Un margine che sfugge – Carla Lonzi e l’arte in Italia, 1955-1970
Presentazione del volume di Laura Iamurri
Edizioni Quodlibet 2016
Ne parlano Antonia Trasforini (Unife) e Sandra Rossetti (Unife).
Sarà presente l’autrice Laura Iamurri (Uniroma3).
Carla Lonzi, storica dell’arte e femminista, è stata una delle figure centrali della cultura italiana del dopoguerra. Il libro presenta per la prima volta una ricostruzione integrale della sua attività nella storia e nella critica d’arte, dalla formazione con Roberto Longhi alla pubblicazione del fondamentale volume Autoritratto e ai successivi rari interventi, fino alla fondazione di Rivolta Femminile nel 1970. Basato su documenti inediti e su un vasto corpus di testi a stampa, il libro mostra l’itinerario che ha portato Lonzi a scrivere sui principali snodi dell’arte contemporanea, e ad accompagnare la rivoluzione dei linguaggi artistici degli anni Sessanta con una reinvenzione totale della critica d’arte attraverso un uso non convenzionale del registratore; le sue conversazioni con gli artisti (tra gli altri Accardi, Fabro, Paolini, Fontana, Castellani, Consagra, Kounellis, Pascali, Rotella, Scarpitta, Turcato) hanno inaugurato un modo inedito di fare critica, e insieme hanno contribuito all’elaborazione iniziale del femminismo.
A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

La nostra Africa
Presentazione del libro di Ndjock Ngana
Ne parlano Emanuela Chiang (VIS), Pino Zarbo (casa editrice Fra le righe), Luca Cristaldi (responsabile Campaigning VIS)
La nostra Africa è un libro di poesie, ed è il primo prodotto che nasce tramite il VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo- nell’ambito del progetto “Print your future! sviluppo del settore grafico e tipografico in Etiopia”, realizzato ad Addis Abeba per migliorare le competenze tecnico-professionali dei lavoratori etiopi nel settore delle arti grafiche. Ndjock Ngana, cittadino italiano originario del Camerun, è un mediatore interculturale, poeta della dignità e del dialogo.
A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

La Riforma del XVI secolo: il suo significato e la sua attualità
Tavola rotonda
La Riforma del XVI secolo: il suo significato e la sua attualità
Tavola rotonda
Pietro Bolognesi (Istituto di Formazione e Documentazione di Padova) e Guido Dall’Olio (Università di Urbino) si confronteranno sull’impatto che la Riforma ha avuto nel panorama culturale europeo e italiano e sui relativi sviluppi nella società attuale.
Ci sono tanti modi per avvicinarsi alla Riforma protestante del XVI secolo e gran parte di essi hanno la loro legittimità. Si possono individuare i fattori che contribuirono alla Riforma e, a partire da lì, mettere a fuoco la questione. I motivi che determinarono certi eventi sono sempre importanti e meritano grande attenzione. Essi s’intrecciano spesso con questioni ancora più profonde che costituiscono le vere ragioni degli eventi. Un altro modo consisterebbe nello studiare gli aspetti teologici, sociali, culturali della Riforma e cercarne un eventuale nocciolo. Attraverso questo incontro vorremmo tentare d’esplorare non solo il perché della Riforma ma il cosa sia la Riforma. I fattori che sollecitarono la Riforma furono numerosi e significativi, ma si potrebbe individuare un elemento di fondo, un elemento determinante? Cosa fu la Riforma del XVI secolo nella sua più intima natura? Si tratta allora di riflettere su cosa si debb a intendere per Riforma.
Iniziativa a cura dell’Associazione Evangelica CERBI di Ferrara

A scuola di libertà
Dialogo tra Marco Bertozzi e Nicola Alessandrini
Coordina Daniela Cappagli
Perché gli uomini, fatti per essere liberi, rinunciano con tanta naturalezza alla loro libertà? Perché la quasi totalità delle persone, contro ogni evidenza numerica, si sottomette a un solo uomo? Nel problema che il giovanissimo Étienne de La Boétie (1530–1563) ci consegna in forma di interrogativo si annida la complessità del rapporto tra libertà e dominio, un rapporto tanto più insondabile se si pensa che per ripristinare la libertà originaria non sarebbe necessaria una rivoluzione, basterebbe che il popolo non servisse più il sovrano, “è sufficiente che non faccia nulla”. Il discorso sulla libertà non può prescindere dal suo opposto, il Discorso sulla servitù volontaria, l’oscuro desiderio di sottomissione che sembra caratterizzare il nocciolo dell’esistenza umana. Da questa radice di contraddittorietà, più adatta a turbare che a off rire certezze, emerge tutto il peso di uno dei termini più inflazionati del nostro tempo, su cui ancora riecheggiano le parole del Grande Inquisitore di Dostoevskij: “nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana più intollerabile della libertà!”
Per il ciclo “Libertà” a cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara