RICOMINCIAMO DAL FUTURO
Le opere di Michelangelo Miani verranno esposte dal 24 al 30 settembre 2012, nei
locali al pianterreno.
Mostra di fotografia “Ambiente (e) Futuro: Scatti liberi”
Narrativa di Fantascienza: il futuro, l’ambiente, il viaggio nel tempo.
PROGRAMMA
SABATO 22 SETTEMBRE
POMERIGGIO
16-19 Seminario PRIMIT , relatore Sandro Pascucci
16.00 : 16.30 = breve storia della moneta (nascita della moneta, medioevo, banche
centrali)
16.30 : 17.00 = situazione monetaria attuale (banche centrali e politici collusi)
pausa 10 minuti
17.10 : 18.00 = come recuperare la sovranità monetaria (proposte tecniche)
18.00 : 18:50 = pericoli sociali di non intervento (dibattito)
19.00 = fine lavori
SERA
20.30 Retrofuturo: Uomini e lavoro alla Olivetti, una occasione mancata
DOMENICA 23 SETTEMBRE
MATTINA
10.30 “Arcipelago SCEC: per una economia a misura d’Uomo” Presenta Lisa
Bortolotti, responsabile regionale dell’associazione
POMERIGGIO
16 “GDR (Giocare, Divertirsi, Riflettere)”
Filmato “Si Gioca: La Crisi” (2012) Reloaded (coordinatore Gian Luca Balestra;
interverranno Francesco Giombini, Gianluca Maragno, Antonella Chinaglia)
Argomento: si parlerà del gioco e dei giochi disponibili (prevalentemente a sfondo
economico)
(a cura dell’associazione “Spigoli & Culture” di Ferrara e della ludoteca di Bondeno)
SERA
20.30 Serata ludoteca con giochi di economia (Acquire, Le Havre, Coloni di Catari,
Power Grid ecc.)
SABATO 29 SETTEMBRE
15.30 Apertura lavori, presentazione delle Associazioni Culturali “L°araba Fenice di
Bondeno” e “La Fenice” di Bergamo, lettura della lettera di sostegno del Collegio
Vescovile S. Alessandro di Bergamo.
15.45 LA FENICE: TRA MITO E STORIA (prof. Gian Paolo G. Scharf, Uninsubria,
Varese)
17.00 MEMORIE NON VOLATILI PER APPLICAZIONI SPAZIO – PROGETTI (Ing.
Cristiano Calligaro, RedCatDevices, Responsabile del progetto SkyFlash,
18.15 GUNDAM: ERA UN FUTURO POSSIBILE (dott. Luigi Mastromatteo, Liceo
Torricelli, Roma)
20.30 La ludoteca “I signori della nebbia” presenta VegeTables, un gioco di Daniele
Ferri. Sarà presente l’autore
DOMENICA 30 SETTEMBRE
MATTINA
10.00 Apertura dei lavori
10.15 Visita guidata agli ambienti della mostra
11.00 SCRIVERE DI FANTASCIENZA (Paolo Aresi, scrittore e giornalista, Eco di
Bergamo)
12.00 DOCTOR WHO: L’EMBLEMA DELLA SCI FI INGLESE, dal 1963 ai giorni nostri
(prof. Alessandro Gaj, European School of Economics, Università di Madrid)
POMERIGGIO
15.00 RINNOVARE L’ENERGIA DELL’ACQUA PER UN FUTURO MIGLIORE (prof.
Alberto Tripoli, Libera Università Nichols Flames, Bergamo)
16.15 STAPPA LA CREATIVITA’: INNOVARE “PRATICAMENTE” IN TEMPI DI CRISI
PER UN FUTURO MIGLIORE (Alessandra Mattioni, Life Coach – Lecce)
17.30 Controfuturi, ovvero come i Cigni neri governano le nostre vite.
(D.ssa Raffaella Trigona, Università di Bergamo)
SERA
20.30 Stefano Balestra presenta il suo film “Run Time”
Categoria: Viaggi
Il Mediterraneo in barca
Nel 1934 Georges Simenon (1903-1989) decise di intraprendere una traversata del Mar Mediterraneo su una barca a vela, per ricaricarsi, per cercare stimoli. In una parola, per alimentare la sua curiosità e soddisfarla come fece da giovanissimo quando scelse di occuparsi di cronaca nera per il quotidiano della sua città natale, la “Gazette de Liège”.
Così, alla vigilia di ogni viaggio, Simenon andava da un amico caporedattore a chiedere se era interessato a un reportage di un certo numero di articoli sul luogo che andava a visitare. Un giorno, il settimanale francese “Marianne”, nella tarda primavera del 1934, accettò un suo reportage sul Mediterraneo.
Simenon era stato un ottimo cronista di nera ed era un ottimo scrittore, padrone della scrittura letteraria come di quella giornalistica. I pezzi da cronista, definiti da lui stesso “Mes apprentissages”, il mio apprendistato, mostrano bene le sue grandi qualità di osservatore, di uomo capace di scandagliare l’animo umano ma anche le semplici vicende umane.
