Ad un osservatore fornito di spirito critico le recenti elezioni presidenziali francesi potrebbero offrire una buona occasione per riflettere su un paradosso clamoroso: il candidato uscito vincitore dalla competizione elettorale si è presentato ed è stato accolto come un indiscusso campione dell’europeismo”, nonostante fosse palesemente sostenuto dai poteri della finanza mondialista e dai circoli atlantisti e nonostante la sua ideologia e i suoi progetti siano eminentemente occidentalisti.
Questo paradosso non riguarda soltanto Emmanuel Macron ed i suoi elettori francesi, ma tutto quanto lo schieramento politico che in Europa si definisce “europeista” e si riconosce nelle attuali istituzioni della cosiddetta Unione Europea. Esso consiste nel fatto che tali istituzioni e l’ideologia corrispondente svolgono un ruolo in ultima analisi funzionale ad una strategia qualificabile come extraeuropea ed antieuropea, in quanto contribuiscono in maniera decisiva ad incorporare l’Europa nell’Occidente, vale a dire nell’area geopolitica egemonizzata dagli Stati Uniti d’America.