sociologia

Teoria della classe disagiata

ll ciclo è questo:

1- si deindustrializza il Paese e se ne distruggono i corpi intermedi;
2- le classi subalterne accettano il processo e spingono per la ricerca della loro felicità attraverso il circuito edonistico dell’intrattenimento;(il c.d. riflusso: primi anni ’80 N.d.R.)
3- resesi atomi alla ricerca del godimento illimitato, esse non sono in grado di organizzarsi e non hanno più i luoghi politici, economici e sociali per farlo;
4- non pensano più che possano esistere soluzioni politiche ed egemoniche.

Quindi il lavoro culturale non viene più messo in piedi per fare del bene alla società, semmai ci si limita ad intrattenerla con i meme per la propria autorealizzazione (bellissimo il pezzo del saggio sulla produzione memetica), non certo per creare un mondo migliore. Per questo il lavoro culturale è vissuto come un’opportunità, non come qualcosa che debba garantire lo sviluppo della società: il lavoro culturale e politico non è più visto come servizio agli altri ma solo come realizzazione di se stessi.

Francesco Berni in http://appelloalpopolo.it/?p=35931&fbclid=IwAR3BIF1-R_pd9yq0zCda7yp-0t2LCP9T_JxRAxJ02OyQK5nCFTDFiPenHMo

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1 pensiero su “Teoria della classe disagiata”

  1. Per curiosità ho acquistato il libro in questione e al secondo capitolo mi sono imbattuto nel suo limite: i giovani non pensano in chiave politca e rimangono all’interno dello schema di riferimento assegnato; peccato perché la analisi dimostra una grande erudizione ed una buona capacità di padroneggiarla.

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