora CME Consorzio Imprenditori Edili Soc. Coop. (www.cmeconsorzio.it), fanno parte della Raccolta del disegno avviata nel 1988 da Flaminio Gualdoni, allora direttore dell’Istituto. Un patrimonio che, tra acquisizioni e comodati, conta oggi oltre 4000 fogli di autori contemporanei a testimonianza della cultura disegnativa italiana del XX secolo.
In mostra opere di: Rina Aprile, Enrico Baj, Paolo Baratella, Gianfranco Baruchello, Alighiero Boetti, Anna Valeria Borsari, Eugenio Carmi, Giovanni Carta, Tommaso Cascella, Loriana Castano, Pietro Coletta, Giovanni D’Agostino, Dadamaino, Sergio Dangelo, Piero Del Giudice, Lucio Del Pezzo, Beppe Devalle, Piero Dorazio, Gillo Dorfles, Pablo Echaurren, Omar Galliani, Piero Gilardi, Gian Paolo Guerini, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Alberto Magnaghi, Luigi Malerba, Enzo Mari, Giuliano Mauri, Fausto Melotti, Alessandro Mendini, Aldo Mondino, Claudio Olivieri, Giulio Paolini, Gianfranco Pardi, Goffredo Parise, Claudio Parmiggiani, Luca Patella, Concetto Pozzati, Carlo Ramous, Liberio Reggiani, Marco Nereo Rotelli, Toti Scialoja, Loreno Sguanci, Giuseppe Spagnulo, Aldo Spoldi, Emilio Tadini, Grazia Varisco, William Xerra.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Fondazione Mudima, con testi di Mario Bertoni, Flaminio Gualdoni e Francesca Mora oltre alla riproduzione delle opere esposte in mostra.
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I 20 giorni di Ferrara Capitale
La mostra, attraverso l’esposizione di materiale conservato presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza e cospicuo altro materiale, messo a disposizione in particolare dal curatore e da privati ferraresi, centesi, di Comacchio e di Bruxelles, narra, contestualizzandolo, un episodio poco conosciuto della storia della nostra città. Dopo la sconfitta di Custoza, durante la guerra del 1866, il 12 luglio, per questioni di sicurezza, il re Vittorio Emanuele II, lo stesso la cui statua, opera dello scultore Giulio Monteverde, viene conservata nel giardino interno del Museo, stabilì il quartier generale presso palazzo Strozzi Sacrati, chiamato allora Palazzo Reale. In quei 20 giorni di permanenza il “re galantuomo”, ricevette la visita di personaggi importanti, come ad esempio il primo Ministro Bettino Ricasoli, Girolamo Bonaparte e Layos Kossuth e la città estense divenne a tutti gli effetti capitale. Un viaggio ricco di suggestioni attraverso la storia di personaggi come Garibaldi e Vittorio Emanuele, ma anche grandi ferraresi, come Scipione Mayr, Enea Cavalieri ed il comacchiese Nino Bonnet, salvatore di Garibaldi nel 1849, che ebbero un ruolo centrale nelle vicende risorgimentali.
La ricca documentazione “originale”, si affianca ad un percorso storico – didattico, basato sulla ricerca storica, che consente l’approfondimento di un periodo fondamentale per Ferrara e l’Italia.
La mostra è dedicata alla memoria di Gianna Vancini recentemente scomparsa
Dove
Quando
Dal 9 al 31 luglio 2016
Orari
Dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Giorni di chiusura
- Lunedì
Tariffe
Ingresso libero
Contatti
1 novembre a Modena
Le opere provengono dalla collezione dell’artista, dalla Biblioteca nazionale svizzera di Berna che custodisce l’archivio di Spoerri e da importanti musei, gallerie e collezionisti europei.
Negli anni Novanta ha realizzato un grande parco di sculture, che dal 1997 è diventato una fondazione: il Giardino di Daniel Spoerri a Seggiano nella Toscana meridionale.
Dal 2009 è aperto l’archivio “Kunststaulager Spoerri” a Hadersdorf am Kamp (in Austria).
mostra Daniel Spoerri. Eat Art in transformation
sedi Palazzo Santa Margherita, corso Canalgrande 103, Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande, Modena
a cura di Susanne Bieri, Antonio d’Avossa, Nicoletta Ossanna Cavadini
periodo 10 ottobre 2015-31 gennaio 2016
organizzazione e produzione
Galleria civica di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
con m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera)
catalogo edito da Silvana Editoriale (Milano), pp.256, bilingue, a cura di Susanne Bieri, Antonio d’Avossa, Nicoletta Ossanna Cavadini, con testi di Barbara Räderscheidt, Antonio d’Avossa, Serena Goldoni, Nicoletta Ossanna Cavadini, Susanne Bieri e un’intervista all’artista.