Affittò una barca a vela e partì per il Mediterraneo, partendo da Porquerolles (luogo eletto dello scrittore) e toccando i porti della Tunisia, di Sanremo, Genova, dell’isola d’Elba, di Messina, Siracusa, Malta, Arbatax. Il settimanale pubblicò, fra giugno e settembre del 1934, l’intero reportage corredato da belle foto riprodotte nel libro edito da Adelphi, casa editrice che sta per pubblicare una serie di scritti giornalistici di Simenon.
In questo primo libro mostra la bellezza del Mediterraneo e i pezzi sono stupendi per scrittura, per emozioni che trasmettono, per quella particolare idea che lo scrittore aveva del Mare nostrum inteso come un bacino, una conca, come un còrso d’acqua. Affiancate al testo le foto senza didascalie con scene di vita nella goletta con la quale Simenon e gli altri viaggiavano, momenti di divertimento, volti carpiti in uno scatto e rimasti anonimi, gente nei porti, immagini dei mercati del pesce, di feste a bordo di battelli, di pescatori e scorci degli angiporti e dei bistrot frequentati da marinai. E’ un reportage che mostra la volontà di scavare nell’anima del Mediterraneo, fatta da uomini, donne, luoghi, oggetti; per capire come fossero ricorrenti alcune realtà, come l’anima dell’uomo fosse alla fine universale nel suo modo di essere e mostrarsi. Insomma, un Mediterraneo non solo di pescherecci, yacht che incrociano al largo con capitani dal berretto bianco, navi da crociera lunghe e lustre. Ma anche navi mercantili che trasportano ferro, olive, arance, materiale di risulta. Ciò che animava lo scrittore belga era scrutare l’animo, come detto, magari nel silenzio e nelle pieghe del volto di un uomo, senza giudicare o voler spiegare perché, come diceva Simenon citando Robert Louis Stevenson, la sua vocazione era “raccontare storie”.
Ma ciò che emerge da questo reportage è la vita delle comunità e dei luoghi che descrive. Dalle storie di prostituzione dei porti del vicino Oriente e di Atene alla strana isola di Malta, alla vita luccicante del bel mondo anglofono nelle ville e nei locali della Costa Azzurra, fino ai piccoli villaggi.
Ma è nella semplicità della quotidianità scandita dal tempo che Simenon si incanta e narra; quella semplicità fatta di riti ma anche di affetti, consueetudini, lavoro manuale. Non mancano osservazioni politiche lusinghiere sull’Italia e sugli italiani degli anni Trenta, sulla politica mediterranea prevaricatrice degli inglesi, sulle abitudini dei turchi, sulle stranezze di certi turisti borghesi. Il filo conduttore di questi articoli è il significato del Mediterraneo che, secondo Simenon, resta un luogo unico, un mistero che lambisce tante terre, tutte da raccontare.
*Il Mediterraneo in barca di Georges Simenon (Trad. Giuseppe Girimonti Greco e Maria L. Vanorio; con una nota di Matteo Codignola), Adelphi ed. – 2019; Pp. 189; euro 16
Il quartiere Giardino
Il quartiere Giardino di Ferrara. Guida turistica
Nell’ambito del progetto “Il giardino del mondo. Viaggio in un quartiere multietnico di Ferrara”
Il quartiere Giardino di Ferrara copre l’area a sud-ovest entro le mura cittadine. La zona ha subìto nei secoli trasformazioni pesanti, più di ogni altra parte della città: dopo la demolizione della Fortezza pontificia, l’impianto urbanistico del quartiere venne pensato a inizio ‘900 con l’Addizione Contini.
La guida intende illustrare il quartiere, la sua storia e i monumenti, con approfondimenti dedicati alle risorse artistiche e naturali della zona.
Le schede dei documenti sono corredate da abstract in lingua inglese, francese, spagnolo, tedesco e cinese.
Il volume contiene una sezione di Informazioni utili, come da tradizione di ogni guida turistica.
La guida rappresenta uno dei prodotti finali del progetto Il Giardino del mondo. Viaggio in un quartiere multietnico di Ferrara, vincitore del Concorso Io amo i beni culturali, VIII edizione (2018), bandito dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
Il progetto è stato realizzato con il coordinamento di Archivio Storico Comunale di Ferrara e C.P.I.A. – Centro per l’Istruzione degli Adulti di Ferrara, nel ruolo rispettivamente di partner culturale e partner scolastico capofila.
Saluti di
Angelo Andreotti, dirigente del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
Fabio Muzi, dirigente scolastico Centro per l’istruzione degli adulti di Ferrara
Ne parlano
Michele Nani, Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Studi sul Mediterraneo (ISMed-CNR), Napoli
Marco Poltronieri, guida turistica e presidente Associazione Guide Estensi di Ferrara
Saranno presenti autori e collaboratori del volume.
Sono previsti interventi degli studenti del Liceo delle Scienze umane Carducci e del Liceo classico Ariosto, che hanno collaborato alla redazione della guida.
