lunedì 9 marzo ore 17 – INVITO ALLA LETTURA
Rita Montanari – CUSTODI DELLA MEMORIA (Al.Ce. Editore, Ferrara, 2015)
Dialogano con l’Autrice l’Editore Erika Scarpante e Alessandra Chiappini
Letture di Alessandro Moretti
Il volume presenta la selezione di poesie scritte nel 2013 per il progetto Scale a Ferrara; l’ultima sezione raccoglie le Scale della mia vita con un corredo di versi inediti.
“Se la poesia vera è in grado di produrre in chi legge una traslazione verso le situazioni evocate, pare proprio di incontrarla qui. […] difficile non avvertire una frazione di sé su quei gradini, in quegli angoli di frescura fra un ramo e l’altro della scalinata […]” (dalla prefazione di Alessandra Chiappini).
Rita Montanari, ha insegnato al Liceo Scientifico “Tullio Levi Civita” di Codigoro e al Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara. Ha tenuto e tiene corsi di Scrittura Creativa presso diverse istituzioni e insegna greco all’Istituto di Scienze Religiose di Ferrara. Collabora con diverse istituzioni culturali cittadine ed è membro di alcune giurie tecniche di premi di poesia e narrativa nella Regione. Ha collaborato con il Centro di Salute Mentale di Codigoro e Portomaggiore. Ha pubblicato molte raccolte poetiche e vinto il Premio Caput Gauri di Pomposa nel 2006, il Premio Lascito Nicolini per la poesia nel 2010 e il Premio Nazionale “Va’ pensiero”, dedicato a Verdi, nel 2013.
Con la partecipazione del Gruppo Scrittori Ferraresi, Gruppo del Tasso e Società Dante Alighieri
Dialogano con l’Autrice l’Editore Erika Scarpante e Alessandra Chiappini
Letture di Alessandro Moretti
Il volume presenta la selezione di poesie scritte nel 2013 per il progetto Scale a Ferrara; l’ultima sezione raccoglie le Scale della mia vita con un corredo di versi inediti.
“Se la poesia vera è in grado di produrre in chi legge una traslazione verso le situazioni evocate, pare proprio di incontrarla qui. […] difficile non avvertire una frazione di sé su quei gradini, in quegli angoli di frescura fra un ramo e l’altro della scalinata […]” (dalla prefazione di Alessandra Chiappini).
Rita Montanari, ha insegnato al Liceo Scientifico “Tullio Levi Civita” di Codigoro e al Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara. Ha tenuto e tiene corsi di Scrittura Creativa presso diverse istituzioni e insegna greco all’Istituto di Scienze Religiose di Ferrara. Collabora con diverse istituzioni culturali cittadine ed è membro di alcune giurie tecniche di premi di poesia e narrativa nella Regione. Ha collaborato con il Centro di Salute Mentale di Codigoro e Portomaggiore. Ha pubblicato molte raccolte poetiche e vinto il Premio Caput Gauri di Pomposa nel 2006, il Premio Lascito Nicolini per la poesia nel 2010 e il Premio Nazionale “Va’ pensiero”, dedicato a Verdi, nel 2013.
Con la partecipazione del Gruppo Scrittori Ferraresi, Gruppo del Tasso e Società Dante Alighieri
» martedì 10 marzo ore 17 – ANNIVERSARI
A SETTANT’ANNI DALL’ASSASSINIO DEL TEOLOGO DIETRICH BONHOEFFER – Dialogo tra Giuliano Sansonetti e Maurizio Villani
Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), fu esponente del rinnovamento teologico nell’età della secolarizzazione e membro della resistenza antinazista. Appartenne a quella minoranza di pastori evangelici che rifiutarono la decisione della Chiesa luterana tedesca di schierarsi dalla parte del nazionalsocialismo dando vita alla Chiesa confessante, testimone dell’incompatibilità della fede cristiana con la dottrina hitleriana. Arrestato nel 1943 dalla Gestapo, fu condannato a morte e impiccato nel campo di Flossemburg. Il pensiero di Bonhoeffer affronta temi centrali della teologia in una chiave decisamente critica nei confronti del cristianesimo istituzionale. Il saggio “Etica” (1941) studia il rapporto tra Dio e mondo, ridefinito alla luce dei criteri di “fedeltà al mondo” e di “fedeltà a Dio ”. Occorre salvaguardare l’autonoma rilevanza della dimensione umano-mondana, senza con questo disconoscere il suo fondamento divino. In “Resistenza e resa”, scritta in carcere, Bonhoeffer si chiede quale sia l’avvenire del cristianesimo e della stessa idea di Dio in un mondo “divenuto adulto”, che ha eliminato l’ipotesi del “Dio tappabuchi” e mostrato l’autonomia dell’uomo nella scienza, nella vita sociale, nell’arte, nella morale. In risposta, propone una interpretazione “non religiosa” del cristianesimo, secondo cui gli uomini devono riconoscere di dover vivere nel mondo “come se Dio non esistesse” e considerare che “l’essere cristiani non significa essere religiosi in un determinato modo… ma significa essere uomini”.
