filosofia, politica, Società

La Fabian society

Secondo l’opinione dell’autore: “Le grandi svolte della Storia arrivano senza preavviso per la gente comune. Ci si trova di colpo catapultati dentro a cambiamenti inimmaginabili fino al giorno prima. Cambiamenti sconvolgenti come quelli legati all’avvento dell’epidemia da coronavirus. Eppure queste svolte vengono pianificate con cura e per lungo tempo da alcuni circoli elitari. Società politiche all’interno delle quali la vera classe dirigente studia il futuro e cerca di determinarlo, disegnando tutti i possibili scenari, al riparo dalle piccole ‘beghe di palazzo’ o dalle competizioni elettorali. Uno di questi circoli, forse il più importante e meno conosciuto in Italia, è l’anglosassone Fabian Society. Ci siamo determinati a scrivere questo libro perché la realtà che stiamo vivendo è vicinissima, quasi coincidente, a quella progettata dai fondatori della Fabian Society. Questo libro ha due obiettivi. Il primo è quello di delineare il pensiero politico della Fabian Society attraverso alcuni cenni storici e verificando quali sono gli attuali uomini e donne di potere che le afferiscono. Il secondo è di analizzare come e quanto la visione del mondo dei Fabiani coincida con quell’epocale tornante della Storia nel quale ci è toccato di vivere: la drastica svolta autoritaria imposta al mondo occidentale attraverso l’utilizzo politico della vicenda Covid-19. Indicheremo per nome e mostreremo le azioni di quei politici italiani legati alla tradizione Fabiana che stanno sconvolgendo le nostre vite. Denunceremo la manipolazione che sta dietro alla narrazione terroristica del coronavirus, la gravità dei ricatti legati alla campagna vaccinale e le conseguenze sociali ed economiche di quanto sta accadendo. Proveremo ad individuare gli obiettivi di questo governo emergenziale della epidemia e constateremo quanto questi coincidano, in modo inquietante, con quelli, totalitari e antidemocratici, dei primi pensatori Fabiani.”


La Fabian Society e la pandemia. Come si arriva alla dittatura
filosofia

Probabilismo

Per quanto riguarda i sistemi fisici complessi, come quelli studiati da Ilja Prigogine (Premio Nobel 1977), si tratta di situazioni fisiche che possono evolvere in stati di non-equilibrio da lui chiamati Strutture dissipative, tali da determinare delle biforcazioni evolutive verso equilibri nuovi e differenti più o meno probabili. Prigogine può perciò esser considerato il maggior esponente del probabilismo della complessità, avendo speso la maggior parte della sua vita ad occuparsi dei sistemi complessi e indirettamente del probabilismo ontico. Infatti, in situazioni di disequilibrio, allorché le possibilità evolutive entrano in un processo di successive biforcazioni, queste sono tutte governate unicamente da probabilità del tipo ‘’aut/aut’’. Alla fine del processo, quando il sistema si assesta in un nuovo equilibrio, l’unica domanda che lo scienziato può farsi in termini gnoseologici è la seguente: «Era da ritenersi probabile o improbabile che finisse così?».

https://it.wikipedia.org/wiki/Probabilismo#Probabilismo_etico

filosofia

Sfidare le paure

Incontro con l’autore martedì 28 gennaio 2020 ore 17

Andare spigolando tra racconti e poesie

Presentazione del libro di Alda Pellegrinelli

Dialoga con l’autore Edoardo Penoncini
In quest’ultima raccolta, l’autrice esplora l’unione della prosa alla poesia, un campo nel quale vengono messi a fuoco ed evidenzia-ti gli stati d’animo e le emozioni espressi nel narrato.
“Un sentimento totalizzante come l’amore, tendente a sfaccettarsi in contingenze infinite, diventa oggetto della puntigliosa ricerca di Alda Pellegrinelli che sembra chiedersi quale verità sfugga tenacemente ad ogni indagine tesa a saperne di più. Ogni storia, mentre si propo-ne di agevolare la possibilità di comprendere, approfondisce in-vece il divario tra le aspettative e le testimonianze verificabili. Nell’alternanza di prosa e poesia si realizza l’originalità dell’arte dell’autrice che, fondendo i due campi della sua creatività, approfondisce la meditazione sulla complessità dei rapporti umani.  Con una tecnica molto persona-le, in cui presente e  passato con-corrono a definire i termini della narrazione, le storie si dipanano conservando l’atmosfera arcana delle verità insondabili.” (Dalla prefazione di Antonietta Pastore Stocchi)
Con il patrocinio del Gruppo Scrittori Ferraresi

Eventi mercoledì 29 gennaio 2020 ore 17

Ricami su ferro. Poesie

Presentazione del libro di Agi Mishol

A cura di Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen, testo originale con traduzione a fronte
Casa Editrice Giuntina, Firenze, 2017
Chiara Benini legge tre liriche in lingua originale, commentate volta a volta nella traduzione italiana da Claudio Cazzola.
«Agi Mishol è nata nel 1947 a Cehu Silvaniei (Romania) da genitori di madrelingua ungherese sopravvissuti alla Shoah. All’età di quattro anni si è trasferita con la famiglia in Israele. Ha studiato all’Università Ben Gurion di Beer Sheva e all’Università Ebraica di Gerusalemme. Abita a Kfar Mordecai e lavora a Tel Aviv dove dirige la Helicon School of Poetry. Premio Lerici Pea 2014 alla carriera, Agi Mishol è riconosciuta come una delle più importanti e popolari poetesse israeliane contemporanee. Ha pubblicato sedici libri di poesie, antologizzati in inglese, francese, romeno, spagnolo e cinese. Questa è la prima raccolta in italiano.» [dalla Quarta di copertina del volume citato]
A cura del Gruppo Scrittori Ferraresi in occasione del Giorno della Memoria

Conferenze e Convegni giovedì 30 gennaio 2020 ore 17

Dialettica ed estetica del confronto verbale e fisico

Conferenza di Sergio De Marchi, atleta e filosofo

Presenta Daniela Cappagli
Prendendo le mosse da una rapida analisi dell’Atene di epoca Classica, si cercherà di porre l’accento sulle comuni caratteristiche della democrazia come forma di gestione del potere; se ne indagheranno le caratteristiche, quindi il ruolo del cittadino e quello dei “professionisti” della parola al suo interno. Grazie a tali premesse, si espliciterà il parallelismo intrinseco alla conoscenza come “agone”, ovverosia si metterà in pratica un “confronto sul confronto” inteso nelle sue varie accezioni, verbale e fisico. All’interno di codesta presentazione ci si occuperà di analizzare non solo i tratti accomunanti questi diversi tipi di confronto, ma ad un livello più profondo di individuare quali siano le finalità del sapere “agonistico”, differenziandole e caratterizzandole appieno.
Per il ciclo “I colori della conoscenza” a cura di Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Eventi venerdì 31 gennaio 2020 ore 17

Sfidare le paure

Presentazione del IX ciclo annuale di incontri organizzato da Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Saluto del Sindaco di Ferrara Alan Fabbri
Presentazione del ciclo di incontri 2020 a cura di Fiorenzo Baratelli (Presidente Istituto Gramsci)
Lectio Magistralis dal titolo “Sfidare le paure” del filosofo Salvatore Natoli
Coordina Anna Quarzi (Presidente Isco)
La paura accompagna da sempre l’avventura umana. Il suo significato è ambivalente: può funzionare come marcatore biologico e sociale che segnala pericoli e sfide nuove; può essere strumentalizzato dal potere per fini di parte. Il ciclo, in coerenza con lo spirito che anima i due Istituti promotori, colloca l’analisi delle paure del nostro tempo su un piano storico-concettuale con l’intenzione che animava la ricerca del filosofo Spinoza: conoscere le cause dei fenomeni per poterli governare razionalmente, senza farsi travolgere da reazioni emotive e irrazionali. Contro l’aggressività, l’intolleranza, i conflitti distruttivi, che possono germinare da una condizione di insicurezza diffusa, si cercherà di fornire alcuni elementi di conoscenza per favorire la buona convivenza.
A cura dell’ Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