Ideazione, progetto, raccolta, stesura dei testi e redazione a cura di Lorenza Cenacchi (Liceo delle Scienze umane Carducci di Ferrara), Corinna Mezzetti (Archivio Storico Comunale di Ferrara) e Beatrice Morsiani (Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara)
Hanno collaborato alla redazione dei testi: Rita Fabbri (Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara); Stefania Gasperini e Giovanni Morelli (AR.ES.sas); Chiara Guerzi (storica dell’arte); Emiliano Rinaldi (fotografo); Beatrice Sgaravatto (Collettivo Minime differenze); Enrico Trevisani (Centro di Documentazione Storica-Centro Etnografico Ferrarese del Comune di Ferrara); gli studenti delle classi III C e III D del Liceo delle Scienze umane Carducci di Ferrara; gli studenti Anna Maria Benetti, Gaia Gavazzoni, Nicola Quarneti del Liceo classico Ariosto di Ferrara (Alternanza scuola-lavoro a.s. 2018/2019).
Fotografie di Stefania Ricci Frabattista (Archivio Storico Comunale di Ferrara).
Traduzioni in lingua a cura di insegnanti e studenti del Liceo delle Scienze umane Carducci di Ferrara e di insegnanti del Language cafè presso la Biblioteca Popolare Giardino.
Mappe realizzate da Massimiliano Stevanin, noemastudio, graphic design & cartography.
Con la collaborazione di: Servizio Manifestazioni culturali del Comune di Ferrara, Ufficio verde pubblico e arredo urbano del Comune di Ferrara, Camera di Commercio Industria e Artigianato di Ferrara.
Con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna.

Autori a corte “Speciale Natale”
Presentazione del libro di Roberto Pazzi “Verso Sant’Elena”
Bompiani Editore,2019
Ne parla con l’autore Francesca Capossele
Candidato al Premio Strega 2019
«Sogna la vita che ti manca, Napoleone. Abbiamo poche ore prima dell’alba, ma quella vita non si misura con gli orologi. Una notte vale un secolo… Ti darò altro tempo, la preziosa materia che ti manca.»
È ormai calata la sera quando Napoleone apprende che giungerà in vista di Sant’Elena all’alba. L’imperatore si ritira presto sulla Northumberland, quel sabato 14 ottobre 1815. Da più di due mesi è in navigazione sulla fregata inglese. Che cosa mediti alla fine del viaggio e forse dell’avventura della sua vita, nessuno potrebbe saperlo, mentre cigola la porta della cabina, non per un colpo di vento. Chi è mai la bella clandestina entrata? È davvero l’Eugénie, l’eroina del suo romanzo giovanile rimasto nel cassetto? Dopo la donna, nel dormiveglia compaiono la madre e alcune inquietanti presenze protagoniste degli eventi della sua vita dalla Rivoluzione alla battaglia di Waterloo. In Europa intanto si diffondono reazioni contrastanti. A San Pietroburgo lo zar Alessandro comincia a prevederne imbarazzanti rivelazioni. Pio VII accoglie a Roma i congiunti rifiutati dalle dinastie che avevano sollecitato l’ onore d’imparentarsi coll’imperatore. A Vienna la moglie Maria Luisa, in procinto di recarsi a governare Parma, si concede al generale Neipperg. Il governatore designato di Sant’Elena a Londra riceve segrete istruzioni. Sulla Northumberland a poche ore dalla meta tutti dormono. La sola Eugénie veglia, custode del sonno di Napoleone: «dormi, sogna, riposa, ma sogna con la stessa potenza con cui hai combattuto, e non arriveremo mai a Sant’Elena.» E scrive sul diario di bordo il diverso corso che Napoleone immagina ancora d’imprimere alla Storia, mentre la nave sembra sparire in un folto banco di nebbia. L’epica visionarietà ispiratrice dell’autore di Cercando l’Imperatore, riconosciutagli dal «Times Literary Suppliment» e «The New York Times», umanizza un altro imperatore, quel Napoleone che già la poesia di Manzoni aveva trasfigurato. Il viaggio infinito sulla nave del grande prigioniero, con le sue fughe in avanti e indietro, si eleva così a simbolo di quella sognata reinvenzione dell’esistenza, tentata di visitare altre vite possibili, che in vista della fine si annida forse in ogni anima umana.

La poesia del Natale
Reading di poesia a cura del Gruppo Scrittori Ferraresi con la partecipazione della Società Dante Alighieri
Coordinano Federica Graziadei, Nicoletta Zucchini e Gina Nalini Montanari
Con questo incontro il Gruppo Scrittori Ferraresi e il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara desiderano rendere omaggio al Natale. In ogni epoca e luogo sono stati moltissimi gli autori che hanno composto versi ispirati al Natale. Lo ha fatto Guido Gozzano componendo “Notte Santa” o Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo con “Natale”. Oppure Gianni Rodari, con le poesie in versi o ancora Umberto Saba con “A Gesù Bambino”. L’inverno e in particolar modo il periodo natalizio, è la stagione dell’immaginazione, della riflessione e delle storie raccontate vicino al focolare. Questo incontro cercherà di raccontare il Natale attraverso i contributi dei soci e, trattandosi di poesia o prose liriche, di cantarlo e festeggiarlo.
