Francesco Borgatti fu avvocato, di estrazione contadina e con una carriera totalmente self made costruita unicamente sulle proprie capacità, senza precedenti familiari nella professione (è facile immaginare quanto fosse determinante, soprattutto in quell’epoca, essere giuristi per tradizione di famiglia, oppure essere – citando Baruffaldi – “rampolli illustri della nobiltà e della borghesia bolognese”). Fu consigliere prima della Corte di Cassazione di Bologna, poi della Corte d’appello felsinea.
Francesco Borgatti fu anche e anzitutto politico, nel significato più alto del termine: quel genere di politico che ha la “polis” nel suo codice genetico, e di cui oggi si avverte tragicamente la mancanza. Fra l’altro, come statista egli si trovò a condividere le responsabilità più alte dello Stato in un momento storico di straordinaria transizione, talmente turbolenta e travolgente da far impallidire, al confronto, il tanto lamentato caos politico e istituzionale di oggi.
Amerigo Baruffaldi abita a Vigarano Mainarda e si è laureato a Bologna in Lettere Moderne; è stato ordinario di Italiano e latino nei Licei e Preside negli Istituti Superiori di II grado. Ha pubblicato: La Chiesa di Ferrara nell’età del Liberalismo e del Totalitarismo (seco. XIX e XX), Vigarano nell’età del fascismo, II Senatore Antonio Mangilli. I problemi dell’Alto Ferrarese nel secondo Ottocento, Giorgio Turbiglio: penalista e deputato liberale di Ferrara e di Cento in età post-unitaria (1844-1918).