Nell’agosto del 1957 Carl Seeling riceve per posta una vecchia scatola da scarpe contenente manoscritti e testi a stampa. Dentro ci sono anche 526 fogli coperti da una scrittura illeggibile vergata a matita. Glieli spedisce Hans Steiner, assistente medico della clinica psichiatrica di Herisau, nel Canton Appenzello, Svizzera. Appartenevano a Robert Walser morto il giorno di Natale d’anno precedente. Seeling è l’erede letterario dello scrittore, l’uomo che l’ha accompagnato per vent’anni nelle sue passeggiate, di cui ha reso conto in un’opera inconsueta, Passeggiate con Robert Walser (Adelphi). Lo scrittore e mecenate zurighese non è stato presente al decesso dell’amico, avvenuta nel corso di una passeggiata solitaria, tuttavia la descrive ugualmente nelle pagine finali del libro: “A un tratto, ecco il cuore del viandante comincia a interrompere il suo battito. La testa gli gira. È certamente un segno dell’arteriosclerosi da vecchiaia di cui una volta gli aveva parlato il medico, ammonendolo che deve saper usare prudenza nelle passeggiate (…) Cade di schianto di schiena, porta la mano destra al cuore e rimane immobile. L’immobilità della morte”. Lo ritrovano due scolaretti di una fattoria vicina venuti a veder sugli sci chi giace nella neve.
I foglietti della scatola costituiscono quella che qualche tempo dopo Jochen Greven definirà i “microgrammi”. Scrittura segreta, indecifrabile, una sorta di camuffamento calligrafico inventato dall’autore, scriverà Seeling su una rivista svizzera nel 1957, decretandone l’illeggibilità. Sarà invece Greven, insieme con Martin Jürgens, a decifrare quei segni calligrafici minuscoli, sottili, quasi invisibili, traendone, tra molte cose, anche un romanzo, forse il più autobiografico, Il brigante, oltre a racconti e prose sparse. Quasi trenta anni dopo, tra il 1980 e il 2000 verranno pubblicati in tedesco contribuendo alla leggenda di questo scrittore, “il più solitario tra tutti i poeti solitari”, come lo definisce W. G. Sebald.
Chi va ora a Mendrisio nel locale museo potrà vedere questi fogli esposti in una mostra esemplare dedicata all’autore svizzero nato nel 1878 a Bienne (Robert Walser: i microgrammi, Casa Croci). Sono retri di buste, parti di lettere, fogli di recupero, coperti da una scrittura serrata, fitta, a volte su colonne strette, a volte distesa a piena pagina, come se un insetto avesse strisciato sull’intero foglio lasciando dietro di sé una striscia di graffite sottile, densa, eppure sempre leggera e impalpabile. Walser ha definito questa scrittura con la parola Bleistftgebeit, ovvero “il territorio della matita”, o “il Paese del Lapis”, come la rende Sebald nel suo Il passeggiatore solitario (Adelphi).
Marco Belpoliti
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