A conclusione dell’evento, i saluti e lo scambio degli auguri saranno anticipati… da una sorpresa!
Per il ciclo “I mercoledì dell’Ippogrifo”, a cura del Gruppo Scrittori Ferraresi e gentile partecipazione della Società Dante Alighieri di Ferrara.

Caro Gesù Bambino. La psicologia del dono e la atmosfera natalizia
A cura di Stefano Caracciolo (UNIFE)
La prima conferenza di “Anatomie della mente” cade, com’è ormai tradizione, alla vigilia di Natale, la festa per eccellenza che impegna i nostri pensieri per quasi due mesi l’anno! Il clima natalizio risveglia i buoni sentimenti e favorisce un clima nel quale predominano le emozioni positive: allegria, gioia, felicità, buonumore e desiderio di regali, da fare e da ricevere.
Anatomie della mente, il più longevo ciclo di incontri della Biblioteca Ariostea, anche quest’anno si propone di esplorare paesaggi straordinari come la storia, la follia, la musica, la malattia, l’anima, il cinema, la poesia, la morte e la vita attraverso la lente della Psicologia, moderno strumento di lettura di una società sempre più indecifrabile. Sei nuove tappe di un percorso di viaggio colmo di psicologia e di altre storie.
Per il ciclo Anatomie della mente – Conferenze dei Giovedì di Psicologia – Anno XIII, in collaborazione con la Sezione di Neurologia, Psichiatria e Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina, Farmacia e Prevenzione dell’Università di Ferrara
Scarica il programma completo Anatomie della mente Anno XIII

Concerto di Natale del trio strumentale “Enchiridion Consort”
La musica rinascimentale della Corte Estense
Il Natale del Popolo e del Duca
“Enchiridion Consort” è lieto di offrire agli utenti del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara uno speciale concerto natalizio di musica rinascimentale e tardo- rinascimentale eseguito con strumenti originali.
Il prestigioso ensemble è composto da Stefano Squarzina (Flauti), Roberto Felloni (Liuto e Arciliuto) e Roberto Cattani (Viola da Gamba).
La formazione presenta composizioni di musica antica del repertorio di corte, nello specifico quello di Ferrara. Partendo dal periodo di Nicolò III e Leonello, fino ad abbracciare gli anni del ducato, il trio propone un canone musicale che abbraccia 150 anni di storia ferrarese. Il repertorio strumentale (danze e balli) e il repertorio madrigalistico e frottolistico (adattato per ensemble strumentale) saranno inframezzati da composizioni musicali natalizie.
Il repertorio di corte vanta musiche dei seguenti compositori: Guillaume Dufay (1397-1474), Josquin Desprez (1450-1521), Joan Ambrosio Dalza (XV sec – 1508), Vincenzo Capirola (1474-1548), Cipriano de Rore (1516-1565), Giorgio Luppato (XV sec- ?), Guglielmo Ebreo Da Pesaro (1425-1480), Domenico da Piacenza (1390-1470), Diego Ortiz (1510-1576), Julio Abondante (1546-1587). Il repertorio natalizio vanta musiche dei seguenti compositori: Michael Praetorius (1571-1621), Claude Goudimel (1510-1572), Johan Walther (1496-1570), Eustache Du Caurroy (1549-1609).
In collaborazione con il Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara
Scarica la locandina Concerto del 20 dicembre 2019 in Biblioteca Ariostea
Festival letteratura
Un paio d’anni fa venni coinvolto dalla redazione Spettacoli-Cultura de La Voce di Mantova per seguire taluni eventi del Festival Letteratura; visto che mi fu chiesto di scegliere misi in cima alla lista degli ospiti Charlotte Rampling, poi altri che non fossero i soliti scrittoruncoli engagés o vegliardi premi Nobel: Dio me ne scampi sempre. Ricordo bene, dalla bella poltroncina in prima fila, la delusione. Nessun cenno, anzi fastidio alla mia domanda su Il portiere di notte, film di Liliana Cavani del 1974, condiviso avec sir Dirk Bogarde. Nulla, argomento tabù perché toccava stare al tema, al protocollo, ovvero alla sua edulcorata autobiografia; sottostare a un ridicolo bon ton soporifero idoneo alle vecchie abbonate col ventaglio sedute finte attente lì davanti. Ecco cos’è che non mi piace – da sempre – del Festival, quella cosa che è tutta rappresentanza (nemmeno Rappresentazione, Arthur) e pantomima culturale, ricostruzione spiritosa e applausi comunque. A memoria non ricordo un fischio o qualche casino agli incontri, fratture scomposte, un gesto dada, polemiche, crisi, intemerate, bagarre, uno che abbandonasse il palco incazzato mandando a cacare il pubblico. Macché, l’atmosfera resta sempre sterilmente piacevole, noiosamente edificante, da conversazione-marchetta al caminetto e da blasonata “Società civile”. “Organizzazione perfetta” s’usa dire a ragione, solo che tipo a me dell’organizzazione interessa poco e niente, mi basterebbero pensieri stupefacenti. Così mi tornano in mente le parole del Rien va di Landolfi, trasformate poi da Carmelo Bene: “Non si può fare letteratura con la letteratura, non si può fare della musica con la musica, non si può fare del cinema col cinema così come non si può vivere con la vita. Bisogna fare altro, dov’è questo altrove in cinema?” E nei festival? aggiungo io.