filosofia

Mappe

La filosofia occidentale è una forma di sapere dalle caratteristiche ben precise: si è sviluppata soprattutto in Europa e nel Nordamerica (con circoscritte incursioni nel mondo ebraico ed arabo); si estende temporalmente dal VI secolo a.C. ai giorni nostri; si è espressa in un numero piuttosto limitato di lingue: greco antico, latino (classico ma più ancora medievale), arabo, italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo; si è dotata nel tempo di un lessico e di un apparato concettuale propri e chiaramente definibili. Il volume Le mappe della filosofia occidentale con il suo apparato di cartine, tavole e schemi interamente a colori consente di fissare in forma visuale e sintetica le informazioni storiche (in risposta alle domande dove?, quando?, chi?) e gli strumenti teorici essenziali (in risposta alle domande cosa?, perché?, come?) che concorrono a costituire la nostra tradizione filosofica.

filosofia

La teoria di genere

La teoria di genere è il prodotto di una società totalitaria ?

È il prodotto di una società il cui obiettivo è di condurre una guerra totale alla natura per fare in modo che tutto, proprio tutto, diventi artefatto, un prodotto, un oggetto, una cosa, un artificio, un utensile, ovvero in altre parole: un valore mercantile. Nell’arco di cento anni vi è la possibilità di un capitalismo integrale nel quale si produrrà tutto e dunque tutto si comprerà e tutto si venderà. La teoria di genere è una delle prime pietre di questo carcere planetario. Essa prepara il “transumano” che è l’obiettivo finale del capitalismo. In altre parole: non la soppressione del capitale come credono i neomarxisti, ma la sua affermazione totale, definitiva, irreversibile.

Concedendo l’accesso alla procreazione assistita alle coppie di donne, la filiazione biologica sarà sostituita da una “filiazione di intenzione”. Secondo Lei questo contribuirà all’instaurarsi di una società totalitaria, come descritto nel libro “1984”?

Questo è da comprendere all’interno del processo di snaturamento e trasformazione artificiale della realtà. Si rinnega la natura, la si distrugge, la si disprezza, la si sporca, la si devasta, la si sfrutta, la si inquina, e poi la si sostituisce con qualcosa di artificiale. Per esempio con i corpi: più ormoni, più ghiandole endocrine, più testosterone, ma comunque cose che alterano l’equilibrio endocrino! Cercate di capire.. Oppure anche le iniezioni ormonali per quelli che vogliono cambiare sesso. Questo odio della natura, questa guerra di distruzione dichiarata alla natura è propedeutica al progetto “transumanista”

D’altra parte non sono mai stato padre biologico, ma grazie ad un matrimonio con la donna che è lo sguardo vigile sotto il quale ora io scrivo, a seguito dell’adozione dei suoi due figli adulti, sono diventato padre e nonno del bambino di quella che è diventata la mia figlia adulta: dunque non sono contro una “filiazione di intenzione” perché io stesso ne incarno il progetto, ma il tutto deve essere all’interno di una logica nella quale non si priva il bambino dei punti di riferimento ai quali ha diritto. Ho molto combattuto contro la metapsicologia della psicanalisi freudiana e posso dire che mi ritrovo nella battaglia di alcuni psicanalisti che si oppongono a questa scomparsa del padre, in favore sia della comparsa di un doppio padre sia di quella di una doppia madre.

L’incendio di Notre-Dame è stato un elettroshock per molta gente ma è anche stata l’occasione di riscoprire un’eredità architettonica e spirituale . Era una presa in giro per la società “nichilista” che Lei denuncia ?

Io mi sono opposto alla lettura di questo o di quell’altro che riciclavano le vecchie bestialità del pensiero magico: punizione divina, segnale inviato da Dio, avvertimento inviato ai miscredenti… Ho anche sentito dire che la mano di Dio aveva allontanato dal fuoco la famosa corona di spine del Cristo, senza riuscire a capire come mai questa stessa mano aveva potuto contemporaneamente permettere il Corto Circuito oppure l’innesco doloso!
Al contrario, ho raccontato in “Decadenza” che l’avventura della Sagrada Familia di Barcellona faceva senso: decisa e cominciata nel XIX secolo, continuata ma mai riuscita ad essere terminata nel XX secolo, comunque benedetta da un Papa che ha abdicato nel XXI secolo, e poi teatro di un attentato islamista fortunatamente sventato, era un concentrato della storia del Cristianesimo decadente . (Leggete anche: “Michel Onfray piange Notre Dame de Paris.)

Dalla finestra del mio ufficio vedo l’abbazia degli Uomini costruita da Guglielmo il Conquistatore 1000 anni fa: in una trentina di anni, ha costruito due abbazie in questa sola la città – senza parlare del castello e degli altri edifici laici… bisogna dire che la velocità del Paraclito non è più la stessa! Ma l’incendio di Notre-Dame entra in un’altra prospettiva: mentre aspettiamo le conclusioni dell’inchiesta incaricata, si tratta di un incidente nel quale Dio non ha avuto più potere che lo Spirito del Tempo.

a cura di Samuel Pruvot e Hugues Lefèvre

Fonte: http://www.famillechretienne.fr

Link: https://www.famillechretienne.fr/politique-societe/bioethique/michel-onfray-la-theorie-du-genre-prepare-le-transhumain-objectif-final-du-capitalisme-255280

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

filosofia

Giovanni Gentile

Giovanni Gentile è stato un pensatore cruciale del Novecento. La rimozione del suo nome e, soprattutto, della sua filosofia, dal dibattito contemporaneo, rendono evidente la povertà teoretica contemporanea. Eppure, a guardar bene, tale rimozione, è stata determinata più da ragioni storico-politiche (la fedeltà del filosofo al fascismo), che non dalle sue posizioni teoriche. In un’epoca come l’attuale, pertanto, nella quale il cleavage politico non passa più dalla contrapposizione destra/sinistra, né tantomeno dovrebbe passare da quella antifascismo/anticomunismo, c’è da augurarsi che si torni a parlare di attualismo.

    Perché ciò accada è necessario incontrare il gentilianesimo nella sua valenza di proposta teoretica. Questa è la via di approccio tentata, tra i pochi, da Massimo Donà in, Un pensiero sublime. Saggi su Giovanni Gentile, da poco comparso nei cataloghi della inSchibboleth edizioni (per ordini: info@inschibbolethedizioni.com, pp. 183, euro 22,00). Per entrare nelle vive cose dell’esegesi di Donà è bene muovere da questo assunto di ascendenza spaventiana: il pensiero non si estingue mai in un altro, ma in se medesimo. Ciò comporta, nella prospettiva attualista, che lo stesso essere venga ridotto al pensare. Pertanto, per il filosofo di Castelvetrano: «originaria è l’identità» (p. 110). Tale tesi porta con sé che la parte sia il tutto, come nelle intenzioni dello stesso Hegel. Quest’ultimo intendeva, però, provare l’identità, mentre la grandezza dell’attualismo va colta nel fatto che: «se ogni pensato designa e genera il relativizzarsi dell’assoluto pensare, questa assolutezza dovrà comunque potersi rinvenire in ognuna delle sue specifiche relativizzazioni» (p. 111). Ne consegue che, solo a partire dall’identità, tutto si spiega.

   La filosofia, del resto, è sorta quale tentativo di rammemorazione dell’identità originaria, esperita come presente in ogni realtà finita, in ogni presenza determinata. Gentile è tra i pochi a sapere, secondo Donà, che il limite costituito dall’astrattezza naturale, del pensato connesso alla fissità del vero, è necessariamente posto dal pensiero stesso: «come alterità reale rispetto a sé» (p. 122). Per reale deve intendersi, in un pensiero infinitamente potente, l’impotenza del dato, del naturale, in cui poter riconoscere la forma rovesciata, negata, della dinamicità originaria. Insomma, l’uno non è la molteplicità, ma non è altro dalla medesima. In tale contesto teorico, il pensatore attualista porta ad estrema coerenza il tentativo hegeliano di includere nella dialettica la contraddizione, già esclusa dalla prospettiva aristotelica. Il tedesco avrebbe maturato un’: «intuizione vaga del divenire» (p. 119), perché non sarebbe riuscito a pensarlo dialetticamente, in quanto sarebbe passato ad una riflessione esterna, ad un giudizio, centrato sull’identità di essere e di nulla. Hegel, in una parola, suppose il superamento della differenza, ma non lo realizzò.

   Alla luce di tale posizione, come si evince dal primo saggio del libro, è da interpretarsi la critica di Gentile a Croce, in merito alla distinzione, posta dal filosofo liberale, tra ‘pensiero’ ed ‘espressione’. Per il gentilianesimo: «l’atto del pensare è un che di originariamente esprimentesi […] Come a dire che il contenuto è sempre contenuto di un’espressione e l’espressione indica sempre l’esprimesi di un determinato contenuto» (pp. 18-19). Forma e contenuto dicono diversamente quel che diverso non è, nel darsi dell’una si dà sempre anche l’altra. Ogni positivo: «altro non dice se non quel che il passato e il futuro, propriamente, negano» (p. 23). L’identità della presenza è ab origine irrequieta, testimoniando sempre il proprio non esser più e il proprio non essere ancora. Del resto, dalle pagine di Donà emerge la prossimità di Gentile a Nietzsche, pensata, però, in maniera divergente da quella istituita tra i due da Emanuele Severino. Una prossimità in positivo, rilevabile nel fatto che la vita dello spirito, per il siciliano, si realizza nell’impulso diveniente dell’Io mirato a negare il non-Io, negazione di un contenuto determinato che è il suo divenire altro. L’Eros conoscitivo dell’Io ama solo se stesso: l’unità originaria si mantiene una, pur tra gli oggetti concreti in cui si risolve il suo procedere.

   In Gentile risulta centrale la dimensione estetica,  del fare, come si evince dal bellissimo secondo scritto di Donà.  Il logos attualista è espressione di un sentimento originario per cui: «logo astratto e logo concreto sono davvero la stessa cosa» (p. 31). Nel mondo in cui viviamo non ci sentiamo mai al sicuro e rimettiamo sempre di nuovo in moto il nostro inestinguibile bisogno di conoscenza, che ci consente di rinvenire l’Io nel dato, nella cosalità del reale. Solo l’arte ci offre qualcosa di diverso. In essa facciamo esperienza dell’infinitudine non più ostativa, ostacolante, ma esaltante e rasserenante. Essa è riconducibile ad un’unità che: «dei diversi, sembra in grado di mostrare l’originaria identità…senza fare di quest’ultima, qualcosa che starebbe all’origine del differenziarsi come suo semplice presupposto» (p. 88). Essa si dà sempre come differenziarsi e nei differenti. L’arte mostra come il dato, ciò che ci sta di fronte, non sia mai semplice ‘oggetto’: le cose non sono mai quel che dicono di essere (Magritte). Questo il momento risolutore del gentilianesimo: il pensiero come puro ‘fare’, tematizza il ‘non essere’ in modalità non riducibile alla forma della mera alterità.

    Per questo Gentile esplicita il senso riposto della massima socratica del ‘sapere di non sapere’. Tale massima non va esperita pensando il ‘sapere’ e il ‘non sapere’ come contrari. All’intelletto (e a Platone) il non, ricorda Donà, sembrò suggerire la dimensione della privazione. In realtà, quel non, non è indicativo di una diminutio, al contrario, indica una verità divina, testimoniata dal dio di Delfi. Conoscere noi stessi implica aver contezza che non conosceremo mai una determinatezza, un positivo, un dato, ma, nella migliore delle ipotesi, un perpetuo farsi, un in fieri, scandito da ritmi. Donà suggerisce che, in fondo, Gentile avrebbe potuto rintracciare nel trinitarismo cristiano un identità capace di farsi vera, nel solo consegnarsi alla molteplicità, in un percorso aperto sull’abisso dei possibili, sul quale, nell’ora nona, il Padre avrebbe sempre potuto abbandonare il Figlio. Un cristianesimo negativo, quindi, che recuperò al mondo, dopo il trionfo del monoteismo ebraico, i misteri delle religioni cosmico-dionisiache. Ecco, come rileva Donà, Gentile titubò, fece dei passi indietro, sul terreno speculativo conquistato nella sua revisione dell’hegelismo.

http://www.barbadillo.it/80874-libri-un-pensiero-sublime-di-dona-per-riscoprire-giovanni-gentile/

filosofia

Lutto a San Felice

Si è spento, a Trento, il professor Maurizio Malaguti, professore  universitario di Filosofia teoretica

Nato a San Felice sul Panaro nel 1942, Maurizio Malaguti si è laureato in Filosofia teoretica all’Università di Bologna sotto la direzione di Teodorico Moretti-Costanzi e ha proseguito il suo percorso accademico all’Alma Mater, dove ha coniugato lo studio della metafisica antica e medievale, nel solco della quale ha inserito la sua riflessione teorica, a quello degli esponenti più significativi della filosofia degli ultimi secoli (senza dimenticare l’amato Dante, indagato sotto un profilo schiettamente filosofico).

