storia

90° anniversario del PCC

1Il Partito Comunista Cinese (Zhongguo gongchandang ) festeggia i suoi primi 90 anni e lo farebbe assieme al Partito Comunista Italiano, se questi ancora esistesse. Entrambi nacquero infatti nel 1921, più vecchio di loro di un solo anno il Partito Comunista Francese, mentre tutti gli altri compagni o son più giovani o sono passati a miglior vita.
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In novant’anni il manipolo di studenti rivoluzionari cinesi, dei quali faceva parte anche un certo Mao Zedong, s’è trasformato nella classe dirigente di un paese che, oltre ad essere il più popoloso del pianeta, ne è pure la seconda economia, con mire affatto celate di divenir presto la prima. Un evento ritenuto da tutti gli analisti inevitabile come il caldo d’estate e il freddo d’inverno.
Mao Zedong e compagni forse non s’immaginavano questa Cina. Quanto sono lontani gli echi della Lunga Marcia (1934-35), la guerra civile (1945-1948), la proclamazione della Repubblica Popolare (1948), il Grande Balzo (1958-60) e soprattutto la Grande Rivoluzione Culturale del Proletariato (1966-1969), ultimo viaggio di un Grande Timoniere ormai alla deriva.

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Fu la perdita di senno dovuta all’età e alla malattia o la sua mai placa sete di potere a trascinare la Cina sull’orlo di una seconda guerra civile? O fu davvero tutta colpa di quella perfida e vendicativa quarta ed ultima moglie, quell’ex-attricetta nota al mondo come Jiang Qing – “fiume verde”?
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O non fu forse solo l’atto finale della lunga partita a scacchi tra i due vecchi amici-nemici: Mao Zedong e Zhou Enlai? Una partita senza scacco matto, come spesso avviene quando giocatori di grande livello  s’incontrano, ma che sacrificò inevitabilmente molti pezzi: Jiang Qing – la regina nera; Deng Xiaoping – l’alfiere bianco, Lin Biao – l’alfiere nero, ecc.
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Zhou morì l’8 gennaio del 1976,  Mao lo seguì il 9 settembre dello stesso anno. Ma chi fu alla fine il vincitore? I cinesi son convinti fu Zhou Enlai, il buono. La guerra civile fu evitata, i cattivi furono arrestati  e condannati. Jiang Qing, la strega che aveva fatto assassinare la figlia adottiva di Zhou, sua compagna ai tempi del teatro, distruggendone il corpo affinché non potesse aver sepoltura, ed aveva liquidato anche il fratello di lei, facendogli fracassare la testa a bastonate nelle cantine dell’Università Popolare di Pechino toccò la pena di morte. La pena non fu però eseguita e Jiang Qing restò in carcere sino al 1991, quando s’impiccò.
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La pagina più buia del Partito Comunista Cinese non è nascosta e Hu Jintao ammette senza vergogna che: “in alcuni periodi storici abbiamo commesso errori e anche sofferto per i passi indietro, alla base dei quali v’era una guida staccata dalla realtà cinese. Il nostro partito è riuscito a a correggere gli errori con la forza sua e del popolo, a rialzarsi in mezzo alla crisi e proseguire avanti vittoriosamente.”
Ma condannare i cattivi ed addossare a loro tutte le colpe è anche un gioco molto comodo. “Se il 70% è positivo e il 30% negativo, si può considerare tutto positivo!” – diceva Mao, e probabilmente molti cinesi di oggi considerano l’operato del PCC nel 70%, o almeno questo lasciano intendere.
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Deng Xiaoping – “testa di cane” – come fu apostrofato dagli avversari, due volte purgato e due volte resuscitato, riuscì effettivamente a traghettare la Cina fuori dall’incubo dell’ultimo Mao ma firmò il suo atto finale a Tian’anmen, una macchia di sangue che la storia non cancellerà tanto facilmente. Ma oggi il PCC festeggia i suoi novant’anni, tra dieci anni festeggerà il secolo?
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白蛇 – White Snake
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