Museo indiano di Bologna
Da tempo andiamo sostenendo in articoli, libri e anche interventi pubblici, che uno dei principali problemi del Patrimonio Italiano sia quello che si potrebbe giustamente chiamare il “Tesoro Sommerso”; ovvero, la quantità pressoché sterminata di reperti che rimane sistematicamente celata nei depositi dei nostri musei. Tale “patologia conservativa” affligge primariamente le raccolte di natura etnografica e orientale, con collezioni sovente di livello mondiale che giacciono nascoste in scatole o in qualche angolo di un seminterrato. A conferma di questa che, ci teniamo a dirlo, non è una opinione, bensì un fatto, constatabile se si effettua una panoramica delle nostre collezioni in questi ambiti, troviamo una interessante mostra in corso a Bologna fino al prossimo 28 aprile, il cui titolo stesso fornisce una prova di ciò poc’anzi affermato: I volti del Buddha dal perduto Museo Indiano di Bologna.
Trattasi di una esposizione a suo modo preziosa, visto che presenta al pubblico degli appassionati e degli esperti di arte orientale una parte delle collezioni del Museo Indiano cittadino, inaugurato nel Palazzo dell’Archiginnasio nel 1907, grazie alla compartecipazione delle autorità comunali e universitarie, e chiuso purtroppo nel 1935, in seguito alla morte del suo fondatore, Francesco Lorenzo Pullé (1850 – 1934). Da quel momento in poi, le raccolte volute da questo eminente studioso di sanscrito, nonché abile cartografo e attento collezionista, sono state disperse in vari musei del Capoluogo felsineo, finendo perlopiù proprio nei succitati depositi o addirittura altrove, come nel caso del Museo di Antropologia dell’Università di Padova, a cui Pullé volle destinare in segno di affetto alcuni pezzi orientali, avendo egli insegnato nell’ateneo di quella città.
Come era il Museo Indiano di Bologna
Il nome del Museo creato da Pullé lascerebbe immaginare la presenza di raccolte unicamente legate al panorama artistico e culturale dell’India, ma in effetti le collezioni di questo Istituto si componevano di materiali provenienti anche dalla Cina e dal Giappone, al momento conservati presso il Museo Civico Medievale (sede della mostra) e il complesso museale di Palazzo Poggi.
Nella esposizione, particolare rilievo è dato alla presenza di statue del Pantheon Buddhista Himalayano e Cinese, così come alla ricchissima collezione fotografica, che risulta essere la più cospicua e dettagliata raccolta di riproduzioni riferite all’arte del Gandhāra in Europa. Anzi, è giusto sottolineare che l’elemento di maggior importanza che caratterizza la raccolta orientale voluta da Pullé sta per l’appunto in questo fondo, come detto, unico nel suo genere. Esso si compone della documentazione fotografica da lui prodotta e selezionata tra il 1902 e il 1903, durante il suo viaggio in India e nel Sud Est Asiatico. Le fotografie risalgono in gran parte agli ultimi anni dell’Ottocento e ai primissimi del Novecento e sono attualmente custodite sempre presso il Museo Civico Medievale. Parliamo di oltre 700 stampe fotografiche, a cui si aggiungeva una considerevole raccolta di diapositive che disgraziatamente è poi andata perduta. Il Fondo Fotografico in tema archeologico di Pullé è un archivio di immenso valore, specie se si considera che sullo stesso argomento esistono poche altre collezioni fotografiche in giro per il mondo, facendo sì che questo nucleo di immagini sia una fonte di informazioni inestimabile per le ricerche di carattere storico-artistico riferite alla zona del Gandhāra. Per la precisione, gli scatti rappresentano le lastre scolpite e i reperti raccolti negli scavi svolti nella Valle del Peshawar, ora divisa tra Afghanistan e Pakistan.
I meriti di Pullé
Tornando a parlare nello specifico del fu Museo Indiano di Bologna – noto anche come Museo d’Indologia e di Etnografia Indiana e Orientale – esso vide la luce in occasione delle celebrazioni per il terzo centenario dalla morte di Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605), fondatore delle Scienze Naturali, colui che coniò pure il termine “Geologia”. Nel 1900 Pullé, che ricopriva la carica di docente di Filologia Indoeuropea e Sanscrito presso l’Alma Mater, si era già guadagnato un certo prestigio tra gli orientalisti del Vecchio Continente, e questa sua consolidata reputazione gli permise di suggerire la fondazione di un museo dedicato ai popoli asiatici. l’Istituto venne inizialmente annesso al Gabinetto di Glottologia dell’Università, anche esso creato per iniziativa di Pullé, dando così la possibilità di mostrare al pubblico in modo permanente la collezione da lui acquistata nel suo viaggio di un anno, che lo portò prima in Vietnam, poi a Ceylon e infine nel Subcontinente Indiano. Il Museo Indiano nacque con l’intento di illustrare le culture orientali in generale, quindi non solamente quella indiana, a cui comunque Pullé era maggiormente legato per via dei suoi interessi accademici.
