Già il titolo aiuta: “L’immagine sinistra della globalizzazione”. Dove il “sinistra” non è sinonimo di funesto o sfavorevole, ma anche e soprattutto è un riferimento politico. Ad uno schieramento che ha rinunciato ai sogni di rivoluzione e di cambiamento per trasformarsi nel maggior sostenitore del turbo capitalismo. Una sinistra che ha rinunciato alla difesa dei più poveri per diventare la paladina degli alto borghesi globalizzati e dei pochi super capitalisti che controllano la stragrande maggioranza della ricchezza mondiale.
Una sinistra che blatera di antifascismo per inventarsi nemici inesistenti e distogliere l’attenzione dai problemi veri. Una sinistra che idolatra gli Usa ed Obama, che cancella i diritti dei lavoratori per sostituirli con i desideri individuali senza limiti e senza controlli. Una sinistra che lotta contro le frontiere per creare un nuovo mondo di sradicati assoldabili a poco prezzo in ogni parte del mondo. Con gusti omologati, con una sola lingua, con i consumi come unico obiettivo di vita.
E non è un caso che Borgognone abbia scelto, per introdurre il suo ottimo lavoro di demolizione e di ricostruzione, le frasi di personaggi come Alian de Benoist e Marine Le Pen. Una Marine Le Pen che replica alla “sinistra” Lilli Gruber. Ed è evidente che Paolo Borgognone, nello scontro, non è dalla parte della Gruber.
Tratto da Barbadillo