Spie, attentati, intrighi: quando a Ginevra si progettava la nuova Italia
Domenica 10 novembre alle ore 16 al festival della microeditoria di Chiari (Brescia) sarà presentato il volume Se avessi qui Mussolini di Fabio Mortella
Crocevia di intrighi e spie, di complotti e attentati, di antifascisti in fuga ma anche delle trame di influenti esponenti legati al consolato italiano, la città di Ginevra negli anni Trenta del Novecento fa da sfondo al libro “Se avessi qui Mussolini” dello storico e giornalista Fabio Mortella (MnM Print edizioni, 2018).
Al centro ci sono le vicende della vivace comunità italiana che, dopo l’assalto al potere di Mussolini, fuggì dall’Italia con direzione Ginevra e la confinante Alta Savoia. In questa permeabile regione di frontiera franco-svizzera, sotto l’occhiuta vigilanza delle spie del regime, vissero per periodi più o meno lunghi alcune delle più influenti personalità dell’antifascismo, da Emilio Lussu a Giuseppe Chiostergi, da Aldo Garosci a Egidio Reale, da Randolfo Pacciardi a Cipriano Facchinetti, fino ad arrivare a Carlo Rosselli, che nel novembre del 1935 tenne a battesimo una sezione di Giustizia e Libertà proprio nella cittadina di Annemasse. Oltre a queste figure di spicco dell’opposizione a Mussolini (e vere e proprie “colonne” della costruzione dell’Italia repubblicana), sono ricordati centinaia di personaggi meno noti, perseguitati dal regime, arrivati da ogni parte d’Italia, non soltanto in cerca di un lavoro, ma anche per continuare l’attività politica negata in Patria. Nel volume sono ricordati, tra gli altri, gli antifascisti mode-
nesi Torindo Amaranti. Luigi Martinelli e Ugo Pellacani di San Possidonio, Domenico Pavesi, Umberto Ferrari, Natale Bratti, Fernando Costa e Alfredo Gavazza di Concordia, Ivano Borellini di Mirandola, la famiglia Righi, originaria di San Martino in Rio e Campogalliano, Canzio Zoldi e Ugo Crespi di Novi, Venturino Sacchi di Soliera, Pilade Borsari e i quattro fratelli Bonfiglio, Crosveto, Domenico e Francesco Veronesi di Medolla.
Repubblicani, socialisti, liberali, cattolici, comunisti, anarchici e giellisti si aiutarono reciprocamente, contribuirono a rendere meno dura la condizione di emigrato dei loro connazionali, cercarono di contrastare, con ogni mezzo, i tentativi degli emissari del regime di “fascistizzare” anche le colonie. In sintesi coltivarono per anni, all’estero, l’idea che fosse possibile un’altra Italia, democratica e aperta all’Europa, ben lontana da quella oppressiva, provinciale e pacchiana imposta dal Duce.
Teatro di questa epopea di passione e lotta politica sono i caffè, i ritrovi, le adunanze pubbliche, i negozi e le case di una città, Ginevra, al centro di una fitta rete di rapporti internazionali, e di una miriade di centri satelliti del vicino territorio francese (come Annecy, Annemasse, Ambilly). Questa emigrazione antifascista italiana, che si organizzò soprattutto a partire dalla stretta dittatoriale imposta dal Duce alla fine degli anni Venti, si inseriva in un esodo di più lunga data. Il volume racconta, infatti, del passaggio a Ginevra del giovane rivoluzionario socialista Mussolini all’inizio del Novecento, intorno alle cui tracce, durante il regime, si consumò un’oscura vicenda di spionaggio; ma è narrata anche la strana storia del fratello dell’attentatore bolognese del Duce, espatriato come anarchico e divenuto confidente dell’OVRA grazie all’attrice della quale si era innamorato, ella stessa infiltrata tra gli antifascisti in esilio per screditarne la reputazione.
Una comunità variegata e spesso litigiosa quella dei fuoru-sciti, ma anche in grado di erigere e gestire per anni la co-ionia estiva di Saint-Cergues, in Alta Savoia, vero e proprio ‘monumento” dell’antifascismo all’estero e rifugio di esuli provenienti da tutta Europa. La colonia, costruita agli inizi degli anni Trenta per permettere ai figli degli antifascisti di jascorrere qualche giorno di vacanza al riparo dalle istituzioni del regime, rappresentò un momento di riscatto per ;>li italiani all’estero e un seme di solidarietà gettato in un :erreno fertile. Questo seme diede i propri frutti più maturi quando la stessa colonia, durante la Seconda guerra mondiale, divenne asilo sicuro per molti bambini ebrei in fuga dai nazisti, in attesa di trovare la salvezza oltre il confine con la Svizzera.
La ricerca di Mortella, collaboratore dell’Istituto Storico di Modena, è stata condotta principalmente sui fascicoli della polizia segreta e del Casellario politico centrale, consertati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, e su documenti degli Archivi di Giustizia e Libertà e del Fondo :ernando Schiavetti, entrambi depositati presso l’Istituto Storico dlla Resistenza in Toscana
SCHEDA
SE AVESSI QUI MUSSOLINI
Antifascist,fascisti e spie del regime tra Ginevra e Alta Savoia
Autore: Fabio Montella; 18euro, pagg.326