ingresso gratuito
orari
mer-ven 10.30-13.00; 15.00-18.00
sab, dom e festivi 10.30-19.00
lun e mar chiuso
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DOMENICA 1 NOVEMBRE, FESTA DI OGNISSANTI, APERTA AD ORARIO CONTINUATO LA MOSTRA “IL MANICHINO DELLA STORIA: L’ARTE DOPO LE COSTRUZIONI DELLA CRITICA E DELLA CULTURA”
A queste opere si aggiungono tre sculture collocate all’esterno del Mata: si tratta della fontana di Enzo Cucchi intitolata “L’idolo della voglia” del 1992, del cavallo di Mimmo Paladino, “Il cavallo di Modena” una fusione in bronzo realizzata ad hoc per questo evento e della scultura in bronzo di Sandro Chia del 1988 “Solitario”.
Dal 7 ottobre, inoltre, hanno preso il via sia le visite guidate gratuite che i percorsi didattici a cura di Mediagroup98.(Info su www.mata.modena.it)
mostra Il manichino della storia: l’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura
sede Mata, via della Manifattura dei Tabacchi 83, Modena
a cura di Richard Milazzo
periodo 18 settembre 2015-31 gennaio 2016
produzione
Comune di Modena
organizzazione
Galleria civica di Modena
con il patrocinio di
Regione Emilia-Romagna
in collaborazione con
Apt Servizi Regione Emilia-Romagna
con il sostegno di
Confindustria Modena
catalogo Franco Cosimo Panini Editore, Modena (Italy), bilingue, contenente il testo critico del curatore della mostra Richard Milazzo, la riproduzione iconografica delle opere esposte in bianco e nero, e l’elenco completo delle oper in mostra
ingresso
per i possessori di Conad Carta Insieme, youngER Card,
orari
Lunedì chiuso
25 dicembre 2015 e 1 gennaio 2016 15.00-19.00
Musei civici di Modena
• Domenica 27 settembre, ore 17
VOCI DI CENERE
A chiusura della mostra Le urne dei forti si replica la performance teatrale in cui le ombre di coloro che popolavano la necropoli animano lo spazio espositivo raccontando storie di uomini e donne delle terramare
A cura di La Parte Animale, con Fabiana Giordano, Irene Guadagnini, Francesco Rossetti.
Testi di Cristiana Zanasi
Musei Civici, Sala Crespellani
Seguirà aperitivo presso la Caffetteria dei Musei
• Domenica 4 ottobre, ore 17
ROMA E LE GENTI DEL PO
Luigi Malnati, soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna, presenta la mostra aperta a Brescia (Museo di Santa Giulia) che racconta la grande vicenda che ha portato, tra il III e il I secolo a.C., alla romanizzazione delle genti del Po e alla fondazione di Mutina
Palazzo dei Musei, Sala Ex Oratorio
• Domenica 4 ottobre, Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo, ore 10-13 e 16-19
CACCIATORI DI FORME
Il gioco per ragazzi dai 7 ai 12 anni prevede la scoperta dei più interessanti oggetti dei Musei Civici attraverso l’individuazione della loro forma
Al termine è prevista una gustosa sorpresa per ogni bambino
Palazzo dei Musei, Musei Civici e Caffetteria dei Musei
• Sabato 10 ottobre, ore 15.30
SUI PASSI DELLA GRANDE GUERRA
Itinerario guidato in città e visita alla mostra
Oltre il fronte. La vita a Modena e provincia durante la Grande Guerra
(Fondazione San Filippo Neri)
condotto da Stefano Bulgarelli
Ritrovo: Parco delle Rimembranze, Monumento ai Caduti
Prenotazione: musei.civici@comune.modena.it
tel. 059 2033122 lunedì e giovedì 8.30-17, martedì, mercoledì e venerdì 8.30-13
Durata: 2 ore circa
• Domenica 11 ottobre, ore 11
LO STILE ITALIANO: musica antica per strumenti a pizzico
Concerto di Andrea Chezzi al clavicembalo e Massimo Nalbandian alla lira-chitarra
preceduto da un breve intervento di Lorenzo Frignani e Roberto Mattiazzo sul restauro degli strumenti
In collaborazione con Istituto Beni Culturali Regione
Emilia-Romagna nell’ambito della rassegna
Un Sistema Armonico Live 2015
Musei Civici, Sala dell’Archeologia
• Domenica 11 ottobre, ore 17
LA RICOSTRUZIONE DELLA SPADA CELTICA DI SALICETA SAN GIULIANO
La spada celtica ricostruita in occasione della mostra L’originale e la sua replica viene presentata dai protagonisti di questa straordinaria scoperta: Anna Bondini, archeologa della Soprintendenza dell’Emilia-Romagna, Renaud Bernadet, restauratore, Vincenzo Pastorelli, artigiano del ferro
Musei Civici, Sala dell’Archeologia
• Sabato 17 ottobre, ore 17
CONQUISTA E RICONQUISTA ROMANA DELLA CISALPINA
Giuseppe Zecchini, docente di storia romana all’Università Cattolica di Milano, illustra le vicende e i protagonisti della conquista romana della pianura Padana tra III e I secolo a.C.
