Il dirigente scolastico è la chiave di volta della scuola dell’autonomia: l’elemento portante del lavoroe delle attività di un istituto scolastico e insieme il punto di equilibrio dei diversi fattori e forze cheagiscono al suo interno.Dalla riforma Berlinguer del 1999 – da quando, cioè, la scuola italiana ha abbandonato almeno sullacarta il modello centralistico, imperniato sul ministero di Viale Trastevere, per passareall’autonomia dei singoli istituti scolastici garantita nel titolo V della Costituzione – al dirigentespettano compiti cruciali per il funzionamento della scuola: la programmazione dell’offertadidattica, la gestione delle risorse umane e finanziarie, l’amministrazione dei conti e il bilancio.Come spesso succede in Italia, in questi quindici anni la pratica dell’autonomia non ha pienamentecorrisposto alle intenzioni del legislatore: ad esempio, la possibilità di un 20% di flessibilitàdell’offerta formativa a disposizione dell’istituto è stata raramente utilizzata a fini innovativi; irapporti fra dirigente scolastico e collegio dei docenti non sono sempre fluidi; la carenza di risorsefinanziarie ha limitato la possibilità di formazione e innovazione didattica. Soprattutto, l’autonomiascolastica in Italia è stata fino a oggi monca, perché non è mai stata autonomia di scelta delle risorseumane, arrestandosi sulla soglia della possibilità di selezionare i docenti più adatti alle esigenze dellascuola. Il dirigente scolastico rimane comunque il perno su cui ruota il meccanismo difunzionamento della scuola: nella recente riforma della Buona Scuola (legge 107/2015), gli sono statiattribuiti alcuni timidi poteri di scelta (si badi, poteri di scelta dei docenti a cui proporre di lavorarenella propria scuola, non di assunzione) e d’ora in avanti il suo operato sarà sottoposto al giudizioespresso da un sistema di valutazione. Quest’ultimo dovrebbe vedere la luce prossimamente, ma peril momento non è stato ancora definito nei suoi contorni e nei contenuti.In generale, sul nuovo ruolo del dirigente (il “preside-manager”) si sono scritti fiumi di inchiostro esi sono accesi feroci dibattiti, di certo sproporzionati ai contenuti effettivi della legge 107: da un lato,si teme che le capacità gestionali ed educative dei dirigenti italiani siano inadeguate a sostenere inuovi compiti, come pure si paventano autoritarismi ed eccessi di arbitrio da parte loro; dall’altro, siritiene che un ruolo rafforzato del dirigente, sull’esempio anglosassone, sia necessario per spingeretutti i docenti – o almeno la maggior parte di essi – a remare nella stessa direzione per una scuolapiù moderna ed efficace, smuovendone nel caso le inerzie corporative.
Il dirigente scolastico
Fondazione Giovanni Agnelli
Massimo Cerulo
Gli equilibristi
La vita quotidiana del dirigente scolastico: uno studio etnografico
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in nessuna delle scuole investigate il dirigente è colto mentre discute con il collegio o i singoli docenti degli specifici indirizzi educativi della scuola, dei pregi o dei limiti delle attuali pratiche didattiche adottate (e come possibilmente rinnovarle), dei problemi di questa oquella classe o di questo o quel dipartimento. È difficile dire se questa scelta sia legata alla volontà dimantenere il “quieto vivere” nella scuola, astenendosi dall’interferire in un ambito che è spessopercepito di stretta e unica competenza del corpo docente (così forzando i limiti e lo spirito dellanorma costituzionale sulla libertà d’insegnamento), oppure se più semplicemente ai Ds mancano i tempo, gli stimoli o le competenze per dedicarsi agli aspetti didattici.
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