Nel percorso del professor Malaguti ricerca e insegnamento sono stati sempre inestricabilmente intrecciati, e all’acume dello studioso si è sempre accompagnata l’umanità profonda e generosa della persona. Docente prima di Filosofia della religione e poi di Ermeneutica filosofica e Filosofia teoretica, ha saputo trasmettere a generazioni di studenti la sua passione per la ricerca e una tensione costante (per usare una delle sue espressioni preferite) a “vivere in filosofia”. Negli ultimi anni ha portato il suo insegnamento anche agli studenti detenuti nel carcere bolognese della Dozza, contribuendo all’attività del Polo Universitario Penitenziario.

Oltre a insegnare nei corsi di laurea filosofici, Maurizio Malaguti ha svolto attività di tutorato nel Collegio Superiore dell’Alma Mater. Nel 1996 gli è stato conferito il sigillo dell’Università degli Studi di Trnava (Slovacchia), nel 1998 il sigillo della Université de Bourgogne, nel 2003 il sigillo della Université de Montpellier, nel 2006 il sigillo della Università di Budapest e nel 2010 il sigillo dell’Università Ca’ Foscari (Venezia). È stato membro del Consiglio di Amministrazione della Association des Sociétés de Philosophie de Langue Française (ASPLF), per la quale ha curato l’organizzazione di alcuni congressi internazionali.

I colleghi dell’Università di Bologna, si legge in una nota dell’ateneo, consapevoli dell’inestimabile contributo che le sue rare doti di studioso e il suo tratto affabile e gentile hanno apportato alla ricerca e alla vita del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione e dell’intera comunità accademica, lo ricordano con profondo affetto e riconoscenza.

 

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festival, filosofia

Festival di filosofia 2018

Da venerdì 14 a domenica 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Tra i protagonisti Bodei, Bianchi, Cacciari, Galimberti, Marzano, Massini, Pagnoncelli, Recalcati, Severino, Vegetti Finzi, Augé, Eilenberger, Nida-Rümelin, Sloterdijk, Sperber

Dedicato al tema verità, il festivalfilosofia 2018, in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 14 al 16 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città, mette a fuoco i discorsi di verità mostrando i transiti tra vero e falso. La diciottesima edizione del festival prevede lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti saranno quasi 200 e tutti gratuiti.

Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, di cui sono soci i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Piazze e cortili ospiteranno oltre 50 lezioni magistrali in cui maestri del pensiero filosofico si confronteranno con il pubblico sul valore singolare-plurale di verità esplorandone soprattutto le pratiche, tra prove e testimonianze, confessioni e falsità, nei luoghi emblematici dell’archivio, del laboratorio, del tribunale e del web.

Quest’anno tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Roberto Esposito, Umberto Galimberti, Michela Marzano (Lectio “Coop Alleanza 3.0”), Stefano Massini, Salvatore Natoli, Nando Pagnoncelli (Lectio “Rotary Club Gruppo Ghirlandina”), Massimo Recalcati, Emanuele Severino, Carlo Sini, Armando Torno (Lectio “Confindustria Emilia Centro”), Silvia Vegetti Finzi e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio. Tra i filosofi stranieri, i francofoni Christian Delage, Jean-Luc Nancy, Judith Revel, Dan Sperber, Annette Wieviorka e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; e i tedeschi Wolfram Eilenberger, Julian Nida-Rümelin (Lectio “Gruppo Hera”) e Peter Sloterdijk. Ventiquattro in totale i volti nuovi.

Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della verità: dalla professionalizzazione della verità con il movimento sofistico, passando per il coraggio socratico della testimonianza nel processo, fino alla sistemazione della teoria della verità in Aristotele. Per l’età moderna si discuterà il fondamento teologico del razionalismo cartesiano, mentre sul piano politico verrà messa in risalto la relazione tra autorità e verità nella dottrina di Hobbes. Con una lezione su Nietzsche si discuterà la più influente versione della coincidenza tra verità e illusioni, mentre gli scritti di Foucault sulla “parresia” serviranno per illuminare la concezione della verità come pratica.

comunicato stampa http://www.festivalfilosofia.it

 

filosofia

La quarta teoria politica

Spigolature da La Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, Novaeuropa edizioni.

“Dopo aver sconfitto i suoi rivali, il liberalismo ha (re)imposto un monopolio nel pensiero ideologico: è divenuto l’unica ideologia, che non consente nemmeno l’esistenza di alcuna ideologia rivale. Si potrebbe dire che è passato da un programma a un sistema operativo comune. Si noti che, quando andiamo in un negozio a comprare un computer, il più delle volte non diciamo “Vorrei un computer con Microsoft”, ma semplicemente “Vorrei un computer”, e ci viene venduto un computer con un sistema operativo Microsoft. Lo stesso accade con il liberalismo: ci viene impiantato come qualcosa di standard, che sarebbe assurdo e inutile contestare.
(…) Il liberalismo non è più liberalismo ma sottofondo, tacito accordo, consenso. Ciò corrisponde alla transizione dall’epoca della modernità a quella postmoderna. Nella postmodernità il liberalismo, mantenendo e perfino aumentando la sua influenza, sempre più raramente rappresenta una filosofia politica liberalmente scelta e compresa, diviene inconscio, istintivo e non del tutto consapevole. Questo liberalismo istintivo ha la pretesa di trasformarsi nella “matrice” universale, non-conscia, della contemporaneità…”.
[Pagg. 209-210]

“Dobbiamo mettere fine alle vecchie ideologie e teorie politiche. Se abbiamo davvero rifiutato il marxismo e il fascismo, quello che rimane è di mettere da parte definitivamente il liberalismo, che è un’ideologia altrettanto datata, crudele e misantropa. Il termine “liberalismo” dovrebbe essere equiparato a “fascismo” e “comunismo”. Il liberalismo è responsabile di crimini storici tanto quanto il fascismo (Auschwitz) e il comunismo (i gulag); è responsabile della schiavitù e della distruzione dei nativi americani negli USA, per Hiroshima e Nagasaki, per le aggressioni in Serbia, Iraq e Afghanistan, per la devastazione e lo sfruttamento di milioni di persone sul pianeta, e per le menzogne ignobili e ciniche che imbellettano queste verità storiche.”
[Pag. 81]

“Tutti coloro che condividono un’analisi negativa della globalizzazione, dell’occidentalizzazione e della postmodernizzazione dovrebbero unire i loro sforzi per creare una nuova strategia di resistenza contro un male che è onnipresente.”
[Pag. 289]

“L’unica cosa su cui è opportuno insistere nel tracciare un simile sentiero di cooperazione è la dismissione dei pregiudizi anticomunisti e antifascisti. Questi pregiudizi sono gli strumenti per mezzo dei quali liberali e globalisti tengono divisi i loro nemici. Perciò dobbiamo ripudiare con forza tanto l’anticomunismo quanto l’antifascismo. Entrambi sono strumenti controrivoluzionari nelle mani dell’élite globale liberale. Allo stesso tempo, dobbiamo opporci a ogni genere di conflitto tra le varie credenze religiose – musulmani contro cristiani, ebrei contro musulmani, musulmani contro indù, e così via. Le guerre e le tensioni interconfessionali fanno il gioco del reame dell’Anticristo, che mira a separare le religioni tradizionali allo scopo di imporre la sua pseudo-religione, la sua parodia escatologica.
Di conseguenza, dobbiamo unire la Destra, la Sinistra e le religioni tradizionali di tutto il mondo in uno sforzo comune contro il nemico comune. La giustizia sociale, la sovranità nazionale e i valori tradizionali sono i tre principi fondamentali della Quarta Teoria Politica. Non è facile riunire sotto un unico stendardo un’alleanza così composita, ma dobbiamo provare se vogliamo sopraffare il nostro nemico.”
[Pag. 292]

La Quarta Teoria Politica e il populismo