Il Museo si contraddistingueva per i rilevanti riferimenti alla evoluzione storico-geografica dell’arte religiosa sorta nel bacino culturale indiano, in seguito alla fioritura del Buddhismo, come testimonia il nucleo originario della collezione, composto comunque da oggetti in linea col gusto collezionistico dell’epoca. In aggiunta, con l’eccezione di un piccolo altorilievo in pietra proveniente da un monumento buddhista indiano a Sanchi (fine I secolo a. C. – inizi I secolo d. C.), Pullé si distinse per non aver prelevato dai luoghi da lui visitati reperti che altri, invece, separarono senza farsi troppi scrupoli dalle culture di origine. Una tendenza, questa, che come scriviamo da anni sta a indicare la netta differenza tra una museologia “di rapina”, tipica delle Nazioni occidentali, e quella italiana, la quale ha generalmente tentato di evitare saccheggi ed esportazioni illecite.
Sia come sia, gli arricchimenti successivi del Museo, a cominciare dall’acquisto di undici statue effettuato dal Comune nel 1908 e provenienti dalla raccolta Pellegrinelli e quasi tutte raffiguranti divinità del Pantheon Buddhista cinese e giapponese, stanno a confermare l’ambizione del professore di sanscrito nel voler creare una ampia raccolta a testimonianza della ricchezza artistica e culturale dell’Asia, manifestando contemporaneamente una attenzione verso quelle che erano le tendenze allora prevalenti nella maggior parte dei salotti aristocratici europei, ove sovente comparivano pezzi – perlopiù porcellane – cinesi e giapponesi. A tal proposito, Pullé riuscì saggiamente a sollecitare che il Museo Indiano partecipasse dell’eredità Pepoli, con l’acquisizione di alcuni vasi di provenienza nipponica.
Sfortunatamente, la vicenda dell’Istituto voluto da Pullé si concluse, come detto, nel 1935, e due anni più tardi venne stilato l’atto per mezzo del quale le raccolte furono divise tra Comune, Università e Famiglia Pullé. Finì così il sogno di questo valente studioso di donare a Bologna una propria collezione d’arte orientale, fornendo inoltre un valido sostegno per lo studio dell’India presso il più antico ateneo del mondo. Il Museo di Pullé, nei suoi circa ventotto anni di attiva, si attestò come una risorsa culturale capace di intercettare la curiosità di molti cittadini bolognesi, i quali potevano ammirare nella Galleria di questa Istituzione oltre 60 quadri sulla storia della Cartografia dell’India, divulgando così delle suggestive testimonianze sulla morfologia di questo enorme Paese.
Ciononostante, la specificità della Collezione Pullé non sta nell’annoverare pezzi di pregio, come avviene, per converso, nel caso di altri musei italiani dedicati all’Oriente. Ad esempio, i temi dell’etnografia e della storia dell’arte religiosa indiana, in particolar modo legati alla devozione degli hindū, sono testimoniati da oggetti nell’ambito dell’artigianato locale di inizio XX secolo, segnando però in tal guisa i primi passi della scienza etnografica rivolta all’Oriente. Nondimeno, in mostra è presente una opera a suo modo decisamente rara e, a tratti, perfino “insolita”. Ci riferiamo al calco di una statua che rappresenta: Siddhārtha digiunante (1902 ca., gesso dipinto, originale in scisto verde), presumibilmente la sola copia oggi sopravvissuta. La raffigurazione realistica del futuro Buddha, e comunicante un pathos che ricorda quello della iconografia cristiana, fa di questa statua un prototipo di grande importanza per lo studio dell’arte buddhista dell’area indiana. Il calco, danneggiato già durante la permanenza di Pullé in Oriente, è stato ottimamente restaurato in previsione di questo evento, permettendo ora di potersi confrontare con quello che è, benché parliamo di una semplice copia, un unicum dal punto di vista scientifico. Del resto, lo stesso Pullé nel 1907 aveva pensato il suo Museo quale strumento di supporto: “[…] per lo studio della storia e delle arti nei rapporti commerciali e civili dell’Italia coll’Estremo Oriente”.