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), fu esponente del rinnovamento teologico nell’età della secolarizzazione e membro della resistenza antinazista. Appartenne a quella minoranza di pastori evangelici che rifiutarono la decisione della Chiesa luterana tedesca di schierarsi dalla parte del nazionalsocialismo dando vita alla Chiesa confessante, testimone dell’incompatibilità della fede cristiana con la dottrina hitleriana. Arrestato nel 1943 dalla Gestapo, fu condannato a morte e impiccato nel campo di Flossemburg. Il pensiero di Bonhoeffer affronta temi centrali della teologia in una chiave decisamente critica nei confronti del cristianesimo istituzionale. Il saggio “Etica” (1941) studia il rapporto tra Dio e mondo, ridefinito alla luce dei criteri di “fedeltà al mondo” e di “fedeltà a Dio ”. Occorre salvaguardare l’autonoma rilevanza della dimensione umano-mondana, senza con questo disconoscere il suo fondamento divino. In “Resistenza e resa”, scritta in carcere, Bonhoeffer si chiede quale sia l’avvenire del cristianesimo e della stessa idea di Dio in un mondo “divenuto adulto”, che ha eliminato l’ipotesi del “Dio tappabuchi” e mostrato l’autonomia dell’uomo nella scienza, nella vita sociale, nell’arte, nella morale. In risposta, propone una interpretazione “non religiosa” del cristianesimo, secondo cui gli uomini devono riconoscere di dover vivere nel mondo “come se Dio non esistesse” e considerare che “l’essere cristiani non significa essere religiosi in un determinato modo… ma significa essere uomini”.
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
» mercoledì 11 marzo ore 17 – LA COMPAGNIA DEL LIBRO
QUARANTA SFUMATURE DI VERDE – L’Irlanda di Roddy Doyle
Letture e analisi di Elisa Orlandini, Linda Morini, Rosa Cristofori Solitario, Alberto Amorelli e altri amici
“I miss the river Shannon
And the folks at Skibbereen
The moorlands and the meddle
With their forty shades of green”
(Johnny Cash, Forty Shades of Green)
Pochi giorni prima della tradizionale festa di S. Patrizio, il 17 Marzo, La Fhéile Padraig, La Compagnia del Libro dedica un incontro alla letteratura irlandese, tramite le opere di uno degli autori contemporanei più prolifici: Roddy Doyle. Lo scrittore, classe ’58, nasce a Dalkey, splendida località appena fuori Dublino (teatro del primo capitolo dell’”Ulisse” di James Joyce, “padre ideale” di Doyle) ed esordisce nel campo letterario con “I Commitments” nel 1987, ma è nel 1993 con “Paddy Clarke Ah Ah Ah !” che si impone sul mercato internazionale vincendo anche il Booker Prize. Il corpus letterario di Doyle è vasto, incredibilmente eclettico e tematico. Quello che l’autore ci vuole restituire è l’Irlanda degli ultimi trent’anni, teatro della maggior parte delle sue opere. Merita un capitolo a parte la vasta produzione di letteratura per bambini e la trilogia dedicata all’eroe nazionale fittizio Henry Smart, che segue la storia dell’Irlanda dai tempi di Michael Collins fino a i giorni nostri.
In collaborazione con Associazione Culturale Il Gruppo del Tasso
Letture e analisi di Elisa Orlandini, Linda Morini, Rosa Cristofori Solitario, Alberto Amorelli e altri amici
“I miss the river Shannon
And the folks at Skibbereen
The moorlands and the meddle
With their forty shades of green”
(Johnny Cash, Forty Shades of Green)
Pochi giorni prima della tradizionale festa di S. Patrizio, il 17 Marzo, La Fhéile Padraig, La Compagnia del Libro dedica un incontro alla letteratura irlandese, tramite le opere di uno degli autori contemporanei più prolifici: Roddy Doyle. Lo scrittore, classe ’58, nasce a Dalkey, splendida località appena fuori Dublino (teatro del primo capitolo dell’”Ulisse” di James Joyce, “padre ideale” di Doyle) ed esordisce nel campo letterario con “I Commitments” nel 1987, ma è nel 1993 con “Paddy Clarke Ah Ah Ah !” che si impone sul mercato internazionale vincendo anche il Booker Prize. Il corpus letterario di Doyle è vasto, incredibilmente eclettico e tematico. Quello che l’autore ci vuole restituire è l’Irlanda degli ultimi trent’anni, teatro della maggior parte delle sue opere. Merita un capitolo a parte la vasta produzione di letteratura per bambini e la trilogia dedicata all’eroe nazionale fittizio Henry Smart, che segue la storia dell’Irlanda dai tempi di Michael Collins fino a i giorni nostri.
In collaborazione con Associazione Culturale Il Gruppo del Tasso
» giovedì 12 marzo ore 17 – INCONTRI SULLA SPIRITUALITÀ
Silvio Vignali – ANTROPOSOFIA COME ARTE DI VITA
Coordina e introduce Marcello Girone Daloli
L’Antroposofia, o Scienza dello Spirito, promossa da Rudolf Steiner, come espressione artistica e spirituale che penetra nei rapporti umani. “L’arte antroposofica – scrive Silvio Vignali – è il mezzo più efficace per osservare i propri limiti e creare lo spazio necessario all’incontro umano”.
Silvio Vignali, da una formazione economica negli Stati Uniti all’insegnamento nel ferrarese, ha deciso di dedicare la sua vita all’Antroposofia e di condividerla con i suoi concittadini. Nel 1985 fonda l’Associazione Terraviva che ha portato l’agricoltura biodinamica e la cultura antroposofica nel centro di Ferrara. Nel 1999 si reca all’Emerson College dove approfondisce l’aspetto antroposofico delle arti figurative. Attualmente tiene corsi di Arte e di Antroposofia generale a Ferrara. Collabora con “Il Giardino di Alice” con il sogno di realizzare una scuola Steineriana.
Coordina e introduce Marcello Girone Daloli
L’Antroposofia, o Scienza dello Spirito, promossa da Rudolf Steiner, come espressione artistica e spirituale che penetra nei rapporti umani. “L’arte antroposofica – scrive Silvio Vignali – è il mezzo più efficace per osservare i propri limiti e creare lo spazio necessario all’incontro umano”.
Silvio Vignali, da una formazione economica negli Stati Uniti all’insegnamento nel ferrarese, ha deciso di dedicare la sua vita all’Antroposofia e di condividerla con i suoi concittadini. Nel 1985 fonda l’Associazione Terraviva che ha portato l’agricoltura biodinamica e la cultura antroposofica nel centro di Ferrara. Nel 1999 si reca all’Emerson College dove approfondisce l’aspetto antroposofico delle arti figurative. Attualmente tiene corsi di Arte e di Antroposofia generale a Ferrara. Collabora con “Il Giardino di Alice” con il sogno di realizzare una scuola Steineriana.
» venerdì 13 marzo ore 17 – LA DEMOCRAZIA COME PROBLEMA
Claudio Cazzola – LA DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI
Presentazione di Gianluca Pizzotti
Il giorno 28 maggio 2003 viene diffusa una bozza del Preambolo apposto alla futura Costituzione Europea: ivi si legge, ancora prima del testo, un passo tratto dal libro secondo dell’opera storica di Tucidide, che evidentemente ha la funzione di epigrafe programmatica. La traduzione italiana scelta è la seguente: “La nostra Costituzione è chiamata democrazia perché il potere è nelle mani non di una minoranza ma del popolo intero”. Ecco un esempio illustre delle manipolazioni che si compiono sui testi, complici i luoghi comuni che imperversano nella pubblica opinione per stratificazione secolare. Non sarà superfluo quindi, metodologicamente e ancor prima eticamente, ritornare alle fonti originali senza prevenzioni né apparati ideologici fuorvianti: le sorprese potrebbero essere non poche, a cominciare dall’etimologia stessa del composto, costituito – nella seconda parte – dal vocabolo kràtos, il quale rinvia alla violenza della forza nel suo realizzarsi all’interno dei rapporti sociali. Nonché scoprire come la primogenitura dell’idea di democrazia non appartenga propriamente alla Grecia.
Postilla: l’esergo tucidideo, nella redazione ufficiale del testo completo pubblicata il 18 giugno 2006, scompare …
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Presentazione di Gianluca Pizzotti
Il giorno 28 maggio 2003 viene diffusa una bozza del Preambolo apposto alla futura Costituzione Europea: ivi si legge, ancora prima del testo, un passo tratto dal libro secondo dell’opera storica di Tucidide, che evidentemente ha la funzione di epigrafe programmatica. La traduzione italiana scelta è la seguente: “La nostra Costituzione è chiamata democrazia perché il potere è nelle mani non di una minoranza ma del popolo intero”. Ecco un esempio illustre delle manipolazioni che si compiono sui testi, complici i luoghi comuni che imperversano nella pubblica opinione per stratificazione secolare. Non sarà superfluo quindi, metodologicamente e ancor prima eticamente, ritornare alle fonti originali senza prevenzioni né apparati ideologici fuorvianti: le sorprese potrebbero essere non poche, a cominciare dall’etimologia stessa del composto, costituito – nella seconda parte – dal vocabolo kràtos, il quale rinvia alla violenza della forza nel suo realizzarsi all’interno dei rapporti sociali. Nonché scoprire come la primogenitura dell’idea di democrazia non appartenga propriamente alla Grecia.
Postilla: l’esergo tucidideo, nella redazione ufficiale del testo completo pubblicata il 18 giugno 2006, scompare …
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara