A partire da Weber e Pareto, i sociologi della prima metà del novecento appaiono disillusi circa le possibilità della ragione di costruire un modo migliore.
Tra questi, oltre a Pareto, secondo il quale buona parte delle azioni compiute dagli uomini sono non-logiche – intendendo per logiche quelle che uniscono in modo razionale «i mezzi ai fini», e quelle in cui il fine soggettivo coincide con quello oggettivo – si può citare Robert Michels – un elitista, come Pareto – il quale evidenziò tra i primi i limiti della rappresentanza democratica, attraverso un’analisi della progressiva autonomizzazione delle oligarchie di partito dalla base e lo sviluppo di una cultura d’élite in conflitto con gli interessi dei rappresentati; e Karl Mannheim, che travolse il mito positivista della scienza neutrale, evidenziando come ogni teoria in campo sociale fosse ideologica, cioè parziale e orientata alla difesa di determinati interessi a danno di altri.
Le azioni non-logiche e la teoria della circolazione delle élite
La riflessione di Pareto inizia con l’osservazione che, dal punto di vista di chi agisce, le azioni appaiono logiche, perché le persone tendono a giustificarle con motivazioni razionali. Ad un esame obiettivo, esse però rivelano la mancanza di consequenzialità tra fini e mezzi:
Per i marinai greci, i sacrifizi a Posidone e l’azione di remare erano mezzi egualmente logici per navigare […] Gli uomini hanno una tendenza spiccatissima a dare una vernice logica alle loro azioni.
Secondo Pareto gli studiosi di politica e di scienze sociali hanno trascurato le azioni non-logiche e si sono concentrati su quelle logiche o sulle razionalizzazioni degli individui. Se si vogliono capire gli equilibri sociali effettivi, è però necessario studiare le azioni non-logiche. Pareto ritiene che la spinta principale all’azione venga da quelli che chiama residui, che sono istinti ereditati su base biologica e determinano l’inclinazione umana a fare accostamenti e combinazioni, a riunirsi e vivere in società, a manifestare con il comportamento i propri sentimenti, ad appropriarsi di ciò che è utile ecc.. Intorno ai residui si aggregano i principi di giustificazione, individuati nei sentimenti, nell’autorità, ecc. che Pareto chiama derivazioni. Questo, in sintesi, è il meccanismo di formazione delle azioni non-logiche, la gran parte delle azioni umane, prodotte in modo difforme a procedure razionali ideali.