Riscoprire la grande Scuola Orientalistica Italiana del passato
Allargando il ragionamento alla storia degli studi asiatici in Italia, ci dispiace constatare che al nome di Francesco Lorenzo Pullé non sia quasi mai degnamente associato quello dell’indianista Angelo De Gubernatis (1840 – 1913), probabilmente il suo principale maestro, che viene citato davvero troppo poco nel Catalogo della mostra e sempre come “amico” e mai quale uno dei mentori di Pullé. Se non fosse stato per il lodevole processo di recupero promosso anni or sono da Maurizio Taddei, di De Gubernatis sarebbe andato perso il ricordo; eppure a lui si deve la creazione della raccolta indiana di Firenze; anche questo un “museo perduto”, considerato che tale importatissima collezione è tuttora chiusa al Piano Terra del Museo di Antropologia ed Etnologia della città toscana. Cogliamo pertanto la occasione per ricordare che dagli studi sull’Oriente di De Gubernatis si creò una mirabile “filiera”, che passò prima per Pullé, per giungere a Raffaele Pettazzoni (1883 – 1959), che fu il più abile tra i suoi allievi. Tre grandi studiosi italiani in buona parte obliati, sebbene in misura diversa. Ciò malgrado, con De Gubernatis Pullé non condivideva soltanto la passione per l’India e il sanscrito, ma parimenti un convinto patriottismo. Rammentiamo per chi non lo sapesse, che egli il 24 maggio 1915 si arruolò volontario come soldato semplice in Fanteria, all’età di ben sessantacinque anni, terminando la sua esperienza tra i ranghi militari nel 1920, col grado di tenente colonnello, ricevendo vari encomi per aver utilizzato le sue competenze cartografiche per l’Esercito.
Per concludere, riteniamo che la cosa più giusta sarebbe che la mostra di cui si è parlato servisse come impulso per ricreare il Museo Indiano voluto da Pullé, piuttosto che tenerlo “smembrato” in più sedi e con la maggior parte degli oggetti relegati nei depositi. Questa sarebbe da considerarsi una benemerita e lungimirante iniziativa, così da riscoprire un pezzo dell’orientalistica italiana, con i suoi tanti primati, sia dal punto di vista delle collezioni sparse sul nostro territorio, sia in quei personaggi che l’hanno resa grande, probabilmente la più blasonata d’Occidente, e tra costoro si sono senza dubbio guadagnati un posto De Gubernatis e Pullé.
http://www.barbadillo.it/81618-la-mostra-i-volti-del-buddha-dal-perduto-museo-indiano-di-bologna/
Museo Europeo degli Studenti
Je ne veux pas mourir idiot

In occasione del cinquantesimo anniversario del Sessantotto studentesco, il Museo Europeo degli Studenti ha dedicato a questo tema un percorso espositivo all’interno delle sue sale. Il filo conduttore della mostra è legato all’espansione planetaria del movimento che, oltre a diffondersi nello spazio geografico, funse da volano a una serie di proteste e rivendicazioni sviluppatesi in parallelo al di fuori dell’Università.
Il movimento, nato originariamente a metà degli anni Sessanta negli Stati Uniti in opposizione alle discriminazioni razziali e alla guerra in Vietnam, raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell’Europa occidentale, col suo apice nel Maggio francese.
Se le università furono indubbiamente il contesto di formazione del movimento, di fatto la contestazione fuoriuscì ben presto da campus e atenei per attraversare luoghi di lavoro, città, istituzioni culturali e altri spazi ancora. Documenti, libri, foto, audio e video presentati all’interno del percorso espositivo intendono rendere conto della straordinaria estensione territoriale raggiunta dalla contestazione, coinvolgendo svariati contesti sociali.
L’esposizione, curata da Maria Teresa Guerrini e Marica Tolomelli, è stata realizzata dal Sistema Museale di Ateneo in collaborazione con il Dipartimento di Storia Culture Civiltà e con l’Archivio Storico dell’Università di Bologna.
Orari di apertura
da mercoledì a venerdì: 10.00 – 13.00
sabato, domenica e festivi: 10.00 – 18.00
chiusure: 24 e 25 dicembre, 1 gennaio, 1 maggio
Biglietti
Intero: 5€
Card Musei Metropolitani: 3€
Gratuito: studenti Unibo; 0-6 anni
MEUS, Via Zamboni 33 Bologna
BilBolBul 2018
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Vero o falso?
VISITA GUIDATA
Collezione permanente del Museo della Figurina
e mostra Vero o falso?
Sabato 6 ottobre 2018, ore 17
Museo della Figurina
Palazzo Santa Margherita
I visitatori saranno accompagnati all’interno del percorso espositivo permanente del Museo della Figurina e della mostra Vero o falso? Le figurine sotto la lente d’ingrandimento della scienza, che indaga il rapporto tra scienza e verità conducendo virtualmente il pubblico all’interno del laboratorio scientifico.
L’evento rientra nel costo del biglietto valido per accedere alla mostra. Ingresso gratuito per gli under 18, gli over 65 e il primo accompagnatore di un bambino sotto i 10 anni.

INGRESSO LIBERO
Prima domenica del mese
Domenica 7 ottobre 2018
Ogni prima domenica del mese, la FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE garantisce l’ingresso libero alle mostre con biglietto a pagamento.
