Lunedì 18 marzo ore 17 – PIANO MICHELANGELO ANTONIONI SINFONIE URBANE#CONFERENZE La ricerca di un posto nel paesaggio
Giorgio Rimondi – DELLO SGUARDO E DELLA VOCE
IL PAESAGGIO SONORO DE “LA NOTTE” DI ANTONIONI
Nell’algebra lacaniana sguardo e voce rappresentano le coordinate che individuano la posizione del soggetto, inteso come colui che prende forma nel campo di una visione comunque immersa in una dimensione sonora. L’evento filmico esplicita bene questa duplice appartenenza del soggetto, nella misura in cui esso è captato nel gioco degli sguardi e nell’eco delle voci – siano esse le parole, i rumori o i suoni della colonna musicale – che ne determinano le coordinate. Per questo, e contrariamente a ciò che ritiene il senso comune, il cinema ha sempre qualcosa di straniante che a sua volta ci ri-guarda e ci interpella. Ma il cinema di Antonioni non tematizza lo straniamento, che non corrisponde all’abusato concetto di “incomunicabilità”, né persegue la decostruzione dei meccanismi narrativi dell’evento filmico. Tuttavia non si concede nemmeno alle modalità di una facile identificazione. E quindi non si sottrae al fascino ‘unheimlich’ (cioè all’apparizione di qualcosa di inquietant e laddove non ci se l’aspetta) di una rappresentazione che, si compie sempre sullo sfondo di un irrappresentabile. Nel caso de “La notte”, poi, la rappresentazione mette letteralmente “in scena” gli elementi costitutivi del campo visivo e di quello auditivo.
Ferrara, Biblioteca Ariostea, Via Scienze 17
IL PAESAGGIO SONORO DE “LA NOTTE” DI ANTONIONI
Nell’algebra lacaniana sguardo e voce rappresentano le coordinate che individuano la posizione del soggetto, inteso come colui che prende forma nel campo di una visione comunque immersa in una dimensione sonora. L’evento filmico esplicita bene questa duplice appartenenza del soggetto, nella misura in cui esso è captato nel gioco degli sguardi e nell’eco delle voci – siano esse le parole, i rumori o i suoni della colonna musicale – che ne determinano le coordinate. Per questo, e contrariamente a ciò che ritiene il senso comune, il cinema ha sempre qualcosa di straniante che a sua volta ci ri-guarda e ci interpella. Ma il cinema di Antonioni non tematizza lo straniamento, che non corrisponde all’abusato concetto di “incomunicabilità”, né persegue la decostruzione dei meccanismi narrativi dell’evento filmico. Tuttavia non si concede nemmeno alle modalità di una facile identificazione. E quindi non si sottrae al fascino ‘unheimlich’ (cioè all’apparizione di qualcosa di inquietant e laddove non ci se l’aspetta) di una rappresentazione che, si compie sempre sullo sfondo di un irrappresentabile. Nel caso de “La notte”, poi, la rappresentazione mette letteralmente “in scena” gli elementi costitutivi del campo visivo e di quello auditivo.
Ferrara, Biblioteca Ariostea, Via Scienze 17