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A Marzo

A marzo, la fantascienza è per tutti i gusti!

Per Urania Jumbo arriva “Red: la caduta” di Linda Nagata, capitolo conclusivo di Red, trilogia military sci-fi ricca di azione.

Su Urania Collezione, “Le onde placano il vento” di Arkadij e Boris Strugackij ci trasporta all’avventura nell’Universo di Mezzogiorno, in una nuova edizione integrale.

Per il Millemondi esce la “Trilogia delle stelle” di Edmond Hamilton, con tre romanzi che raccontanol’espansione dell’umanità nello spazio.

E per Urania, con “I giganti addormentati” di Sylvain Neuvel, pezzi di un gigante di ferro emergono dalle nebbie di un passato misterioso della Terra.

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Valerio Evangelisti

Oggi ci lascia un grande, un maestro della narrativa italiana che con Urania ha avuto un legame speciale fin dall’inizio della sua brillante carriera.

Valerio Evangelisti (20 giugno 1952 – 18 aprile 2022) si è spento a Bologna all’età di 69 anni, dopo una lunga lotta contro la malattia.

Ecco cosa raccontava nel 2007, in occasione dell’uscita del suo romanzo di fantascienza “La luce di Orione”:

Non posso dimenticare quel giorno del 1994 quando, da un autobus, riconobbi esposto in un’edicola il mio primo romanzo, “Nicolas Eymerich, inquisitore”. Fu un’emozione forte. Quando scesi, lo comperai con voce che mi tremava. Urania era stato uno dei capisaldi della mia adolescenza e, oserei dire, uno straordinario strumento formativo. 

Dopo la vittoria del premio Urania nel 1994, Evangelisti ha dedicato un intero ciclo di romanzi a Nicolas Eymerich, indimenticabile personaggio ispirato a un inquisitore medievale realmente esistito, recentemente tornato alla ribalta tra i Capolavori di Urania con “Rex Tremendae Maiestatis” ed “Eymerich risorge”.

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Florida penna del New Weird e del New Italian Epic, Evangelisti ha dato vita a molte altre opere di successo, spaziando tra la fantascienza, il romanzo storico e la saggistica.

E anche se molti lo celebrano come un “maestro del fantasy”, noi vogliamo ricordarlo come un grande autore a tutto tondo, e un “maestro della fantascienza”,capace di ampliare l’immaginario collettivo come pochi.

(…) non amo che si parli, a mio riguardo, di fantasy. È un genere nobilissimo, ma non è il mio. La fantascienza ha rapporti tenui con la favola. È piuttosto la proiezione nel futuro, attraverso ipotesi tecnologiche, economiche, sociali, di eventi accertati o di credenze collettive. Anche se riferiti a un passato che pare remoto, come il medioevo che provo a tratteggiare.

Addio, Valerio. Ti cercheremo in uno dei tanti, affascinanti futuri che ci hai lasciato sognare.

Il ricordo di Franco Forte:

Quando ti lasciano gli amici, le persone importanti della tua vita personale e professionale, il dolore è forte, difficile da contenere. Poi quando a lasciarti è un compagno di tante battaglie nel mondo della scrittura e dell’editoria… be’, allora il dolore si somma ad altro dolore, e al ricordo dei momenti di condivisione vissuti insieme.

E con Valerio Evangelisti, che ci ha lasciati a soli 69 anni, se ne vanno tanti di questi ricordi e momenti di condivisione, perché io e lui ci siamo conosciuti fin dai giorni del suo esordio su Urania con il suo primo romanzo pubblicato di Eymerich (in realtà anche prima), e abbiamo frequentato parecchi ambiti insieme, abbiamo partecipato e curato antologie, scambiandoci spesso il ruolo (a volte io ero autore e Valerio curatore, a volte il contrario), e in qualche modo ci siamo sempre scambiati pareri, impressioni e valori, umani e professionali.

Persona squisita e di una bontà d’animo esemplare, Valerio si divertiva a incarnare con il suo aspetto un po’ segaligno il suo personaggio più celebre, quell’inquisitore Eymerich che gli consentì di vincere il Premio Urania e, da quel momento, imporsi all’attenzione del pubblico italiano e internazionale.

Purtroppo, la vita ha chiesto il suo tributo, e si è ripresa Valerio, con cui non potrò più condividere bellissimi momenti di intelligente condivisione. Ma come spesso succede con i grandi autori – e Valerio resterà a lungo uno dei più grandi autori italiani tout court – saranno le sue opere a continuare a parlarmi, e a dialogare con chiunque vorrà leggerlo. Non solo Eymerich, ma i tantissimi e profondi romanzi che Valerio ha scritto nella sua lunga carriera, tutti in qualche modo importanti e unici, come solo lui sapeva fare.