Musei Civici, Sala dell’Archeologia
• Sabato 24 ottobre, ore 17
LA FINE DELLE TERRAMARE: fra cambiamento ambientale e crisi di un modello economico e sociale
Un incontro che analizza le possibili motivazioni dell’abbandono delle terramare, condotto da Andrea Cardarelli, docente alla Sapienza Università di Roma, Mauro Cremaschi, docente all’Università Statale di Milano, Anna Maria Mercuri, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia
Palazzo dei Musei, Sala Ex Oratorio
• Domenica 1 novembre, ore 10.30
SUI PASSI DELLA GRANDE GUERRA
Itinerario guidato in città e visita alla mostra
Oltre il fronte. La vita a Modena e provincia durante la Grande Guerra
(Fondazione San Filippo Neri)
condotto da Stefano Bulgarelli
Ritrovo: Parco delle Rimembranze, Monumento ai Caduti
Prenotazione: musei.civici@comune.modena.it
tel. 059 2033122 lunedì e giovedì 8.30-17, martedì,
mercoledì e venerdì 8.30-13
Durata: 2 ore circa
• Sabato 7 novembre, ore 15.30
GRAZIOSI AROUND
Itinerario in città condotto dagli studenti dell’Istituto Superiore d’Arte “A. Venturi” alla scoperta delle opere dell’artista, a partire dalla Gipsoteca a lui dedicata
Ritrovo: Caffetteria di Palazzo dei Musei, dove sarà
offerto un caffè a tutti i partecipanti
Durata: 2 ore circa
• Domenica 8 novembre, ore 17
DUE PALMI DI TERRA COLOR OCRA…
Presentazione teatrale del romanzo di Francesco Sala
edito da Artestampa a cura di Cicuta, i cui attori daranno
vita ai principali protagonisti del racconto
Musei Civici, Sala dell’Archeologia
• Sabato 14 novembre, ore 17
GLI STRUMENTI A TASTIERA DEL MUSEO CIVICO D’ARTE: la spinetta pentagonale,
il clavicembalo Termanini e l’organo a canne
Concerto di Davide Zanasi, preceduto da un breve intervento dell’organaro Marco Fratti, restauratore dell’organo e della spinetta, nell’ambito del Modena Organ Festival (XIII edizione)
Musei Civici, Sala Arte Sacra
• Domenica 15 novembre, ore 15.30
PIMPA VA AL MUSEO
Una divertente animazione che ha come protagonista il noto personaggio della Pimpa, seguita da un laboratorio creativo in cui i bambini (età 4/10 anni) realizzano un burattino in tema
In collaborazione con F. C. Panini editore
Palazzo dei Musei, laboratorio didattico DIDA e Musei Civici
• Domenica 15 novembre, ore 17
MODENA, UNA CITTÀ DA SCOPRIRE E RISCOPRIRE
Presentazione della nuova guida della città
edita da F. C. Panini, a cura degli storici modenesi
Grazia Biondi e Rolando Bussi
Palazzo dei Musei, Sala ex Oratorio
• Domenica 22 novembre, ore 17
IL PANE DI VILLA SORRA E IL GRANO DI PARMA: due esperienze sul recupero dei
cereali di qualità in terra emiliana
Incontro con Cristina Piazza, Agronomo dell’Azienda Sperimentale Stuard di Parma e Referente per la sperimentazione regionale su colture cerealicole, Nico Lusoli di Slowfood – Condotta di Modena e Giorgio Cervetti Responsabile della Raccolta della vita contadina dei Musei Civici
Seguiranno assaggi del pane a marchio Villa Sorra
Musei Civici, Sala dell’Archeologia
MOSTRA IN CORSO:
L’originale e la sua replica
Musei Civici, Sala dell’Archeologia,
18 settembre – 22 novembre 2015
La mostra interpreta il patrimonio dei reperti archeologici di epoca celtica del territorio modenese e dell’antica Gallia, attraverso repliche eseguite da artigiani specializzati
Musei Civici • Palazzo dei Musei
Largo Porta S. Agostino, 337 – 41121 Modena
tel. +39 059 2033101/3125
http://www.museicivici.modena.it
musei.civici@comune.modena.it
Fb: museoarcheologicomodena
museoartemodena
ORARI:
da martedì a venerdì 9-12
sabato domenica e festivi 10-13 e 16-19
lunedì chiuso
con il sostegno di:
Regione Emilia Romagna – Istituto per i beni artistici culturali e naturali – Un Sistema Armonico live
Associazione Amici dell’organo “Johan Sebastian Bach”
Koiné
Caffetteria dei Musei sempre aperta