Poi ci sono invece le storie in cui questa tematica viene capovolta e la seconda guerra mondiale non scoppia, come in Elleander Morning di Jerry Yuisuman, e Il signore della svastica di Norman Spinrad (Longanesi e recentemente Urania Mondadori), che immagina un mondo alternativo in cui Hitler è emigrato negli Stati Uniti dove è divenuto un truce ma acclamato scrittore di fantascienza: Il signore della svastica è appunto il romanzo che fa vincere ad Hitler il premio Hugo, e Spinrad si limita a scrivere un saggio introduttivo. Al di fuori della finzione, il romanzo è notevole perché Spinrad è riuscito a calarsi nella personalità presunta di un Hitler scrittore, dandoci una parafrasi fantascientifica di Mein Kampf (scritta volutamente male) che riesce nell’intento di condannare il nazismo parodiandolo. (L’edizione originale chiarisce meglio la situazione: il libro di Spinrad è intitolato, con evidente analogia per l’antiutopia Il sogno d’acciaio di Jack London, The Iron Dream (“Il sogno di ferro”) e contiene al suo interno il romanzo di Hitler The Lord of the Svastika. La distinzione si perde nella traduzione italiana, che intitola entrambi Il signore della svastica).
L’apporto di Dick
Ma si diceva più sopra che il lavoro più interessante è il romanzo di Philip K. Dick La svastica sul sole, del quale è da poco uscita una riedizione per la Fanucci. Vale la pena ricordare che il romanzo, in originale The Man in the High Castle, premio Hugo 1963, era stato pubblicato nel 1965 dalla SF Book Club dell’Editrice La Tribuna, con traduzione di Roberta Rambelli e introduzione di Gianfranco Venè. Ripubblicato poi nel 1977 dalla Nord nella collana Cosmo-Oro, con la stessa traduzione ed una splendida introduzione critica di Carlo Pagetti, è stato riproposto, nel 1993, nella collana Narrativa dello stesso editore in una nuova traduzione di Riccardo Valla e Luca Signorelli, con in appendice una bibliografia ed un’intervista all’autore. Questi dati da soli testimoniano dell’importanza perenne di questo romanzo, da molti considerato il capolavoro del suo autore: vi è descritto un presente alternativo risultante dalla vittoria dell’Asse (anche se parlare dell’Asse Berlino–Roma-Tokio è eccessivo, perché gli autori qui citati si sono interessati soltanto della Germania: solo Dick prende in considerazione il Giappone, mentre dell’ltalia fascista non se ne occupa proprio nessuno!).
Ritornando al tema, ci sono ancora moltissimi romanzi da citare, anche se nessuno disponibile in lingua italiana. Scrittori francesi, tedeschi e angloamericani hanno fatto a gara per inventare tutte le possibili variazioni sul tema; eccone dunque un elenchino ragionato.
L’invasione della Gran Bretagna e la bomba atomica
Cominciamo con un gruppo di romanzi che hanno tutti lo stesso sfondo: l’invasione tedesca dell’Inghilterra. Essa avviene in And all the King’s men di Gordon Stevens del 1990 (è la Resistenza scozzese che permette la Liberazione); in S-Day: a memoir of the invasione of England di James Stewart Thayer,1990 (qui però i Nazisti rinunciano ad attaccare la Russia); in When the bells rang di Anthony Armstrong & Bruce Graeme (1943); in Without apology di Ewan Butler (1968); in Operation sea lion (antologia a cura di Richard Cox, basata su un gioco di ruolo, 1974); in Tours of the black clock di Steve Erickson, 1989 (anche stavolta i tedeschi rinunciano ad assalire l’URSS, però poi invadono anche il Messico); in Britain invaded di Adrian Gilbert (1990). Ancora in If Britain had fallen di Norman Longmate (1972, da un programma televisivo); in Invasion: the German invasion of England, july 1940 di Kenneth Macksey (1980). In tutti questi libri non è però detto che poi la Germania vinca la guerra: in qualche caso, come nel romanzo di Gilbert, i tedeschi vengono sconfitti ugualmente.
Poi c’è un altro gruppo di storie che hanno come elemento comune il fatto che la Germania vinca grazie al fatto di costruire la bomba atomica prima degli Americani. Si tratta di Patton’s spaceship di John Barnes (1997), di Wenn das der Fuhrer wusste di Otto Basil (1966), di The battle for Terra two di Stephen Ames Berry (1986), di Warchild di Richard Bowes (1986). Ancora, di L’histoire detournée di Jean Mazarin (1984) e di Si l’Allemagne avait vencu di Randolph Robban (1950).
In tutti questi romanzi inediti nel nostro Paese ci sarebbero altri elementi da considerare, dal punto di vista di strutturazione della trama. Per esempio tutti quelli in cui è preponderante il ruolo svolto da Hitler (ce n’è qualcuno anche tra quelli sopra citati): a volte non è mai nato, a volte muore ma la Germania vince lo stesso la guerra, a volte vive fino ad età improbabili a godersi la “nazistizazione” dell’intero globo, a volte sopravvive alla disfatta dei tedeschi. Non cito queste opere per non trasformare l’articolo in un elenco di titoli, dato oltretutto che sono tutti inediti in italiano.
Gian Filippo Pizzo
estratto da http://andromedasf.altervista.org/il-sogno-e-lincubo-del-iv-reich/