Addio, amico mio, e riposa in pace.

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Urania collezione 230

“L’uomo che possedeva il mondo”, Charles Eric Maine, Urania Collezione n. 230, marzo 2022

“L’uomo che possedeva il mondo”, Charles Eric Maine, Urania Collezione 230, marzo 2022

L’astronauta Robert Carson perde la vita nel drammatico tentativo di diventare il primo uomo a raggiungere la Luna.

Quando la sua navicella spaziale, la Wanderer II, fallisce una delicata manovra, Carson si ritrova a vagare nel vuoto cosmico su un’orbita sbagliata, destinato a una lentaagonia. Decide di restare vivo il più a lungo possibile e continuare a parlare con il suo registratore fino all’inevitabile, che non si fa attendere.

Ottomila anni dopo, Carson si risveglia.

Riapre gli occhi in una stanza dalla luce incandescente, con il corpo avvolto in una rete di cavi, e scopre di essere stato riportato in vita su Marte, in un mondo in cui la morte è ritenuto un “male curabile”, specialmente se avviene nello spazio, come nel suo caso. E specialmente se c’è un motivo importante per riportarlo in vita.

Sono stati gli scienziati marziani a risvegliarlo, e la loro motivazione non è da poco: a causa di una serie di avvenimenti storici, come beneficiario postumo di una fondazione a suo nome e di un mastodontico fondo fiduciario che nei millenni ha finanziato i grandi cambiamenti del mondo… Robert Carson si ritrova di fatto a essere il padrone di tutto il pianeta Terra!

C’è solo un problema: giù sulla Terra, dentro un mastodontico mausoleo, in una teca di cristallo… giace ancora il suo corpo, recuperato millenni dopo la morte proprio dalla fondazione che porta il suo nome.

Chi sarà dunque il vero Robert Carson?

E quali motivi potrebbero avere, i coloni marziani, per mandare un Robert Carson fasullo a reclamare il loro antico pianeta natale, con cui sono ormai in conflitto da tempo?

Preparatevi a immergervi He Owned the World (1961), un gioiello della Golden Age della fantascienza, in una nuova traduzione integrale!

Charles Eric Maine (Liverpool 1921 – Londra 1981) pseudonimo di David McIlwain, è stato uno scrittore e sceneggiatore britannico. Autore di Timeliner (1955), Crisis 2000 (1955) e The Isotope Man (1957), ha iniziato a interessarsi alla fantascienza in giovane età, frequentando associazioni di appassionati del genere insieme a John Burke e Sam Youd. Autore per radio e tv, ha trasposto molte delle sue storie sulla carta stampata.

Fra i numerosi romanzi dell’autore comparsi su Urania ricordiamo “Delitto alla base spaziale” (Urania n. 657), “Mondo di donne” (Urania n. 415), “Senza traccia” (Urania n. 560),  “Il grande contagio” (Urania Collezione n. 72) e “Luna chiama Terra” (Urania Collezione n. 221).

E all’interno, i racconti: “Lotteria” di Davide De Boni; “Electric Jailbreak” di Lorenzo Fontana; “L’arciere della domenica” di Liudmila Gospodinoff; “L’inversione dei fattori” di Paolo C. Leonelli e “Didattica a distanza” di Beppe Roncari.

Abbiamo chiesto agli autori un indizio sulle loro storie, ecco cosa ci hanno risposto:

“In un mondo in cui l’accesso alle cure dipende da un’estrazione a sorte, per guarire la figlia malata un uomo deve essere disposto a tutto.” (Davide De Boni)

“Se la tecnologia imperversa e tutto è ipersorvegliato, anche rubare un’auto può diventare un’impresa. E se a provarci sono un paio di ladruncoli…” (Lorenzo Fontana)

“Dopo una settimana di lavoro è rilassante trascorrere una giornata espugnando castelli, azionando catapulte, abbattendo portali, uccidendo, torturando…” (Liudmila Gospodinoff)

“Davanti allo specchio fissò la sua immagine: un viso scavato, occhiaie mostruose e sguardo distrutto. Quella che aveva davanti era l’immagine di un uomo di novant’anni invece che di trenta.” (Paolo C. Leonelli)

“Nessuno si aspettava la didattica a distanza. Almeno… non a distanza interplanetaria!” (Beppe Roncari)

autori, fantascienza

Ugo Malaguti

Domenica 26 settembre ci ha lasciato Ugo Malaguti, nume tutelare della fantascienza italiana, spentosi nella sua casa di Bologna dopo una lunga malattia.

