Società

II declino dell’impero americano

Data: Lunedì, 25 luglio 2005 alle 12:06:44 CEST
Argomento: Cultura
Da tempo cercavo dati oggettivi a conferma della caduta del livello intellettuale americano, li ho trovati in «Emmanuel Todd, L’illusione economica.La crisi globale del neoliberismo».
L’autore analizza l’andamento numerico delle persone che hanno ottenuto il Bachelor of art (equivalente alla nostra laurea breve triennale) notando che dopo il 30% raggiunto fra il 1966 e il 1970, si assiste ad un calo repentino ed improvviso; inoltre, anche dal punto di vista dei contenuti (analizzando i risultati dei test di ammissione all’università) sia nel test matematico, sia nel test verbale si assiste ad una continua discesa dei punteggi medi. E’ vero che, dice l’autore: «Dalla rapidità dell’evoluzione registrata dai test attitudinali universitari e dalle percentuali di laureati per generazione non si deve trarre con troppa facilità la conclusione che livello culturale americano sia crollato. Questi cali riguardano soltanto i giovani. Le generazioni che mostrano un deterioramento del livello culturale entrano a far parte di una popolazione adulta globale il cui livello medio risulta dalla somma di tutte le generazioni successive. La tendenza al calo viene dunque frenata. Anzi, la caduta del livello culturale de: giovani non ha impedito il prolungamento temporaneo di una lenta ascesa del livello medio, man mano che le generazioni più anziane, con pochi laureati, scompaiono di anno in anno dalle fasce alte della piramide delle età. L’ingresso degli Stati Uniti in una fase di ristagno culturale, molto chiaro fra i giovani a partire dagli anni 1963-1980, è un processo lento e continuo che si afferma fra il 1980 e il 1990, ma che giunge a compimento soltanto verso l’anno 2000. Il declino culturale prima, il ristagno poi, spiegano l’entrata in crisi degli Stati Uniti. Come stupirsi di veder fiorire, fra il 1987 e il 1996, fra i sociologi, fra gli economisti o fra gli specialisti di letteratura comparata, espressioni negative come “la chiusura della mente americana”, “l’età della caduta delle aspettative”, “la depressione silenziosa”, “la fine dell’opulenza” o “il tetto visibile”? Se non ci si rende conto di questo abbassamento del livello culturale non si possono capire i molteplici fenomeni regressivi che si manifestano nella vita americana negli anni settanta, ottanta e novanta: le difficoltà economiche, la provincializzazione della vita intellettuale e artistica; il successo di un cinema d’azione rapido e violento, lo sviluppo di scienze sociali e storiche assurde che mettono al centro dei propri interessi il conflitto fra uomini e donne (gender studies); l’ossessione delle molestie sessuali, la rimessa in discussione dell’aborto; la ricomparsa dei creazionisti ostili a Darwin e alla teoria dell’evoluzione, il deterioramento dell’apparato giuridico e repressivo, con un numero di detenuti che è passato, fra il 1980 e il 1993, da 1 840 400 a 4 879 600. II deciso ritorno alla pena di morte esprime meglio di qualsiasi altro fenomeno il regresso spirituale della società americana: il numero di detenuti in attesa di esecuzione è passato, fra il 1980 e il 1994, da 688 a 2890.10 In effetti questa modernità è dissociata dall’idea di progresso». La cosa che dovrebbe preoccupare l’Italia è che noi stiamo importando il modello di istruzione americano (sia direttamente, copiandone la scuola; sia indirettamente, copiandone lo stile da vita) proprio quando questo sta mostrando la sua inadeguatezza. Infatti Giappone e Corea sopravanzano nettamente gli USA nei punteggi medi relativi alla matematica e in un test verbale la Svezia ha una proporzione di adulti con capacità intellettuali tipiche di un’istruzione superiore addirittura maggiore di coloro che hanno realmente frequentato una scuola superiore! Quindi, se cerchiamo un modello, adesso sappiamo dove cercarlo…

Andrea Malaguti

dall’archivio di bondeno.com

 

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