Quanto sopra rende semplicemente impossibile l’esistenza di un’opinione pubblica informata e ragionante, quindi di una partecipazione o anche una consapevolezza dal basso rispetto alle policies del potere. E, contrariamente alle ottimistiche previsioni di alcuni, internet non ha affatto prevenuto la disinformazione e il degrado cognitivo di massa. Non ha avuto un effetto ‘democratizzante’ – tutt’altro: fornisce potentissimi strumenti di disinformazione, manipolazione e profilazione, oltre a compromettere ulteriormente le funzioni psichiche, tanto che si configura una sindrome di “demenza digitale”, descritta dallo psichiatra Manfred Spitzer in Demenza digitale (Garzanti 2013).
In conclusione: la contemporanea fine della politica pubblica, anzi la fine della possibilità a priori della politica pubblica, non è dovuta soltanto al fatto che il potere effettivo, operante in isolamento tecnocratico, non lascia più uno spazio decisionale effettivo a una politica pubblica, a porte aperte; ma anche al fatto che è venuto meno un soggetto pubblico davanti a cui la si possa fare. Restano una audience puntinistica, e una compagnia di teatranti della politica, sostanzialmente uomini di spettacolo, seguiti per le loro capacità comunicative, concentrati sui sondaggi e sull’immagine, privi di reale competenza, soggetti a rapida obsolescenza.
19.01.20 Marco Della Luna