All’inizio della sua carriera, Malaguti prese in mano la curatela della collana Galassia (Tribuna), diventandone il direttore. Nel 1967 fondò la casa editrice Libra e iniziò la pubblicazione della rivista Nova SF* e le collane Slan e I classici della fantascienza. Negli anni ’70 fondò la Perseo Libri e successivamente Elara Libri, erede delle case editrici precedenti.

Autore di numerosi saggi, racconti e romanzi, spaziò dalla fantascienza archeologica e d’avventura e quella di stampo sociologico, più realistica e impegnata, ma fu anche un prolifico traduttore di alcuni dei più grandi nomi della fantascienza internazionale.

Tra le sue traduzioni comparse in Urania ricordiamo: “Il fabbricante di universi” di Philip J. Farmer, “Novilunio” di Fritz Leiber, “La città e le stelle” di Arthur C. Clarke, I fabbricanti di felicità di James Gunn, “Il telepate” di John Brunner, “Sabbie, tempeste e pietre preziose” di Cordwainer Smith e “Stelle del silenzio e della vita” di Edmond Hamilton.

Il video con Malaguti e Pestriniero è stato girato nel 2006 a Bondeno (FE) nel corso di una edizione delle Giornate della cultura

fantascienza, Letteratura

Dune

Dune, e in generale l’intera serie di Herbert, hanno influenzato profondamente l’immaginario fantascientifico, a partire da Guerre stellari.[11] Per molti anni si è ipotizzata una produzione cinematografica per Dune (vedi Jodorowsky a metà degli anni ’70), fino a che, con l’ingresso sempre più importante degli effetti speciali nel cinema statunitense, nel 1984 è stato infine prodotto un kolossal, Dune, diretto da David Lynch, che ha cercato di condensare in 137 minuti l’intera vicenda del primo romanzo. A seguito del film è stata prodotta una serie di videogiochi, mentre nel 2000 è stata realizzata una miniserie televisiva, Dune – Il destino dell’universo, che si proponeva di mantenersi più aderente ai dettagli del romanzo rispetto al film, e che ha avuto un seguito nel 2002.[12] Nel 2020 il regista Denis Villeneuve ha diretto Dune, basato sulla prima metà del romanzo.

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Neanche gli dei

Isaac Asimov, “Neanche gli Dei”, Urania Collezione 222, luglio 2021
È il 1971 e, come racconta Asimov stesso nell’introduzione, anzi, nella Dedica piuttosto lunga a questo volume…

Se non contiamo Viaggio allucinante, che era la stesura sotto forma di romanzo di una sceneggiatura altrui, fanno ormai dieci anni e mezzo che non scrivo un romanzo di fantascienza. Non perché io abbia smesso di scrivere, dal momento che in questi anni ho scritto più che mai. Semplicemente, non ho scritto romanzi di fantascienza.

Poi arriva il 1972, e con esso “Neanche gli Dei”, subito vincitore dei primi Hugo, Nebula e Locus.

Dopo molti anni di assenza, Asimov torna finalmente sulle nostre pagine con questo grande classico, apparso nella serie regolare lo stesso anno della sua uscita negli Stati Uniti.

“Neanche gli Dei” (pubblicato originariamente su una rivista in tre parti distinte, intitolate, rispettivamente: 1. Contro la stupidità… 2. … Neanche gli Dei… 3. Possono nulla?) narra della scoperta sulla Terra di una sostanza che – secondo le nostre leggi fisiche – non potrebbe neanche esistere.

Il Plutonio 186 proviene da un universo parallelo al nostro, dove prospera una civiltà aliena avanzatissima.

Un giovane fisico pieno di sogni, Peter Lamont, scopre che dal contatto tra i due universi si può ricavare una fonte di energia apparentemente inesauribile.

Ma sarà davvero così semplice?

Isaac Asimov (Petroviči, Russia, 1920 – New York, 1992) Ha iniziato a scrivere racconti a soli undici anni e ha raggiunto il successo negli anni Cinquanta con i romanzi della Trilogia della Fondazione e i racconti del Ciclo dei Robot, nei quali ha enunciato le celebri tre leggi della robotica.
Maestro indiscusso della fantascienza del Novecento, le sue opere sono considerate una pietra miliare sia nel campo della letteratura sia in quello della divulgazione scientifica.