Festival di filosofia 2018
Da venerdì 14 a domenica 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Tra i protagonisti Bodei, Bianchi, Cacciari, Galimberti, Marzano, Massini, Pagnoncelli, Recalcati, Severino, Vegetti Finzi, Augé, Eilenberger, Nida-Rümelin, Sloterdijk, Sperber
Dedicato al tema verità, il festivalfilosofia 2018, in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 14 al 16 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città, mette a fuoco i discorsi di verità mostrando i transiti tra vero e falso. La diciottesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti saranno quasi 200 e tutti gratuiti.
Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, di cui sono soci i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Piazze e cortili ospiteranno oltre 50 lezioni magistrali in cui maestri del pensiero filosofico si confronteranno con il pubblico sul valore singolare-plurale di verità esplorandone soprattutto le pratiche, tra prove e testimonianze, confessioni e falsità, nei luoghi emblematici dell’archivio, del laboratorio, del tribunale e del web.
Quest’anno tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Roberto Esposito, Umberto Galimberti, Michela Marzano (Lectio “Coop Alleanza 3.0”), Stefano Massini, Salvatore Natoli, Nando Pagnoncelli (Lectio “Rotary Club Gruppo Ghirlandina”), Massimo Recalcati, Emanuele Severino, Carlo Sini, Armando Torno (Lectio “Confindustria Emilia Centro”), Silvia Vegetti Finzi e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Tra i filosofi stranieri, i francofoni Christian Delage, Jean-Luc Nancy, Judith Revel, Dan Sperber, Annette Wieviorka e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; e i tedeschi Wolfram Eilenberger, Julian Nida-Rümelin (Lectio “Gruppo Hera”) e Peter Sloterdijk. Ventiquattro in totale i volti nuovi.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della verità: dalla professionalizzazione della verità con il movimento sofistico, passando per il coraggio socratico della testimonianza nel processo, fino alla sistemazione della teoria della verità in Aristotele. Per l’età moderna si discuterà il fondamento teologico del razionalismo cartesiano, mentre sul piano politico verrà messa in risalto la relazione tra autorità e verità nella dottrina di Hobbes. Con una lezione su Nietzsche si discuterà la più influente versione della coincidenza tra verità e illusioni, mentre gli scritti di Foucault sulla “parresia” serviranno per illuminare la concezione della verità come pratica.
comunicato stampa http://www.festivalfilosofia.it
Mystfest 2018
Grande successo di critica e pubblico per l’edizione 2018 del Mystfest/Festival internazionale del giallo e del mistero – Gran Giallo Città di Cattolica, che si è tenuta dal 25 al 30 giugno scorsi nella rinomata località della riviera romagnola.
Noti scrittori e autori esordienti, critici letterarie giornalisti, semplici lettori e appassionati, si sono ritrovati a discutere e scambiarsi idee in un’accattivante atmosfera durata sei giorni e dedicata al genere di cui furono maestri Agatha Christie e Georges Simenon.
Tra gli incontri previsti dibattiti, talk show, mostre mercato di libri e gadget, incontri radiofonici con gli autori (con interviste su Radio Talpa) e soprattutto le premiazioni dei concorsi.
Nella serata conclusiva di sabato 30 sono stati proclamati i vincitori dei tre prestigiosi premi: per la categoria racconto il Concorso Gran Giallo Città di Cattolica e per i romanzi il Premio Tedeschi Mondadori 2018 e il Premio Alan D. Altieri – Segretissimo Mondadori.
In apertura della cerimonia il sindaco di Cattolica, Mariano Gennari, ha posto l’accento sull’importanza del MystFest come evento culturale di notevole rilevanza nella stagione estiva della città su cui, visti gli ottimi esiti, l’amministrazione comunale punterà anche in futuro.
La parola è quindi passata allo scrittore Franco Forte, che dirige le collane Il Giallo Mondadori, Segretissimo e Urania, nonché presidente della Giuria del Gran Giallo, il quale ha sottolineato che il MystFest è ormai un grande evento consolidato che fornisce agli autori di talento occasioni e visibilità.
Sono stati quindi proclamati i vincitori: sugli oltre cento lavori pervenuti alla 45° edizione del Premio Gran Giallo Città di Cattolica al primo posto si è classificata Scilla Bonfiglioli con il racconto Non si uccidono i dodi. Nel Premio Tedeschi invece si è imposto Alberto Odone con il romanzo giallo a sfondo storico La meccanica del delitto. Mentre la prima edizione del Premio Alan D. Altieri – Segretissimo, dedicato allo stimato scrittore scomparso lo scorso anno è andata all’action thriller di Alessio Gallerani Il nido dei predatori. Il romanzo di Odone sarà in edicola nei prossimi giorni, mentre quello di Gallerani ad agosto. Franco Forte ha assicurato che si tratta di opere scritte da professionisti della penna emersi anche grazie al MystFest – Gran Giallo Città di Cattolica, appuntamento di grande confronto e crescita nel mondo della narrativa di qualità.
Filippo Radogna
L’articolo Successo per il MystFest di Cattolica proviene da Associazione World SF Italia.