La crisi di Corfù fu innescata dall’uccisione dei membri di una missione militare italiana in territorio greco, episodio noto come “eccidio di Giannina”, avvenuta il 27 agosto 1923.
Mussolini, nel condannare l’eccidio, inviò un ultimatum al Governo greco pretendendo da esso, oltre alle scuse formali, l’istituzione di una commissione d’inchiesta che individuasse i colpevoli, la pena capitale per questi ultimi, un risarcimento economico di 50 milioni di lire e che la flotta greca rendesse gli onori alla bandiera italiana con un’apposita cerimonia.
La proposta venne accolta dal Governo greco solo in parte e Mussolini replicò schierando nel mar Ionio una squadra navale.
L’Italia occupò, quindi, Corfù, innescando la crisi. Atene chiese allora l’intervento della Società delle Nazioni, trovandovi l’appoggio di Londra, mentre Parigi accoglieva l’eccezione italiana che chiedeva che l’arbitrato fosse affidato alla Conferenza degli Ambasciatori.Il 27 settembre Corfù fu evacuata dalle truppe italiane dopo che la Conferenza degli Ambasciatori ebbe riconosciuto come legittime le richieste dell’Italia. Il Governo greco dovette, quindi, accettare di pagare i 50 milioni richiesti e di tributare gli onori alla bandiera italiana che la squadra navale ricevette al Falero, per far poi definitivamente ritorno a Taranto.