Nel panorama della cultura oppositiva al sistema, troppo spesso arroccata nella riproposizione di modelli politici incapaci di produrre nuove sintesi teoriche, Paolo Borgognone, giovane storico astigiano, rappresenta una novità positiva. Lo confermano i suoi due ultimi libri, i cui contenuti rinviano l’uno all’altro. Ci riferiamo alla terza edizione, ampliata e riveduta, di Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche, ma anche a Deplorevoli? L’America di Trump e i movimenti sovranisti in Europa, nelle librerie per i tipi di Zambon Editore (euro 25,00; euro 18,00).
Il Nuovo Ordine Mondiale costruito attorno a tali valori, comincia a mostrare le sue crepe. Borgognone ritiene che l’8 novembre 2016, l’imprevista elezione alla Presidenza USA di Trump, abbia fatto entrare il mondo in una nuova fase: la transizione (probabilmente lenta e lunga) dall’Impero della Mercificazione universale verso un Nuovo Inizio. Ne parla nel secondo libro: Deplorevoli? Il titolo è suggerito dalla definizione che Hillary Clinton ha utilizzato per qualificare gli elettori del suo avversario “una massa di deplorevoli” (p. 9). Espressione che esemplifica il disprezzo nutrito dai membri della Nuova Classe nei confronti del popolo. Il loro esplicito razzismo esistenzial-spirituale, veste, però, i panni ben accetti del politicamente corretto. Così, mentre le frasi ritenute anti-femministe attribuite al “becero” Trump, subiscono la reprimenda mediatica, la riduzione della donna ad oggetto (leggasi fellatio con l’avvenente Monica) messa in atto dal Presidente “democratico” Bill, è sottaciuta e/o giustificata. Ciò che non rientra nell’orizzonte ideale del Pensiero Unico, non può essere giustificato e subisce la reductio ad hitlerum, un processo di vera e propria demonizzazione. Il fenomeno Trump è stato preceduto dalle affermazioni, in diversi paesi europei, di movimenti “populisti, sovranisti ed identitari”. Il più delle volte, animati da una volontà dichiaratamente contraria alle istituzioni europee, sentite come soverchianti le libere scelte dei popoli (caso Brexit).
Il populismo rappresenta una sorta di risposta spontanea, naturale ed immediata all’innaturalità della situazione che stiamo vivendo su più piani. Da quello propriamente ricordato, politico-istituzionale, a quello esistenziale, personale, per giungere finanche ai comportamenti sessuali. Da questo punto di vista, la teoria del gender funge da grimaldello per ridurre l’uomo alla dimensione del desiderio deprivato di senso. Di fronte a ciò i ceti popolari, gli operai delle periferie urbane come i contadini, abbandonati dalla sinistra dei diritti dell’uomo, chiedono a gran voce identità personale e comunitaria, appartenenza sociale, tutela economica, nella consapevolezza che anche i loro interessi primari divergono radicalmente da quelli della Nuova Classe. Per di più, i processi indotti dalla crisi, in particolare la progressiva proletarizzazione dei ceti borghesi, hanno fatto crescere, in termini numerici, gli appartenenti ai ceti esclusi, parallelamente alla loro rabbia sociale.
Anche laddove, Trump docet, questi fenomeni siano, come sostennero de Benoist e Locchi ne Il male americano, prodotti della stessa “struttura” ideocratica americana (Borgognone ne è consapevole, p. 17), resta il fatto che essi indicano la crisi del sistema. Per questo i libri presentati, suggeriscono la necessità di operare per costruire un polo politico alternativo al dominio neo-liberale. Esso potrà essere realizzato, oltre la consueta dicotomia destra-sinistra, voluta dal sistema, guardando alla Tradizione, alla richiesta identitaria dei “deplorevoli”. La Tradizione è meta, indica un futuro possibile.
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